Caro Direttore,

 

desidero chiarire, o meglio avere anche ulteriori chiarimenti su un vostro articolo pubblicato su Testimoni, il 14 febbraio 2004, dal titolo “Problemi e provocazioni…VC”. Le riporto brevi stralci in cui mi sembra di trovare contraddizioni o informazioni che lasciano perplessi. Quando si dice… «di non giudicare tentativi di cammini nuovi… accettare che vi sia chi sperimenta, chi tenta cammini nuovi anche sbagliando, chi elabora progetti più impegnativi… né darsi né ricevere etichette di “comunità modello”, “comunità pilota” o anche di comunità stravaganti… (nel senso che amano vagare extra le linee collaudate)…», nello stesso tempo però poco prima si esprime così sulla VR nordamericana… «rifondare e rifondazione sono parole non prive di ambiguità (soprattutto nel mondo nordamericano, dove questi termini sono nati, e dove sembrano esprimere una concezione, a mio avviso, disgregante della VC…».

Ogni cultura ha delle espressioni diverse della stessa VR (pensiamo a ciò che avete pubblicato sulla VR africana); perciò un’affermazione del genere sulla VR americana che cosa può far pensare a un lettore che non è informato su tutta la storia e i vari aspetti della VR americana? Potrebbe benissimo farsi soltanto l’idea che tutto sia “disgregante”, e ciò non è vero! Mi è sembrato veramente un commento troppo generalizzato e non del tutto informato.

La VR americana (parlo di quella femminile, soprattutto) si può capire un po’ di più se si conosce il modo di reclutare le vocazioni, i metodi di formazione usati precedentemente al concilio Vaticano II. Tenendo presenti queste due aspetti, allora si può comprendere con più oggettività le relazioni “estreme” di certe comunità, congregazioni o individui, che col tempo dobbiamo dirlo, loro stesse si sono rese conto che erano “estremismi” e tante ora lavorano per ritornare a un sano equilibrio. Certo non all’europea! Da notare che tutte le congregazioni, tranne un numero veramente esiguo, sono di origine europea (in America).

Sono un’assidua lettrice di “Testimoni” e apprezzo gli stimoli… competenti e profondi che date con i vostri articoli sulla “formazione permanente”.

Grazie di cuore.

 

Rosa Casali, xmm

 

 

Il giudizio severo sulla concezione di rifondazione della vita religiosa nel mondo nordamericano si basa su un testo a cui si rimandava in nota; ma con il taglio redazionale di molte citazioni tale rimando è scomparso.

Il testo in questione si trova nella voce Rifondazione di F. Ciardi nel Supplemento al Dizionario Teologico della Vita Consacrata (ed. Ancora 2003). Vi si riferisce di alcune proposte formulate una decina d’anni fa dall’assemblea congiunta dei superiori e delle superiore maggiori degli USA. Tra le altre proposte si prospetta la creazione di “comunità inclusive”. L’inclusività viene così descritta: «Le nostre comunità possono includere persone di differenti età, generi, culture, razze e orientamento sessuale. Possono includere laici e chierici, sposati e celibi, come pure membri con voti e senza voti… Le nostre comunità saranno ecumeniche, possibilmente di fedi diverse…» (pp. 313s.). Nella nota 19 (p. 326s.) Ciardi riferisce inoltre di un superamento delle comunità classiche verso un “modello associativo” di comunità. Tale modello prevede una vita comune assai blanda (ci si incontra solo periodicamente); infatti «il progetto della comune missione della comunità viene subordinato a progetti di stampo più individuale», fino al punto che i membri della comunità «possono essere sparsi non importa dove». E si osserva che «negli Stati Uniti la forma associativa è il modello dominante su cui si basa la vita comunitaria».

Probabilmente si possono scorgere, in questi modi di impostare la vita religiosa, alcune istanze interessanti e stimolanti; ma è difficile non ricavarne l’impressione globale che la dimensione fraterna e comunitaria, da sempre elemento caratterizzante la vita religiosa, subisca in queste proposte dei contraccolpi che personalmente continuo a ritenere “disgreganti”. Ma questa risposta non offre lo spazio per motivare tale giudizio. Comunque una precisazione: il testo riportato da Testimoni era una relazione (letta e commentata) di un frate francescano a dei frati francescani, e un frate francescano senza vita fraterna in comunità cessa di essere tale [A. Gardin].