PERCHE’ LA FEDE
ABBIA LE RADICI
Tra i doveri di
un vescovo – leggiamo nella premessa a questo libro del card. Christoph
Schönborn, domenicano, arcivescovo di Vienna – il concilio Vaticano II pone al
primo posto l’annuncio della parola di Dio, da far arrivare all’udito degli
ascoltatori, affinché il suo suono colpisca indelebile la loro mente e giunga al loro cuore suscitando la fede. Ma non basta alla
fede, si sa, di germogliare, poiché deve radicarsi profondamente in tutte le
facoltà interiori della persona, diventare vita e irrobustirsi, così che necessita poi del prezioso accompagnamento della catechesi,
sempre alimentata, anche questa, da continuo ascolto della Parola.
In tale compito
primario e privilegiato il cardinale arcivescovo di Vienna, che è stato anche
segretario della Commissione per la redazione del Catechismo della
Chiesa cattolica, si era impegnato con un corso di catechesi ai giovani che si
preparavano alla Giornata mondiale della gioventù del 1996.
Ma quel corso ha
avuto un seguito allora imprevisto e poi evidentemente desiderato: è divenuto
col tempo una serie di lezioni sulla fede per cristiani di varie età, invitati
una volta al mese all’incontro con la Parola, proposta
e commentata dall’arcivescovo, e ora opportunamente sistematizzato è contenuto
nel libro di cui parliamo e nel quale sono riportate, in successione
cronologica, tutte le catechesi del ciclo 2000-2001.
LUNGO I SENTIERI
DEL MISTERO
Sono otto le
catechesi già proposte dal cardinale allo scopo di consolidare la fede dei
credenti che lo ascoltavano, pieni di domande che la riflessione non poteva
eludere e dalle quali spesso la catechesi partiva, in un clima che si intuisce predisposto – sia dalla volontà dei partecipanti
che dalla sapienza del catecheta – alle esigenze del mistero perché potesse
essere accolto in pienezza nella fede.
All’arditezza
della prima catechesi, su Dio uno e trino, densa come tutte le altre di
riferimenti biblici, si accompagna una tonalità del linguaggio che senza fare
sconti alle esigenze della fede sollecita a entrare
fiduciosamente con Gesù nel cammino verso il Padre, perché «noi andiamo al
Padre soltanto attraverso il Figlio, attratti, guidati, portati dallo Spirito
Santo».
E il Padre è lo stesso Dio onnipotente della
professione di fede cristiana. Ma forse Dio è anche
impotente? È la domanda che apre la seconda catechesi, che di Dio afferma
l’onnipotenza, partendo da un’analisi dei termini potenza, potere... per
arrivare alla visione del Figlio, «forza e sapienza di Dio», ma nel cui
«abbassamento si rivela al meglio la potenza di Dio»: una manifestazione di onnipotenza difficile da comprendere, che tuttavia si
rivela – come recita una preghiera liturgica citata anche dal Catechismo della
Chiesa cattolica - «soprattutto nella misericordia e nel perdono».
La terza
catechesi raccoglie due temi: Che cosa significa provvidenza divina? e La bontà di Dio e il male. L’interrogativo sulla
provvidenza divina trova materia di riflessione in un brano dal profeta Isaia,
esempi luminosi negli episodi biblici della maternità di Anna
madre di Samuele, resa povera e arricchita da Dio, e della nota storia del
pagano Giobbe, ma soprattutto dalla considerazione del comportamento di Gesù; e
si approfondisce in numerosi paragrafi sfociando quindi sul tema della bontà di
Dio contrapposta alla presenza del male nel mondo.
