INIZIATIVA DEI FRATI MINORI
PICCOLI EREMI_APERTI A TUTTI
I frati minori hanno avviato l’iniziativa dell’eremo francescano per
offrire preghiera e contemplazione ai propri membri e a chiunque lo desideri.
L’esperienza iniziata dalla provincia salernitano-lucana e approvata dal
capitolo è ora in fase di espansione.
In un mondo così pieno di rumore, tutto proiettato verso l’esterno e
come ammaliato dall’immagine – vere insidie anche per la vita consacrata – vi
sono molti, anche tra i laici, che sentono il bisogno di ritagliarsi dei tempi
di solitudine, spazi di silenzio per rimettere ordine nella propria vita e
orientarla più decisamente verso Dio.
Consultando il fascicolo Temi dello Spirito, in cui ogni anno la Fies
(Federazione italiana esercizi spirituali) pubblica il calendario dei corsi di
esercizi spirituali si rimane stupefatti dalla molteplicità e varietà delle
proposte e del gran numero delle case organizzatrici.
A volte tuttavia un corso di esercizi può non bastare soprattutto a chi
è come sopraffatto dal ritmo incessante della vita. Si sente allora il bisogno
di tempi più lunghi e di spazi più appropriati dove poter vivere più a tu per
tu con se stessi e stare in silenzio davanti a Dio.
Forse anche questo è un segno dei tempi. Così l’hanno interpretato i
frati minori i quali per rispondervi hanno avviato un’esperienza eremitica
aperta a quanti sentono la necessità di sostare, di fermarsi, per mettersi in
ascolto dello Spirito. L’iniziativa è stata promossa fin dal 2001 dalla
provincia salernitano-lucana dell’ordine con un progetto di eremo, approvato
già nel capitolo generale del 2001 e successivamente convalidato in quello del
2003.
Fra Giacomo Bini, generale uscente, nell’ultimo capitolo generale,
riferendosi a questo argomento aveva detto: «Non possiamo lasciarci guidare
dalla sindrome della sopravvivenza o dell’attivismo! Dobbiamo avere il coraggio
di stabilire un moratorium più o meno lungo (qualche mese) sia personalmente che
in fraternità per orientare la nostra vita, per ritornare al Padre. Dobbiamo
ritagliarci un tempo di grazia che può diventare un kairòs per ritrovare il
legame tra vita interiore, vita sacramentale, vita di fraternità e di
evangelizzazione nella trama quotidiana della nostra esistenza; un kairòs per
riscoprire il valore della gratuità, per reimparare a vivere le relazioni
fraterne come esperienze di fede e di ascolto reciproco; un tempo per vivere
positivamente la tensione tra fedeltà e creatività, tra perseverare e
ricominciare».
L’esperienza dell’eremo nasce semplicemente da un’esigenza di maggiore
spiritualità, dalla convinzione, è stato detto, che «dobbiamo trovare il
coraggio di fermarci, di non lasciarci soffocare dalle tante nostre attività,
per rivedere globalmente la nostra vocazione e missione; abbiamo bisogno di
tempi lunghi per verificare la nostra esistenza e restituirla nel mondo e nella
storia di oggi. A volte l’esperienza degli esercizi spirituali, pur essendo un
grande aiuto, non bastano perché il ritmo delle nostre giornate è sempre più
stressante: abbiamo bisogno di tempi lunghi da dedicare a noi stessi per non
essere consumati dal tempo; occorrono appuntamenti quotidiani con il Signore
soprattutto per coloro che da anni sono immersi in tante attività senza mai
riposarsi».
L’esperienza dell’eremo vuole pertanto rispondere a un bisogno profondo
di tempi prolungati di silenzio, di solitudine, di adorazione e anche perché
finiamo per non avere più tempo per noi stessi, per gli altri, per Dio. E in
secondo ordine «l’annuncio che noi dobbiamo fare del Vangelo esige esperienza
personale di Dio, esige un lasciarsi evangelizzare dalla Parola prima di
annunciarla agli altri». Se questo è vero per i consacrati è altrettanto vero
che in questi ultimi tempi c’è stata e continua ad esserci una forte domanda da
parte di tanti laici, di luoghi solitari, silenziosi, belli, riposanti, pregni
di religiosità e ricchi di disponibilità all’ascolto e al consiglio.
