LETTERA DEL PAPA ALLE FAMIGLIE MONFORTANE

UNA DOTTRINA SEMPRE ATTUALE

 

Nonostante il passare del tempo, la dottrina del Montfort sulla vera devozione a Maria conserva tutta la sua attualità. Confrontata con gli insegnamenti del concilio e gli sviluppi della teologia essa trova efficaci conferme.

 

Sono trascorsi 160 anni da quando è stato pubblicato il Trattato della vera devozione alla Santa Vergine di san Luigi Maria Grignion de Montfort. Il manoscritto era stato composto dal santo agli inizi del 1700, ma fu scoperto solo nel 1842 e reso pubblico l’anno successivo, nel 1843. Il libro ebbe un immediato successo, rivelandosi un’opera di straordinaria efficacia nella diffusione della “vera devozione” alla Vergine santissima.

In occasione di questo anniversario, il 13 gennaio scorso, il papa ha voluto indirizzare una lettera ai religiosi e alle religiose delle famiglie monfortane, rileggendo alla luce del concilio Vaticano II e della ricerca teologica contemporanea il significato e la validità della dottrina proposta dal Montfort nel suo Trattato definito «un classico testo della spiritualità mariana».

A fugare ogni incertezza, il papa ricorda la sua esperienza personale: «Io stesso, negli anni della mia giovinezza, trassi un grande aiuto dalla lettura di questo libro, nel quale trovai la risposta alle mie perplessità dovute al timore che il culto per Maria, dilatandosi eccessivamente, finisse per compromettere la supremazia del culto dovuto a Cristo (Dono e mistero, p. 38). Sotto la guida sapiente di san Luigi Maria compresi che, se si vive il mistero di Maria in Cristo, tale rischio non sussiste. Il pensiero mariologico del santo, infatti, è radicato nel mistero trinitario e nella verità dell’incarnazione del Verbo di Dio» (ibid.).

 

DEVOZIONE

CRISTOCENTRICA

 

Nell’approfondire alcuni aspetti della dottrina, il papa ha la preoccupazione di dimostrare come questa devozione è tutta relativa a Cristo e alla Trinità, sulla linea degli insegnamenti conciliari che abbondantemente la convalidano.

San Luigi Maria, scrive, propone con singolare efficacia la contemplazione amorosa del mistero dell’Incarnazione. La vera devozione mariana è cristocentrica. Infatti, come ha ricordato il concilio Vaticano II, “la Chiesa, pensando a lei (a Maria) piamente e contemplandola alla luce del Verbo fatto uomo, penetra con venerazione e più profondamente nell’altissimo mistero dell’Incarnazione” (LG 65).

L’amore a Dio mediante l’unione a Gesù Cristo è la finalità di ogni autentica devozione, perché – come scrive san Luigi Maria – Cristo “è il nostro unico maestro che deve istruirci, il nostro unico Signore dal quale dobbiamo dipendere, il nostro unico capo al quale dobbiamo restare uniti, il nostro unico modello al quale conformarci, il nostro unico medico che ci deve guarire, il nostro unico pastore che ci deve nutrire, la nostra unica via che ci deve condurre, la nostra unica verità che dobbiamo credere, la nostra unica vita che ci deve vivificare e il nostro unico tutto, in tutte le cose, che ci deve bastare” (Trattato 61).

La devozione alla santa Vergine – prosegue il papa – è un mezzo privilegiato “per trovare Gesù Cristo perfettamente, per amarlo teneramente e servirlo fedelmente” (Trattato 62). Questo centrale desiderio di “amare teneramente” viene subito dilatato in un’ardente preghiera a Gesù, chiedendo la grazia di partecipare all’indicibile comunione d’amore che esiste tra lui e sua madre. La totale relatività di Maria a Cristo, e in lui alla santissima Trinità, è anzitutto sperimentata nella osservazione: “Ogni volta che tu pensi a Maria, Maria pensa per te a Dio. Ogni volta che tu dai lode e onore a Maria, Maria con te loda e onora Dio. Maria è tutta relativa a Dio, e io la chiamerei benissimo la relazione di Dio, che non esiste se non in rapporto a Dio, o l’eco di Dio, che non dice e non ripete se non Dio. Se tu dici Maria, ella ripete Dio…

