LO «SPECIALE ESERCITO DEL PAPA

 

In tempi di guerra come questi torna d’attualità l’uso metaforico di termini militari applicati anche ad ambiti religiosi. La famosa e provocatoria battuta di Stalin – «Ma quante divisioni ha il papa?» – permette al noto giornalista Gian Franco Svidercoschi di introdurci a una breve (poco più di 160 pagine) ma incisiva carrellata storica su quell’esercito, compatto e capace di grande dedizione alla causa, che si chiama “vita consacrata”.1

 

INTERMINABILE TEORIA

DI DONNE E UOMINI…

 

Egli, constatando che la vita religiosa ha segnato da sempre il cammino ecclesiale, offre una descrizione di come la Chiesa stessa sia stata «plasmata» con il monachesimo nei primi secoli, di come l’abbia «obbligata» a riformarsi nel medioevo, di come l’abbia «difesa» dall’offensiva protestante e ne abbia «condiviso» la sorte durante la Rivoluzione francese, di come ne abbia «sostenuto» l’azione missionaria («pur tra non poche ambiguità») e, nel XX secolo, si sia «impegnata» nella realizzazione del Vaticano II («contribuendo al progressivo spostamento del cattolicesimo verso il sud del mondo»). Una presenza dunque feconda, incarnata e corresponsabile: questo è la VC nella Chiesa. Una presenza che si è intrecciata con la storia dell’umanità: vedi «il suo contributo alla costruzione dell’Europa e della stessa democrazia, visto che l’esercizio del voto segreto è stato mutuato dai capitoli monastici. Basterebbe ricordare l’opera dei religiosi nelle scuole, nelle università, negli ospedali, nell’emancipazione femminile. E il loro martirio, sotto i due totalitarismi che hanno insanguinato il XX secolo. Il lager nazista di Dachau era talmente gremito di religiosi, ch’era diventato il più grande monastero del mondo».

Dal monachesimo del deserto di tipo eremitico e cenobitico (con la condivisione di beni, celibato e sottomissione ai superiori; cap. I) ai “nuovi” monaci sulla scia di Charles de Foucauld nei deserti delle città moderne (cap. XX) si snoda la continua catena di spiritualità che viene offerta al lettore non specialista. Con vivacità e puntualità si passa dal VI secolo – con l’esperienza di Benedetto da Norcia (col suo progetto di vita comunitaria legata alle promesse di stabilità, conversione e obbedienza) – al secolo XIII degli ordini mendicanti (povertà collettiva e VC unita al ministero sacerdotale, apostolico, missionario e caritativo), al periodo tra il XVI e il XVII secolo con la comparsa dei chierici regolari, e via via delle congregazioni religiose laicali e clericali, gli istituti secolari e le società di vita apostolica.

Attirano in particolare le pagine dedicate alla «guerra delle Osservanze» che ha diviso l’esperienza storica dei “monaci bianchi” (sorti, in piena lotta per le investiture nello spirito della riforma cluniacense, nel 1098 presso il monastero di Citeaux, Digione), che hanno dato vita ai due ordini di “comune” e “stretta” osservanza (giuridicamente distinti nel 1892, dopo una controversia iniziata nel 1600 dalla fronda riformistica dell’abbazia di La Trappe in Normandia). Cistercensi e Trappisti, diversi nel modo di realizzare il carisma, ma accomunati sul piano del martirio: «I Cistercensi sono stati quasi cancellati nei paesi sotto l’impero sovietico. I Trappisti hanno avuto martiri al tempo della guerra civile spagnola, nella Cina comunista, e, di recente, in Africa. A Tibhirine, un centinaio di chilometri a sud di Algeri, c’è l’abbazia di Notre-Dame de l’Atlas… c’erano sette trappisti francesi… La notte del 27 marzo del 1996, un commando di integralisti islamici irruppe nel monastero, si portò via i sette religiosi, e, dopo due mesi, li trucidò barbaramente. Ai funerali c’erano migliaia di persone, per lo più musulmane» (pp.26-27).

