ROSALIA RENDU SUGLI ALTARI

UNA SEMPLICE FIGLIA DELLA CARITA’

 

La chiesa si arricchisce dell'esempio di santità di suor Rosalia Rendu, che ha lasciato un segno indelebile tra la gente del suo tempo. Degna Figlia della carità ha saputo vivere fino in fondo l'amore evangelico verso tutti.

 

Domenica 9 novembre è stata elevata agli altari suor Rosalia Rendu, Figlia della carità di s. Vincenzo de’ Paoli, una donna amata da tutti, ricchi e poveri, attenta ai bisogni della sua gente, che aveva per chiostro le strade della città, per monastero la casa dei poveri.

Ma chi è suor Rosalia Rendu? Nasce a Confort, in Francia, il 9 settembre 1786, con il nome di Janne Marie Rendu; è la prima di quattro figlie. I genitori, piccoli proprietari montanari dalla vita semplice, godono di una certa agiatezza e di una reale stima in tutto il paese. Viene battezzata nello stesso giorno della sua nascita.

L’epoca storica nella quale nasce e cresce non  è delle più felici: quando raggiunge i tre anni di vita scoppia in Francia la Rivoluzione con tutte le sue conseguenze. Jeanne Marie, anche se piccola, capisce che sta succedendo qualcosa di grande attorno a lei. Quando la rivoluzione francese divenne anticlericale e si mise a perseguire la chiesa, la famiglia Rendu nascose, nonostante i rischi, i preti perseguitati, tra i quali il vescovo di Annecy che vi trova asilo sotto il nome di Pietro. È in quest’atmosfera di fede solida  continuamente esposta la pericolo  di essere denunciata, che Jeanne Marie viene educata. A 10 anni perde il papà, e a distanza di pochi mesi, anche la sorellina; questi lutti sconvolgono tutta la sua famiglia e in particolare lei che, cosciente della sua responsabilità di sorella maggiore, aiuta la mamma a crescere le altre due sorelle. Ci vuole tempo per riprendere il corso normale della vita dopo i fatti accaduti in famiglia e fuori, ma una volta calmati gli animi, la mamma di Jeanne si preoccupa della sua istruzione e così decide di mandarla a studiare presso le suore Orsoline a Gex. In questo luogo, dove vi rimane per due anni, scopre, passeggiando per la città, l’ospedale dove le Figlie della carità svolgono il loro sevizio verso i poveri e gli ammalati. Inizia così la ricerca della volontà di Dio in lei e, attraverso il tirocinio in questo luogo di sofferenza, sente crescere sempre di più che la chiamata di Dio a seguirlo seguendo le Figlie della carità. Ha solo 16 anni quando arriva alla casa madre delle Figlie della Carità a Parigi e qualche mese più tardi, a causa della salute malferma, viene mandata al quartiere di Mouffetard dove vi rimane per ben 54 anni.

Il quartiere di Mouffetard sembra essere il luogo più propizio per Jeanne Marie perché la sua sete di azione, di servizio, di dedizione, di carità, trovano in questo territorio, l’ambiente che fa per lei. È uno dei luoghi più poveri della Francia dove Jeanne Marie coglie subito tra la sua gente una miseria psicologica e spirituale, malattie, indigenza, abitazioni insalubri.

 

DIVENTA

SUOR ROSALIA

 

Janne Marie riceve il nome di suor Rosalia e nel 1807, insieme alle suore della sua comunità, con emozione e con grande gioia, s’impegna con voto al servizio di Dio e dei più poveri. Inizia così la sua vita di dedizione, di donazione totale verso quei fratelli bisognosi di tutto: cure, medicine, istruzione, assistenza sotto tutti i punti di vista. Per questo oltre che alla sua grande capacità di farsi dono d’amore verso tutti, mette in atto tutte le sue doti organizzative e apre un dispensario, in seguito una farmacia, una scuola, un orfanotrofio, un nido, un patronato per giovani operai, una casa per anziani. Ogni giorno, con qualsiasi tempo, suor Rosalia misura  a grandi passi le strade e i vicoli con la corona in  mano, pronta  sempre a incontrare Dio e i fratelli.

Ciò che colpisce di suor Rosalia ancora oggi è la sua fede, salda come una roccia  e limpida come una sorgente, una fede che le rivela continuamente il volto di Cristo; sperimenta così nel suo quotidiano la convinzione di San Vincenzo: «Dieci volte al giorno, andrete a visitare un povero, dieci volte vi troverete Dio…Voi andate in povere case, ma vi troverete Dio». È questa convinzione a sostenerla nella sua opera di carità, guidata continuamente da un’intensa vita di preghiera. Non ci poteva essere amore verso i poveri e i piccoli senza un ardente amore verso Dio. Così infatti la ricorda una suora: «Ella viveva continuamente alla presenza di Dio, anche se aveva una missione difficile da compiere, eravamo sicure di vederla salire in cappella o di trovarla in ginocchio nel suo ufficio».

Il suo rapporto personale quotidiano con il Signore la porta sempre di più a farsi dono e a mantenere viva la sua sensibilità verso tutte quelle situazioni che hanno maggiormente bisogno di attenzione e di cura. Uno dei suoi motti era «arginare la miseria per rendere all’uomo la sua dignità» e nei confronti dei poveri, qualunque essi siano, suor Rosalia osa mettere mano a tutto  con intelligenza e audacia: «Nulla la ferma quando si tratta di mettere o rimettere l’uomo in piedi».