Maria, nella visione del Montfort, è anche colei che ci aiuta a conformarci a Cristo in maniera mirabile: Tutta la nostra perfezione – scrive san Luigi Maria Grignion de Montfort – consiste nell’essere conformi, uniti e consacrati a Gesù Cristo. Perciò la più perfetta di tutte le devozioni è incontestabilmente quella che ci conforma, unisce e consacra più perfettamente a Gesù Cristo. Ora, essendo Maria la creatura più conforme a Gesù Cristo, ne segue che, tra tutte le devozioni, quella che consacra e conforma di più un’anima a nostro Signore è la devozione a Maria, sua santa madre, e che più un’anima sarà consacrata a Maria, più sarà consacrata a Gesù Cristo” (Trattato 120).

Secondo le parole del concilio Vaticano II, Maria “è riconosciuta quale sovreminente e del tutto singolare membro della Chiesa e sua immagine ed eccellentissimo modello nella fede e nella carità” (LG 53). La madre del Redentore è anche redenta da lui, in modo unico nella sua immacolata concezione, e ci ha preceduto in quell’ascolto credente e amante della parola di Dio che rende beati (cf. ibid. 58). Anche per questo, Maria “è intimamente unita alla Chiesa: la Madre di Dio è la figura (typus) della Chiesa, come già insegnava sant’Ambrogio, nell’ordine cioè della fede, della carità e della perfetta unione con Cristo. Infatti, nel mistero della Chiesa, la quale pure è giustamente chiamata madre e vergine, la beata vergine Maria è la prima, dando in maniera eminente e singolare l’esempio della vergine e della madre” (ibid. 63). Lo stesso concilio contempla Maria come Madre delle membra di Cristo (cf. ibid. 53; 62), e così Paolo VI l’ha proclamata Madre della Chiesa. La dottrina del corpo mistico, che esprime nel modo più forte l’unione di Cristo con la Chiesa, è anche il fondamento biblico di questa affermazione. “Il capo e le membra nascono da una stessa madre” (Trattato 32), ci ricorda san Luigi Maria. In questo senso diciamo che, per opera dello Spirito Santo, le membra sono unite e conformate a Cristo capo, Figlio del Padre e di Maria, in modo tale che “ogni vero figlio della Chiesa deve avere Dio per Padre e Maria per Madre” (Segreto di Maria).

 

PERFEZIONE

DELLA CARITÀ

 

Recita ancora la costituzione Lumen gentium: “Mentre la Chiesa ha già raggiunto nella beatissima Vergine la perfezione che la rende senza macchia e senza ruga (cf. Ef 5,27), i fedeli si sforzano ancora di crescere nella santità debellando il peccato; e per questo innalzano gli occhi a Maria, la quale rifulge come l’esempio della virtù davanti a tutta la comunità degli eletti” (n. 65). La santità è perfezione della carità, di quell’amore a Dio e al prossimo che è l’oggetto del più grande comandamento di Gesù (cf. Mt 22,38), ed è anche il più grande dono dello Spirito Santo (cf. 1Cor 13,13). Nella spiritualità monfortana, il dinamismo della carità viene specialmente espresso attraverso il simbolo della schiavitù d’amore a Gesù sull’esempio e con l’aiuto materno di Maria. Si tratta della piena comunione alla kénosis di Cristo; comunione vissuta con Maria, intimamente presente ai misteri della vita del Figlio. Maria infatti ha corrisposto alla volontà di Dio con il dono totale di se stessa, corpo e anima, per sempre, dall’annunciazione alla croce, e dalla croce all’assunzione.

La schiavitù d’amore va, quindi, interpretata alla luce del mirabile scambio tra Dio e l’umanità nel mistero del Verbo incarnato. È un vero scambio d’amore tra Dio e la sua creatura nella reciprocità del dono totale di sé. “Lo spirito di questa devozione... è di rendere l’anima interiormente dipendente e schiava della santissima Vergine e di Gesù per mezzo di Lei” (Segreto di Maria, 44). Paradossalmente, questo “vincolo di carità”, questa “schiavitù d’amore”, rende l’uomo pienamente libero, con la vera libertà dei figli di Dio (cf. Trattato della vera devozione 169). Si tratta di consegnarsi totalmente a Gesù, rispondendo all’amore con cui egli ci ha amato per primo. Chiunque vive in tale amore può dire come san Paolo: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me” (Gal 2,20).

