CONSIGLIO PASTORALE DI PADOVA

CRITERI IN VISTA DELLE PROSSIME ELEZIONI

 

Mentre si avvicinano le prossime elezioni sia per il rinnovo del parlamento europeo, sia per le amministrative in molti comuni e province ci sembra opportuno richiamare alcuni criteri che dovrebbero aiutare chi si professa cristiano a compiere delle scelte oculate. A questo scopo ci sembra quanto mai indicata la riflessione proposta dal consiglio pastorale della diocesi di Padova che riprendiamo nella sua parte essenziale.

 

Le elezioni sono un momento fondamentale per la democrazia. Partecipare al voto, in modo “consapevole”, con interessamento per le sorti del paese, è per i cristiani un dovere civico e morale. L’attuale sistema elettorale bipolare rende talora sofferta e difficile la scelta, perché le aggregazioni presentano forze politiche e aspetti dei programmi che ciascuno, come cittadino o in quanto cristiano, può non condividere completamente: ma non si può scegliere di “non scegliere”. È invece necessario “contribuire a ravvivare la coscienza morale della nazione, facendosi artigiani di unità e testimoni di speranza nella società” (Giovanni Paolo II, Discorso al convegno ecclesiale di Palermo, 23 nov. 1995).

 

LA POLITICA

PER IL BENE COMUNE

 

Per poter dare un tale contributo ai cristiani è richiesta innanzi tutto fedeltà alla dottrina sociale della Chiesa. «Per i cristiani la dottrina sociale della Chiesa diventa un imprescindibile punto di riferimento. Ogni programma politico deve essere giudicato alla luce dei criteri globali da essa indicati» (Conferenza episcopale triveneta, Per un’educazione cristiana alla politica, n. 4). Questa fedeltà viene prima della propria appartenenza politica e non può mai essere tradita per convenienza di schieramento, né può essere ignorata quando può apparire scomoda o disturbare i progetti del proprio gruppo politico. L’impegno politico per i cristiani non deve mai far venire meno la capacità critica di giudicare “ogni programma politico alla luce dei criteri da essa indicati”. Naturalmente è fondamentale che i cittadini siano messi in grado di “giudicare”, abbiano cioè la possibilità di conoscere programmi e candidati con una corretta informazione e con una opportuna sollecitazione a informarsi.

Il bene è ciò che perfeziona la persona. È quindi una categoria di ordine spirituale e morale: esprime l’ambito dei valori, non semplicemente gli interessi materiali. In questa prospettiva la politica deve attenersi all’ordine morale oggettivo.

Questo impegna a:

– pensare politicamente: ossia riflettere su orizzonti ampi, avendo il senso globale della società attuale e di quella che si vuole costruire, con attenzione al presente e al futuro del singolo e dell’intera collettività;

– agire politicamente: non basta aggredire i problemi con dichiarazioni di principio se non si individuano strumenti di traduzione pratica che possano essere condivisi; la politica è l’arte del fare, nell’ottica del bene di tutti, il bene concretamente possibile.

La vera politica, quindi, non è data dagli sbandieramenti ideologici, né dall’abile promozione della propria immagine o dai facili slogan, né da retorica moralistica o da battaglie solitarie di pura testimonianza. Politica è invece l’arte paziente di tradurre i valori in proposte e, allo stesso tempo, ricercare e far maturare un ampio consenso.

Questo richiede persone disponibili al lavoro paziente e non improvvisato, allenate al servizio alla collettività, capaci e competenti e, ancor più, totalmente distaccate dall’oggetto delle decisioni che sono chiamate a prendere per poter essere integralmente impegnate a perseguire il bene comune, in modo che non si adombri in tali decisioni l’influenza conflittuale degli interessi personali o di gruppo.

La politica per il bene comune implica inoltre il primato della legalità… Non va dimenticato il monito: «la classe politica, con il suo frequente ricorso alle amnistie e ai condoni, a scadenze quasi fisse, annulla reati e sanzioni e favorisce nei cittadini l’opinione che si può disobbedire alle leggi dello stato. Chi si è invece comportato in maniera onesta può sentirsi giudicato poco accorto per non aver fatto il proprio comodo come gli altri, che vedono impunita o persino premiata la loro trasgressione della legge» (CEI, Commissione Giustizia e Pace, Educare alla legalità, 1991, n. 9).

 

PER VALUTARE

PERSONE E PROPOSTE

 

Il primato della persona esige solidarietà e accoglienza

 

Ogni essere umano è persona e ha diritto di cittadinanza, dal concepimento alla morte naturale. La dignità, la salute, la libertà e la cultura della persona non vanno asservite al mercato: la vita delle persone e delle comunità va ben al di là degli aspetti economici.