Con pochi tratti, poi, ogni carisma viene ricordato nel suo nascere e svilupparsi, ma anche nel suo inculturarsi nell’oggi. Così è per il “ritorno delle Vergini” (cap. IV), per l’apostolato sociale dei Predicatori Domenicani (si cita l’attuale maestro generale, Azpiroz Costa, che indica il compito attuale dell’ordine: «Predicare e contemplare il Vangelo in un mondo globalizzato»; p. 43), per i Francescani (nel novecento si ricordano Agostino Gemelli, frate minore fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Massimiliano Kolbe, conventuale e martire ad Auschwitz, e il cappuccino Pio da Pietrelcina; p.50), per le Clarisse (16mila con 1200 monasteri sparsi in una novantina di paesi; p.58), per i Gesuiti (con il 50% dei membri, più di ventimila, fuori dei paesi d’origine per la promozione della giustizia: ricordato il tributo di sangue pagato con l’eccidio del 1989 a San Salvador di padre Ignacio Ellacuria e di altri cinque docenti gesuiti per mano degli “squadroni della morte”; p. 83), per le Carmelitane (“tormentate” dalla separazione in casa tra 115 carmeli che conservano gli statuti primitivi e gli altri 744 che si rifanno al Vaticano II, ma anche “illuminate” dalla vicenda dell’ebrea convertita Edith Stein, la carmelitana morta ad Auschwitz con la stella di David; pp. 88-91), i Salesiani (cap. XV), i Comboniani (pp. 125-128), gli Orionini (pp. 136-139).

 

…AL SERVIZIO

DEL MONDO

 

Di grande interesse il modo con cui sono narrate le vicende che riguardano le donne consacrate. Quelle che hanno aiutato a superare l’inverno della Chiesa (i papi del 1300 per settant’anni ad Avignone e poi, per altri quaranta, nella morsa dello scisma): Caterina da Siena, Brigida di Svezia e le beghine (cap. VIII). Quelle dei “voti semplici” che hanno sofferto sulla propria pelle il “nuovo” che avanza nella società e quindi nella VC durante il periodo che va dal 1500 al 1700 (dalla Controriforma all’Illuminismo e alla Restaurazione): le Orsoline fondate da Angela Merici, le Visitandine fondate da Francesco di Sales, le Figlie della Carità fondate da Vincenzo de’ Paoli, le Figlie del Cuore di Maria fondate da Picot de Cloriviere, le congregazioni sorte grazie alla “marchesa dei poveri” Giulia Colbert di Barolo (vedi i capp. XII-XIV). Quelle che si sono situate negli avamposti del Vangelo: le 7 Suore Francescane Missionarie di Maria assassinate in Cina nel 1899 (pp. 128-131), Francesca Cabrini tra gli emigrati italiani («La vostra Cina sono gli Stati Uniti» le disse papa Leone XIII) (pp. 133-136), Armida Barelli e la lenta rivoluzione innescata dai nuovi istituti secolari (cap. XVIII), Madre Teresa “angelo per le strade di Calcutta” (cap. XIX).

Le religiose in particolare, ma non da sole, ci aiutano dunque a battere la via del rinnovamento. Svidercoschi, nel descrivere la VC al tempo del Vaticano II, afferma che essa «dava l’impressione di essere più che altro una “forza” di complemento, e quindi da tenere in riserva, da utilizzare per le emergenze» (p.10). Finito il concilio, venne fuori l’impreparazione della “base” a cambiare e l’esplosione del Sessantotto: una crisi «quasi purificatrice» dalla quale iniziò il vero rinnovamento. Ma il giornalista non ci nasconde le difficoltà: «la storia insegna che il rinnovamento della Chiesa passa attraverso gli ordini religiosi. Ma oggi, con il suo “esercito” di più di 800mila suore e monache e di 200mila religiosi, la vita consacrata saprà rinnovarsi? Saprà essere nuovamente fonte di spiritualità? Saprà affrontare le nuove sfide missionarie? E soprattutto, saprà testimoniare il Vangelo della fraternità e della solidarietà, in un mondo ormai così segnato dall’individualismo e dall’egoismo?».

La conclusione di questo libro (perché non regalarlo a novizi e novizie, studenti di seminario, giovani in formazione?) è una perorazione a separarsi dal modo senza però estraniarsi dal mondo: «perché, in questo tempo, ci sono tante donne e tanti uomini che cercano di capire il “mistero” che c’è nella loro interiorità, e dunque andrebbero maggiormente aiutati a ritrovare quanto meno una dimensione spirituale della vita. Per poi arrivare anche a ritrovare Dio».

 

M.C.

 

1 SVIDERCOSCHI G. F., L’esercito del papa. Monaci, frati e suore che hanno fatto la storia della Chiesa, Rai Eri–Ancora 2003, pp. 167, € 14,00. Il testo riprende la trasmissione di RadioDue (di ottobre-novembre 2003 all’interno del programma Alle otto della sera) e il suo autore si è avvalso della collaborazione di don Giancarlo Rocca, direttore del Dizionario degli istituti di perfezione.