 

LE VIE

DELLA FEDE

 

Ho scritto nella Novo millennio ineunte – prosegue il papa – che a Gesù non si arriva davvero che per la via della fede (n. 19). Negli scritti di san Luigi Maria troviamo lo stesso accento sulla fede vissuta dalla madre di Gesù in un cammino che va dall’incarnazione alla croce, una fede nella quale Maria è modello e tipo della Chiesa. San Luigi Maria lo esprime con ricchezza di sfumature quando espone al suo lettore gli “effetti meravigliosi” della perfetta devozione mariana: «Più dunque ti guadagnerai la benevolenza di questa augusta principessa e vergine fedele, più la tua condotta di vita sarà ispirata dalla pura fede. Una fede pura, per cui non ti preoccuperai affatto di quanto è sensibile e straordinario. Una fede viva e animata dalla carità, che ti farà agire solo per il motivo del puro amore. Una fede ferma e incrollabile come roccia, che ti farà rimanere fermo e costante in mezzo a uragani e burrasche. Una fede operosa e penetrante che, come misteriosa polivalente chiave, ti farà entrare in tutti i misteri di Gesù Cristo, nei fini ultimi dell’uomo e nel cuore di Dio stesso. Una fede coraggiosa, che ti farà intraprendere e condurre a termine senza esitazioni cose grandi per Dio e per la salvezza delle anime. Una fede, infine, che sarà tua fiaccola ardente, tua vita divina, tuo tesoro nascosto della divina Sapienza e tua arma onnipotente, con la quale rischiarerai quanti stanno nelle tenebre e nell’ombra della morte, infiammerai quelli che sono tiepidi ed hanno bisogno dell’oro infuocato della carità, ridarai vita a coloro che sono morti a causa del peccato, commuoverai e sconvolgerai con le tue soavi e forti parole i cuori di pietra e i cedri del Libano e, infine, resisterai al demonio e a tutti i nemici della salvezza» (Trattato 214).

 

NOSTRA SICURA

SPERANZA

 

Maria, infine, è presentata dal concilio come nostra sicura speranza. Anche questa dimensione escatologica è contemplata da san Luigi Maria specialmente quando parla dei “santi degli ultimi tempi”, formati dalla santa Vergine per portare nella Chiesa la vittoria di Cristo sulle forze del male (cfr Trattato 49-59). Non si tratta in alcun modo di una forma di “millenarismo”, ma del senso profondo dell’indole escatologica della Chiesa, legata all’unicità e universalità salvifica di Gesù Cristo. La Chiesa attende la venuta gloriosa di Gesù alla fine dei tempi. Come Maria e con Maria, i santi sono nella Chiesa e per la Chiesa, per far risplendere la sua santità, per estendere fino ai confini del mondo e fino alla fine dei tempi l’opera di Cristo, unico Salvatore.

Insieme alla santa Vergine, con lo stesso cuore di madre, la Chiesa prega, spera e intercede per la salvezza di tutti gli uomini. Sono le ultime parole della costituzione Lumen gentium: «Tutti i fedeli effondano insistenti preghiere alla madre di Dio e madre degli uomini, perché ella, che con le sue preghiere aiutò le primizie della Chiesa, anche ora in cielo esaltata sopra tutti i beati e gli angeli, nella comunione di tutti i santi interceda presso il figlio suo, finché tutte le famiglie dei popoli, sia quelle insignite del nome cristiano, sia quelle che ancora ignorano il loro Salvatore, nella pace e nella concordia siano felicemente riunite in un solo popolo di Dio, a gloria della santissima e indivisibile Trinità» (n. 69).

Come si può costatare da queste considerazioni del papa, a 160 anni dalla sua pubblicazione, il Trattato della vera devozione alla Santa Vergine conserva anche oggi intatta tutta la sua validità.