Di fronte ai processi di precarizzazione del lavoro, in particolare dei giovani, di emarginazione e di espulsione dal mondo del lavoro, di speculazioni finanziarie irresponsabili, di rifiuto di chi è diverso, di valutazione delle persone esclusivamente in un’ottica economica, non bastano gli slogan: l’integrazione è conquista impegnativa, va organizzata e gestita con razionalità e generosità. Le difficoltà non giustificano il rifiuto di inserire nella comunità quanti non appartengono alla nostra cultura, come pure ignorare la realtà dell’immigrazione, ma soprattutto non si possono accettare, perché profondamente immorali e anticristiane, espressioni di odio e di avversione nei confronti dei cittadini migranti o dei cittadini di altre regioni. A ogni cittadino e immigrato va comunque richiesto il rispetto dei diritti umani per tutti, incluse le donne.

 

Lo stile dell’azione politica

 

Lo stile dell’azione politica per i cristiani è una fondamentale cartina al tornasole del valore attribuito alla dignità delle persone. Non si possono accettare comportamenti politici che istighino all’odio e al disprezzo per gli avversari, che cedano agli insulti e alla denigrazione, che preferiscano gli attacchi alle persone piuttosto che il confronto sui problemi e sulle proposte. Merita invece consenso chi accetta il confronto sui problemi, senza inventare nemici da combattere, strumentali semplificazioni destra-sinistra o capri espiatori di comodo.

Lo stile dei cristiani è quello del “dialogo” con tutti e della “proposta” in positivo per contribuire alla soluzione dei problemi. È nello stile che i cristiani devono manifestare una appropriata moderazione, non nelle scelte per le quali le encicliche sociali vedono invece il cristiano come depositario di iniziative coraggiose e d’avanguardia. E moderazione significa anche «capacità di vedere innanzi tutto ciò che di positivo c’è nell’altro, per accoglierlo e valorizzarlo come dono di Dio» (Giovanni Paolo II, Novo millennio ineunte, 2001, n. 43). L’altro è anche l’avversario politico.

 

La centralità della famiglia

 

L’impegno per un progetto coerente sul fronte delle politiche familiari riconosce la famiglia come “soggetto sociale”, a partire dal quale la stessa azione politica globale si misura. Al bene della famiglia, che la costituzione della repubblica riconosce fondata sull’istituto giuridico del matrimonio, sono correlate tutte le dimensioni della vita umana e sociale: la tutela della vita umana, la promozione della natalità, la prevenzione dei disagi e delle devianze, la cura della salute con particolare attenzione alle necessità degli anziani (favorendo con adeguate politiche tributarie e di servizi domiciliari la loro permanenza in famiglia); i piani regolatori dei comuni, che devono offrire condizioni abitative (specie per le giovani coppie, per le famiglie numerose o in difficoltà economiche) con servizi e spazi verdi a misura delle famiglie; il sistema scolastico, che deve garantire una pluralità di interventi, di iniziativa sia statale che di altri soggetti sociali, a partire dal diritto di scelta dei genitori; la revisione dei processi lavorativi e dei criteri fiscali, che non possono essere basati solo sulla considerazione dei singoli soggetti, trascurando o penalizzando il nucleo familiare (cf. Giovanni Paolo II, Messaggio a vent’anni dalla Familiaris consortio, 15 ottobre 2001).

 

La sussidiarietà

 

L’impegno per una sussidiarietà orizzontale, che valorizzi il contributo dell’associazionismo, del volontariato e dei corpi intermedi, è un aspetto essenziale dell’azione politica, ma non può e non deve mai significare deresponsabilizzazione delle istituzioni, alle quali compete comunque garantire ai cittadini i servizi fondamentali e una accettabile qualità della vita.

I programmi vanno esaminati anche per il valore attribuito alla partecipazione, ossia all’ascolto e al coinvolgimento di tutti i componenti della società civile. In questo contesto devono essere assunti impegni concreti per valorizzare il ruolo dei consiglieri comunali e provinciali, perché possano esercitare quella rappresentatività popolare della quale sono investiti.

 

La coerenza e l’affidabilità personale

 

Dei candidati va valutata attentamente l’affidabilità per capacità politica, trasparenza, competenza, impegno sociale, per coerenza e onestà nella vita personale e professionale. Inoltre è necessario che i candidati si trovino nelle condizioni di adeguato “distacco” dalle questioni che sono oggetto delle scelte che saranno chiamati a fare. Un sindaco proprietario di terreni che possono essere interessati dal PRG, un assessore che svolga un’attività professionale che interagisca con il comune, e così via, gettano sempre un’ombra che allontana i cittadini dalla politica.

 

La concretezza

 

Bisogna diffidare da facili promesse e risposte semplicistiche: nessuno ha bacchette magiche per risolvere problemi complessi. Il bene comune non è il bene assoluto, ma quanto di meglio è possibile fare qui e ora: occorre valutare se i valori e le attese riguardanti la famiglia, i poveri e gli emarginati, i giovani, gli anziani, la cultura e la scuola, il lavoro e l’ambiente, trovano promesse generiche e superficiali o risposte precise e concrete, anche se parziali.