A iniziare questa esperienza sono stati due frati della provincia
salernitano–lucana desiderosi di dedicare il resto della vita privilegiando la
dimensione contemplativa, dopo tanti anni di vita apostolica, riescono a
trovare le condizioni ideali per realizzare questo progetto nella contrada
Campodivenere nel comune di S. Angelo Le Fratte (PZ). Luogo che definiscono
ideale per il contesto naturale, per la centralità e l’accessibilità nel
raggiungerlo, per i pochi abitanti che non recano disturbo, ma che sono
comunque molto lieti di questa presenza e disponibili a cedere abitazioni vuote
perché vengano trasformate in eremi. A questa sensibilità della gente si
affianca l’attenzione da parte dell’amministrazione comunale che vede di buon
grado la rivalutazione del territorio come centro di preghiera, tanto da rendersi
disponibile alla costruzione di una chiesa per circa 80 posti e che offre in
uso gratuito a servizio degli eremi.
Prende avvio così, nell’ottobre del 2001, la prima sistemazione della
casa della fraternità di eremo che diventerà la casa del frate/i e da qui si è
incominciato a sistemare e a creare altre piccole strutture di accoglienza dove
poter accogliere, per determinati tempi, frati, sacerdoti, religiosi/e e laici
singoli o in coppia bisognosi di ricerca di un rapporto più stretto con Dio, di
ascolto salvifico della Parola, di accoglienza dello spirito, di adorazione, di
sosta e di ricarica fisica e spirituale.
Attualmente sono in funzione tre eremi oltre alla casa della fraternità
dove vivono i frati addetti a tale servizio e se ne stanno allestendo altri.
Ogni eremo è costituito da un piccolo oratorio, da una camera da letto
(qualcuna ha due letti per eventuali coppie di sposi), da una cucina, da un
bagno e da un piccolo corridoio di disimpegno: circa 30-40 metri quadrati.
VITA QUOTIDIANA
ALL’EREMO
Come si vive all’eremo? Ciascuno arriva all’eremo per esigenze
particolari e per questo si cerca di favorire le motivazioni che ciascuno porta
con sé ponendo quindi, innanzitutto, attenzione alla persona in quanto tale.
Ciò che la comunità eremitica dei frati si prefigge è quella «di promuovere
un’accoglienza dello Spirito, un ascolto salvifico ed esistenziale della parola
di Dio secondo la metodologia della lectio divina, filtrato attraverso
un’ottica ecclesiale e francescana, un’adorazione eucaristica prolungata».
Perché questo programma di vita si possa realizzare è necessario darsi
tempi e spazi adeguati, creare quello spazio interiore ed esteriore tali da
permettere un ascolto attento dello Spirito. Viene consigliato, quindi, a chi
chiede un’esperienza all’eremo, un’alzata mattutina che non sia dopo le 4.30.
Si sa per esperienza anche personale che le prime ore del mattino sono sempre
le più adatte per un ascolto indisturbato della parola di Dio. Come dice un
proverbio: «Il mattino ha l’oro in bocca!».
Agli ospiti viene chiesto che la lectio divina sia fatta sulla Parola
del giorno, venga fatta nel proprio eremo e non duri meno di due ore; inoltre
si consiglia che la lectio venga scritta per favorire una maggior
interiorizzazione e soprattutto per rendere l’ascolto più attento e
impegnativo.
Al di là di questa attenzione e interiorizzazione della Parola, ciò che
è altrettanto interessante, e che viene proposto a chi chiede di trascorrere
qualche periodo all’eremo, è il mettersi in ascolto del mondo seguendo le
notizie del giornale radio perché, osservano i frati, «riteniamo che l’eremo
non deve estraniarci dal mondo e dai suoi problemi, ma deve formarci perché vi
possiamo vivere come fermenti evangelici».
