UN PROBLEMA CHE INTERPELLA LA CHIESA

NON SI PUÒ RIMANERE NEUTRALI

 

Quale testimonianza è chiamata ad offrire la comunità cristiana in un contesto così sconvolgente? Anzitutto di fronte a fatti comprovati così gravi di violazione della dignità umana ci vuole il coraggio della denuncia, anche affrontando il rischio di pagare di persona. È esemplare, in tal senso, il comunicato pubblicato dal C.I.R.M. (Consiglio Permanente dei Religiosi del Mozambico) il 29 febbraio u.s., nel quale si denuncia in termini circostanziati, l’esistenza diffusa di rapimenti di bambini e di traffico di organi; l’inerzia delle autorità locali nonostante le denunce provate; il tentativo di screditare le religiose e le persone che avevano sporto denuncia presentandole come squilibrate visionarie, senza aver voluto verificare la veridicità delle affermazioni; l’invenzione di false prove di ribellione al governatore musulmano di Nampula da parte della popolazione vicina al convento delle religiose Serve di Maria.

Il C.I.R.M. ricorda inoltre nel comunicato, che la conferenza episcopale del Mozambico aveva presentato, in merito, un esposto al presidente della repubblica Joaquin Chissano.

Infine i firmatari del documento propongono che il 21 marzo 2004, giorno in cui la Chiesa fa memoria dei missionari martiri e del martirio di mons. Oscar Romero, sia vissuto da tutte le comunità religiose come giorno di digiuno, di preghiera e di riflessione sopra questa triste realtà. Il rischio più grave di chi ha il coraggio di denunciare è costituito dal silenzio altrui e dall’isolamento.

Sarebbe molto bello, se ogni comunità religiosa, di qualunque congregazione e da qualunque parte del mondo, inviasse un messaggio di sostegno morale a queste sorelle e a questi fratelli, che vivono sulle frontiere più esposte della missione, incoraggiandole a continuare nella difesa della vita.

 

Oltre a denunciare però è doveroso anche cogliere le radici profonde di questo fenomeno, per poter operare anzitutto a livello di prevenzione.

Alla base del traffico di esseri umani, c’è un insieme di fattori che s’intrecciano e interagiscono fino a determinare la situazione allarmante di cui stiamo trattando.

 

– Ci sono anzitutto fattori economici: l’estrema povertà, l’assenza di opportunità di formazione scolastica e professionale, i guadagni offerti ai parenti dal trasferimento dei bambini, la forte domanda a buon mercato di manodopera infantile.

– Ci sono anche carenze istituzionali e legislative. Mancano in tanti paesi sanzioni giuridiche e qualificazione penale del traffico. Manca una regolamentazione della circolazione dei minori e una sorveglianza adeguata alle frontiere. Il traffico poi si intensifica in situazioni di guerra, in occasione di disastri naturali, in ambienti nei quali c’è violazione generalizzata dei diritti umani.

– Soprattutto non va dimenticato che il traffico di esseri umani si inserisce in un quadro più ampio di materialismo e di consumismo. Il consumismo esprime sia il consumo eccessivo di beni che non corrispondono a bisogni reali, sia l’atteggiamento psicologico di chi esibisce beni superflui e forme di lusso scandalose, considerati simbolo di benessere, di prestigio e di potere,

Il sesso è uno degli ambiti dove il consumismo dilaga. La prostituzione, la pedofilia, la pornodipendenza partono da una visione delle persone, considerate come oggetto di mercificazione. Si perde la visione integrale di sé e degli altri. Le persone si autovalutano e si sentono valutate, più per quello che hanno, che per quello che sono. Vogliono – direbbe il santo Padre – avere di più non per essere di più, ma per consumare l’esistenza in un godimento fine a se stesso» (C.A. 36).

 

Infine non si deve dimenticare che il traffico di esseri umani e in particolare lo sfruttamento di minori, sono problemi che riguardano non solo il “Terzo Mondo” ma anche il nostro mondo italiano. Anche in Italia, ad es. c’è sfruttamento di lavoro minorile: si calcola che siano 180.000 i minori italiani impiegati nel lavoro e in alcuni casi essi vengono sfruttati nelle peggiori delle forme (corrieri della droga, attività esposte a prodotti chimici tossici...).

Molti prodotti (tappeti, palloni...) realizzati in Asia e in Africa con sfruttamento di minori vengono venduti anche a prezzi elevati nei nostri paesi e magari vengono esibiti nei salotti dei cristiani ‘devoti’.

La prostituzione minorile e il turismo sessuale raccolgono clienti soprattutto nei paesi ricchi e anche in Italia.

Di fronte a ogni moderna schiavitù non è possibile per i credenti la neutralità e non è accettabile il silenzio, analogamente a come non consideriamo compatibile con la fede cristiana neutralità e silenzio nei casi di aborto e l’eutanasia.

In positivo sembrano tre gli itinerari percorribili dalla comunità cristiana:

– la solidarietà con le vittime della tratta e della violenza: vanno in questa direzione le numerose iniziative sviluppatesi nell’ultimo decennio ad opera delle congregazioni religiose, in rete con le Caritas, per accogliere, e ricuperare all’inserimento sociale ragazze e minori che sono riuscite a liberarsi da questa triste esperienza.

– l’impegno pedagogico che è l’ambito più originale della Chiesa. Si tratta di rafforzare nell’accompagnamento religioso dei fedeli, a iniziare dall’infanzia, il senso profondo della dignità della persona e il valore della sessualità; di ridimensionare l’ansia dell’accumulo, riportando il denaro alla sua naturale funzione di solo mezzo; di ricuperare tutti all’etica della responsabilità. Per quest’ultimo aspetto è necessario ribadire alle coscienze, che il cosiddetto “cliente”, pur non essendo in senso stretto artefice del traffico a scopo sessuale, è tuttavia “costruttore della domanda” nel mercato del sesso, e in quanto tale ne è realmente responsabile;

– infine c’è anche il dovere di un apporto di tipo civico, giacché i credenti sono cittadini a pieno titolo. Le comunità cristiane sono impegnate alla denuncia di casi privati di sfruttamento di minori e devono collaborare a che si giunga ad una regolamentazione del fenomeno precisa ed efficace, comprensiva anche della repressione e di ogni forma di violenza sulla persona soprattutto se debole e indifesa.

 

Il santo Padre nel suo Messaggio ai bambini, in occasione del giubileo, affermava che «Non si può tollerare che dei bambini e dei giovani siano oggetto di commerci corrotti, volti a soddisfare adulti senza morale» (O.R. 7 gennaio 2002). Ogni forma di schiavitù non è solo un ripudio del messaggio cristiano: è anche una sconfitta della società.

 

G. P.