LA DOMENICA
GIORNO DELLA FEDE
La parola di Dio annunciata nell’Eucaristia di domenica
in domenica ci dà grazia di conoscere, contemplare, amare e seguire fedelmente
il Signore Gesù.
L’Eucaristia, fonte e
culmine di tutta l’evangelizzazione, con la sua forza
missionaria non raggiunge solo quanti vi partecipano. Neppure si presenta solo
come evangelizzazione in atto, interrogando e provocando coloro
che vedono il segno dei cristiani che si radunano ogni domenica nelle
chiese per celebrare la Cena del Signore. Essa raggiunge e investe tutto il
tempo, rendendolo nuovo, abitato, cioè, e animato da
una Presenza e orientato verso un compimento che va oltre il tempo stesso e lo
apre a orizzonti di eternità.
L’Eucaristia raggiunge e
investe, anzitutto, il primo giorno della settimana, rendendolo giorno del
Signore. Lo raggiunge e lo investe trasformandolo dal di
dentro e facendolo diventare – quale modello e stimolo per ogni altro giorno
della settimana e dell’anno – un giorno che prende forma e contenuto dal
dinamismo interiore proprio della celebrazione del sacrificio eucaristico. Lo
rende e lo chiama a essere giorno dell’ascolto, della
celebrazione, della carità.
È stato così fin dagli
inizi della Chiesa.
I primi cristiani, ci
ricordano gli Atti degli apostoli, «erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento
degli apostoli e nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle
preghiere» (2,42). Ed è proprio l’esplicito richiamo alla «frazione del pane» a
suggerirci di interpretare anzitutto secondo il ritmo settimanale della domenica la frequenza di questo loro essere assidui. Infatti, il giorno in cui, fin dai tempi apostolici e dai
primi secoli, i cristiani si riunivano per la frazione del pane è proprio la
domenica. È il primo giorno dopo il sabato, nel quale avvenne la risurrezione
del Signore e nel quale, otto giorni dopo, lo stesso Gesù crocifisso
e risorto apparve ai discepoli riuniti e si fece riconoscere da Tommaso
mostrandogli i segni della sua passione.
Proprio perché l’Eucaristia
è una celebrazione che avviene nella fede ed è essa stessa un gesto di fede,
che nasce dall’annuncio e dall’ascolto della parola di Dio e in questa Parola
trova il suo alimento, la domenica – quale giorno che trae la sua origine e la
sua configurazione dall’Eucaristia – è e deve essere, per antonomasia, il
giorno della fede e, in un certo senso, il giorno più proprio per l’annuncio e
l’ascolto della parola di Dio.
È quanto avviene,
anzitutto, attraverso la stessa celebrazione dell’Eucaristia, che è
inscindibilmente mensa della Parola e mensa del Pane di vita.
Nella Messa la parola di
Dio, annunciata di domenica in domenica secondo il ritmo dei tempi e delle feste
dell’anno liturgico, si presenta come un efficace strumento per aiutarci a
conoscere, contemplare, amare e seguire il Signore
Gesù, centro e cuore dell’evangelizzazione.
Questa stessa Parola ci
presenta, di volta in volta, i misteri di Cristo e della sua vita e si rivela,
così, come un prezioso e insostituibile itinerario di fede e di trasmissione
della fede: un itinerario che, di anno in anno, fa
crescere la fede e la rende più convinta, matura e testimoniante.
Questo annuncio e ascolto
della parola di Dio può e deve estendersi e
svilupparsi anche in altri momenti, al di là della Messa, mediante un esercizio
del ministero della Parola che trova nella catechesi e nell’accostamento
personale, familiare e comunitario della sacra Scrittura le sue espressioni più
tipiche e ordinarie.
La caratteristica più
tipica e decisiva della domenica è, in ogni caso, quella di giorno
dell’Eucaristia.
La domenica è, anzitutto e
soprattutto, il giorno in cui i cristiani vanno a Messa. Andando alla Messa,
essi riconoscono di essere convocati dal Signore per formare la sua Chiesa.
Esprimono la loro obbedienza al comando di Gesù «Fate questo in memoria di me»,
riconoscendo in lui, come l’apostolo Tommaso, il loro Signore e il loro Dio.
Proclamano e testimoniano la loro fede nella morte e risurrezione di Gesù,
centro e fine della loro vita e di tutta la storia. Annunciano a tutti che la
salvezza viene solo dal Signore. Affermano la loro certa speranza nella vita
eterna, perché si nutrono del corpo crocifisso e
glorioso di Cristo, nell’attesa del suo ritorno alle fine dei tempi.
Dionigi card. Tettamanzi
da Mi sarete
testimoni, Centro Ambrosiano,_Milano 2003