LETTERA DI TAIZÉ 2004

ALLE SORGENTI DELLA GIOIA

 

Tanti giovani attraverso la terra portano in loro una sete di pace, di comunione, di gioia. Sono attenti anche all’insondabile sofferenza degli innocenti. In modo particolare, non ignorano l’aumento della povertà nel mondo.

Non sono soltanto i responsabili dei popoli che costruiscono il futuro. Il più umile fra gli umili può contribuire a realizzare un avvenire di pace e di fiducia.

Per quanto possiamo essere sprovvisti, Dio ci consente di portare la riconciliazione là dove ci sono degli scontri e la speranza là dove c’è l’inquietudine. Con la nostra vita, ci chiama a rendere accessibile la sua compassione per l’essere umano.

Se dei giovani con la loro vita diventano focolari di pace, ci sarà una luce là dove si trovano.

Un giorno chiesi ad un giovane che cosa era più essenziale ai suoi occhi, per sostenere la sua vita. Mi rispose: «La gioia e la bontà del cuore».

L’inquietudine, la paura di soffrire, possono portar via la gioia.

Quando sorge in noi una gioia attinta dal Vangelo, porta un soffio di vita. Non siamo noi a creare questa gioia, essa è un dono di Dio. Ed è incessantemente ravvivata dallo sguardo di fiducia di Dio sulla nostra vita.

Lungi dall’essere ingenua, la bontà del cuore comporta una vigilanza. Essa può condurre ad assumere dei rischi. Non lascia posto a nessun disprezzo verso l’altro. Rende attenti ai più sprovvisti, a quelli che soffrono, alla pena dei bambini. Attraverso il viso, con il tono della voce, riesce a esprimere che ogni essere umano ha bisogno di essere amato.

Sì, Dio ci consente di andare avanti portando, nel fondo dell’anima, una scintilla di bontà che chiede solo di diventare fiamma.

Ma come andare alle sorgenti della bontà, della gioia, e anche a quelle della fiducia? Abbandonandoci a Dio, troviamo la strada. Risalendo anche lontano nella storia, moltitudini di credenti hanno colto che, nella preghiera, Dio donava una luce, una vita interiore.

Già prima di Cristo, un credente pregava: «La mia anima anela a te di notte, Signore; anche il mio spirito nel mio intimo ti cerca». Il desiderio di una comunione con Dio è deposto nel cuore umano da tempi infiniti. Il mistero di questa comunione raggiunge ciò che è più intimo, la profondità stessa dell’essere. Così possiamo dire a Cristo: «Signore, da chi andremo se non da te? Tu hai le parole che rendono la nostra anima alla vita».

Rimanere davanti a Dio in un’attesa contemplativa non va al di là della nostra dimensione umana. In questa preghiera, un velo si alza su ciò che è inesprimibile della fede, e l’indicibile conduce all’adorazione. Dio è presente anche quando il fervore si dissolve e quando le risonanze sensibili svaniscono. Mai siamo privati della sua compassione. Non è Dio che rimane lontano da noi, siamo noi talvolta a essere assenti.

Uno sguardo contemplativo coglie segni del Vangelo negli avvenimenti più semplici. Discerne la presenza del Cristo anche nel più abbandonato fra gli uomini. Scopre nell’universo le radiose bellezze della creazione.

Molti si pongono la domanda: che cosa si aspetta Dio da me? Leggendo il Vangelo ecco che arriviamo a comprenderlo: in ogni situazione, Dio ci chiede di essere un riflesso della sua presenza; ci invita a rendere la vita bella a coloro che lui ci affida. Chi cerca di rispondere a una chiamata di Dio per tutta l’esistenza, può far sua questa preghiera: Spirito Santo, anche se nessuno sembrerebbe fatto per realizzare un sì per sempre, tu vieni ad accendere in me un focolare di luce. Illumini le esitazioni ed i dubbi, nei momenti in cui il sì ed il no si scontrano. Spirito Santo, tu mi permetti di accettarmi con i miei limiti. Se c’è in me una parte di fragilità, la tua presenza venga a trasfigurarla.

Ed eccoci portati all’audacia di un sì che ci conduce molto lontano. Questo sì è una limpida fiducia. Questo sì è amore di ogni amore.

Cristo è comunione. Non è venuto sulla terra per creare una religione in più, ma per offrire a tutti una comunione in lui. I suoi discepoli sono chiamati a essere umili fermenti di fiducia e di pace nell’umanità.

In quest’unica comunione che è la Chiesa, Dio offre ogni cosa per andare alle sorgenti: il Vangelo, l’Eucaristia, la pace del perdono… E la santità di Cristo non è più irraggiungibile, è presente, è molto vicina.

Quattro secoli dopo Cristo, un cristiano africano di nome Agostino scriveva: «Ama e dillo con la tua vita».

Quando la comunione tra cristiani è una vita vissuta e non è solo una teoria, diffonde una speranza luminosa. E ancor più: può sostenere l’indispensabile ricerca di una pace nel mondo.

Allora, per quale motivo i cristiani potrebbero rimanere ancora separati?

Nel corso degli anni, la vocazione ecumenica ha dato occasione a scambi incomparabili. Sono le primizie di una comunione viva fra i cristiani. La comunione è la pietra di paragone. Nasce innanzitutto al cuore del cuore di ogni cristiano, nel silenzio e nell’amore.

Nella lunga storia dei cristiani, moltitudini di persone si sono un giorno scoperte separate, talvolta senza neppure conoscerne la ragione. Oggi è essenziale fare tutto il possibile affinché il maggior numero possibile di cristiani, spesso non colpevoli delle separazioni, si scoprano in comunione.

Sono innumerevoli quelli che hanno un desiderio di riconciliazione che tocca il fondo dell’anima. Aspirano a questa gioia infinita: uno stesso amore, un solo cuore, una sola e medesima comunione. Spirito Santo, vieni e deponi nei nostri cuori il desiderio di avanzare verso una comunione, sei tu che ci guidi.

La sera di Pasqua, Gesù accompagnava due dei suoi discepoli che andavano al villaggio di Emmaus. Lì per lì essi non si resero conto che egli camminava al loro fianco. Anche noi incontriamo dei periodi in cui non riusciamo a renderci conto che il Cristo, attraverso lo Spirito Santo, rimane vicinissimo a noi. Instancabilmente ci accompagna. Illumina le nostre anime di una luce inattesa. E scopriamo che, se anche può rimanere in noi qualche oscurità, in ciascuno c’è soprattutto il mistero della sua presenza.

Cerchiamo di tener presente una certezza. Quale? Cristo dice a ciascuno: «Ti amo di un amore che non finirà. Io non ti lascerò mai. Attraverso lo Spirito Santo sarò sempre con te».