La mattinata viene poi spesa alternando letture di aggiornamento con la
liturgia delle ore, con l’adorazione e un’ora di lavoro manuale. L’oratorio
privato presente in ogni eremo è arricchito dalla presenza eucaristica.
Ciascuno poi è invitato a prepararsi qualcosa per il proprio sostentamento visto
che ogni piccolo eremo è dotato di cucina attrezzata con gli accessori
essenziali. Si consiglia poi un po’ di riposo o in alternativa, tempo
permettendo, una bella passeggiata. Si riprende la giornata con la preghiera
personale per ritrovarsi poi tutti insieme verso le 17.00 nella cappella della
casa della fraternità per la celebrazione del vespro con la condivisione delle
risonanze suscitate dall’ascolto personale nella mattinata, a cui si aggiunge
la comunione eucaristica. A questi momenti ne seguono altri caratterizzati
dalla lettura continua delle Fonti francescane e dei documenti del magistero.
Ciascuno quindi, verso le 19.00, rientra nel proprio eremo dove si
consuma una cena frugale. La giornata termina in cappella con la compieta e/o
con quanto lo Spirito suggerisce a ciascuno. È consigliato un buon riposo a
partire dalle 20.30 per dare sufficiente tempo al proprio corpo di recuperare
nuove energie e prepararsi a vivere il giorno seguente ed essere così
maggiormente attenti all’ascolto di Dio, della sua Parola e all’accoglienza
dello Spirito. Se l’esperienza in eremo è fatta in coppia si consiglia di
ritagliarsi, nel tardo pomeriggio, altri spazi dove poter fare una “verifica di
coppia”.
ACCOGLIENZA
DIALOGO E RISONANZE
L’accoglienza all’eremo, portata avanti dai frati, è certamente un
impegno e una responsabilità che stimola chi ospita a offrire il massimo aiuto
umano e spirituale agli ospiti che desiderano trascorrere alcuni giorni un po’
diversi e particolari. Per questo i frati si alternano nel ruolo di “madre e
figlio” il che significa che chi svolge il ruolo di “madre” dopo l’alzata
mattutina provvede a quanto necessario per la Fraternità e per gli ospiti,
accoglie i visitatori, svolge i più svariati servizi richiesti. Chi invece si
trova a svolgere il ruolo di “figlio” fa esattamente ciò che fa l’ospite
condividendo orari, preghiera e servizi.
Nel progetto dell’eremo francescano è stato avviato anche un certo
dialogo ecumenico tra vita religiosa cattolica e vita religiosa delle chiese
non cattoliche; per questo i frati hanno condiviso alcuni giorni presso le
comunità luterane in Germania, “Sorelle di Maria” e “Fratelli di Francesco”. Da
questo contatto diretto sono venute meno tante barriere e tanti pregiudizi e si
è così avviata una nuova esperienza di conoscenza reciproca nel rispetto della
propria fede. «Un grazie a Dio che dona il suo Spirito e crea la santità al di
là dei confini che l’ufficialità è tentata tante volte di creare». Questo
contatto con altre realtà francescane di fede diversa continuerà nel tempo
proprio per conoscere e alimentare ancora di più un certo dialogo ecumenico.
Il progetto Eremo francescano, avviato tre anni fa, sembra aver in parte
risposto ad alcune esigenze di coloro che cercavano e cercano uno spazio
concreto dove potersi fermare e ristorarsi fisicamente e spiritualmente. In
questi anni hanno cercato ristoro non solo religiosi francescani, ma laici,
consacrati e consacrate di altre congregazioni per mettersi in ascolto della
Parola, per rinnovare il proprio sì, per fermarsi e non essere consumati dal
tempo, per verificare le motivazioni della propria scelta. Un tentativo
apprezzato anche dagli abitanti del luogo che sono contenti «perché ora si vede
la gente sul proprio territorio, e la gente che viene all’eremo è tranquilla,
viene per pregare, per godere della solitudine e della natura bella e
incontaminata».
Orielda Tomasi