Con la quarta
catechesi, In nessun altro c’è salvezza. L’unicità di Gesù Cristo, si sviluppa
un itinerario non meno impegnativo: reso più accattivante dalla figura
umano-divina di Gesù che campeggia vivente nella sua Chiesa, ma pure
suscitatore di interrogativi esigenti risposte da una
fede in Gesù Cristo che «non si basa principalmente sulla mia intelligenza, e
neppure sulle mie esperienze, ma sull’incondizionata fiducia che do a Dio»,
perché egli ha mandato suo Figlio. E «ciò non è una
cosa che abbia scoperto la scienza umana, ma che Dio ha rivelato» parlando
all’umanità in molti modi e a più riprese (cf. Eb 1,1), per bocca dei profeti
dell’AT ed entro le coscienze finché ha parlato a noi mediante suo Figlio, nel
quale ci ha resi pienamente figli.
VIA DI GESÙ
VIA DELLA CHIESA
«Ho un amico, in
Svizzera, con il quale – racconta l’arcivescovo - sono da vari anni in contatto
attraverso un gruppo di preghiera. È un semplice giardiniere, uomo di profonda
fede. Un tempo io sono stato professore di teologia,
insegnavo dogmatica. Quel caro amico una volta mi disse: “Ecco, io posso
spiegarti questi misteri”. Lui non aveva studiato teologia. Ma cosa significasse
il mistero dell’eucaristia, cosa significasse il mistero della grazia o il
mistero della nuova vita in Gesù, questo sapeva e riusciva a
esporlo in parole semplici, perché mediante Cristo era diventato erede,
bambino, figlio di Dio, e perché mediante Cristo nello Spirito Santo gli era
stata data la pienezza della verità».
È questo uno degli esempi che - come altre discrete aperture
sulla propria e altrui esperienza – aiutano l’arcivescovo a stemperare, in un
linguaggio per altro sempre accessibile a persone colte e anche a meno colte,
la rocciosità naturale dei temi relativi alla fede cristiana: dimostrazione del
fatto che, captato col proprio sguardo lo sguardo di Gesù, chiunque può entrare
nella fede in lui poiché il Padre si compiace di “rivelare queste cose” anche
ai più semplici e meno colti, suscitando il “giubilo” e la gratitudine dello
stesso suo figlio Gesù.
Temi come quello
della quinta catechesi, L’unica Chiesa e le molte confessioni, presentano
ovviamente anche aspetti in qualche modo insoliti per
gran parte dei fedeli. Uno di tali aspetti è quello relativo
all’ecumenismo, che tuttavia anche i più semplici comprendono nei suoi
termini essenziali. «Negli ultimi tempi, una domanda è diventata sempre più
frequente: ci siamo forse lasciati andare all’idea che siamo ormai troppo
distanti? Non dovremmo invece renderci conto lucidamente che alla fin fine non
ci siamo aperti gli uni agli altri quanto pensavamo? Oppure soltanto i vescovi o Roma stanno in ansia perché la
distanza non si allarghi di più?». Con sullo sfondo
tali domande, la catechesi propone la riflessione sulla Chiesa, i suoi
princìpi, i suoi modelli, i fatti che hanno determinato le separazioni, la
nostalgia dell’unità.
La via di Gesù
sulla terra è anche punteggiata di segni e miracoli. Nell’incontro per la sesta
catechesi la riflessione verte sul rapporto tra
miracolo e fede, sulla necessità di dissipare i malintesi relativi al miracolo,
il quale «non è un salvagente contro l’incredulità», alla relazione tra
miracoli e leggi della natura, per, infine, sottolineare l’autentico
significato dei segni e dei miracoli operati da Gesù.
Culmine di tutta
la serie proposta nel libro, il tema della risurrezione di Gesù: Davvero è
risorto. Risurrezione di Gesù, risurrezione dei morti. Molto bella la catechesi
della risurrezione nella notte pasquale, con le stupende letture e i suggestivi simboli che la rendono tanto viva e parlante;
una notte che ci porta alla speranza del nostro stesso approdo finale, la
speranza oltre la morte (ottava catechesi), che alimenta l’umana «voglia di
vita eterna» alla quale possiamo tutti aspirare come in una «nostalgia di
tornare a casa».
Z.P.
1 SCHÖNBORN C.,
Da Gesù a Cristo. Spunti per approfondire la fede, Edizioni
San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2004, pp. 127, € 9,50.