 

IL SUO SEGRETO

LA VICINANZA AI POVERI

 

La straordinarietà di questa donna è che ha saputo vivere alla lettera le raccomandazioni dei fondatori, come scriveva infatti s. Vincenzo de’ Paoli: «Non devo considerare i poveri dal loro aspetto, né dalla loro apparenza… girate la medaglia, e vedrete con i lumi della fede che il Figlio di Dio ci è raffigurato da questi poveri… Egli non aveva quasi le sembianze d’uomo nella sua passione»  e santa Luisa de Marillac diceva che i «poveri bisogna amarli teneramente e rispettarli molto» e questo è ciò che suor Rosalia ha vissuto in tutta la sua vita spendendosi fino all’ultimo perché tutti trovassero la loro dignità di figli.

Non contestava l’ordine stabilito, non alimentava la rivolta, tutto questo non rientrava nel suo modo di fare e forse per questo era una grande donna stimata non solo dai poveri, ma anche da gente appartenente alle classi sociali più abbienti, che nel tempo contribuirono alle sue opere con un sostegno finanziario.

Infatti per lottare contro l’ingiustizia e la miseria, risvegliava la coscienza di coloro che hanno il potere o il denaro, lavorava all’istruzione dei bambini e dei giovani delle famiglie povere e, per rispondere all’emergenza, spingeva alla condivisione. Così si esprimeva: «Ci sono tanti modi di dare la carità. Il piccolo aiuto in denaro o in natura che diamo ai poveri non può durare a lungo, bisogna mirare a un bene più completo, più durevole: studiare le loro attitudini, il loro grado d’istruzione e cercare di procurare loro una lavoro per aiutarli a uscire dalle difficoltà».

Il suo segreto rimane la sua vicinanza ai poveri, la sua comprensione, il suo amore per loro e la sua fede che l’ha sostenuta fin dall’inizio delle sue opere. Un amore dunque che sa farsi attento a tutte le situazioni e i disagi che la sua gente vive. Suor Rosalia si schiera sempre dalla parte del più indifeso, di chi ha una vita da vivere fino in fondo, ma non possiede i mezzi per viverla in modo dignitoso. Si affianca come sorella, come madre, come amica, ai giovani del suo quartiere e con tenerezza e rispetto li accompagna personalmente, si preoccupa delle loro condizioni di vita, li sostiene, assicura il collegamento con la loro famiglia. Da buona educatrice chiede a ciascuno ciò che può mettere a servizio dei poveri: a uno la penna, all’altro l’attività, ad un altro la parola, a tutti, qualche momento per portare aiuti. Li educa, con cuore di madre, a mettersi al servizio degli altri, soprattutto dei più poveri, raccomandando loro la pazienza, l’indulgenza e la cortesia; così educava i suoi giovani: «Amate i vostri poveri, non accusateli troppo… ricordate che il povero è molto più sensibile ai modi di fare che agli aiuti che riceve». Attraverso il dialogo sincero a attendo con i suoi giovani, suor Rosalia riesce a instaurare rapporti significativi che rivelano l’amicizia  chiara e profonda che in breve tempo è riuscita a creare e a suscitare.

 

EDUCATRICE

DI CARITÀ

 

Suor Rosalia, da buona Figlia della carità, non distoglie mai lo sguardo dalla situazione sociale nella quale si trova a vivere: troppe inquietudini, disagi, bisogni di vario genere materiale e spirituale si presentavano continuamente davanti ai suoi occhi e di fronte a tutto questo lei si sente chiamata in prima persona. Accanto a lei anche altre persone sensibili, desiderose di dare una svolta ai disagi presenti nel territorio, con la sete di un mondo più giusto, si mettono insieme, ma hanno bisogno di una guida che sappia educarli e condurli sulla via della carità evangelica. Trovano in suor Rosalia un punto di riferimento importante: sarà lei infatti a insegnare loro la visita dei poveri a domicilio. Questi laici, sostenuti e guidati da suor Rosalia, imparano da lei come avvicinarsi ai poveri e agli ammalati, come rispettarli e come considerarli fratelli.

Suor Rosalia è per tutti un esempio vivente di come vivere la carità, nella buona  e nella cattiva sorte, anche quando la situazione sociale e politica del suo tempo si fa preoccupante: a costo di salvare una vita  rischia di perdere la sua, ma a più riprese afferma sempre che «una buona figlia si s.Vincenzo de Paoli non ha mai il diritto di mancare alla carità».

Tenace, ferma nelle sue convinzioni, e decisa fino in fondo soprattutto lì dove c’è una vita umana da salvare e da amare, ci sono molti esempi che ci ricordano l’intraprendenza di questa donna straordinaria: ne riportiamo alcuni che meglio ci aiutano a entrare nella sua spiritualità. Quando Parigi viene invasa di barricate, siamo a fine luglio del 1830, il popolo è furibondo; ci sono feriti, dispersi, tra cui un benefattore dei poveri. Suor Rosalia non si da pace finché non lo ritrova: lo scopre ferito, lo rianima ed è salvo grazie alla sua tempestività nel soccorrerlo. Al prefetto della polizia che vuole arrestarla perché molte persone trovano rifugio in lei, suor Rosalia risponde tranquillamente: «Signor prefetto, io sono Figlia della carità, cerco di soccorrere i poveri ovunque si trovino… Se un giorno fosse ricercato anche lei, io verrei in suo soccorso, glielo assicuro!»

È proprio questa determinazione, la sua libertà interiore, la sua fede semplice e tuttavia profonda, la sua capacità di amare tutti senza distinzione con uno sguardo attento e paziente verso i poveri, i bisognosi, a colpire le persone che le stanno accanto. Persone che trovano in  lei una presenza rassicurante e vicina, discreta e nello stesso tempo una presenza che sa farsi attenta e premurosa: non tralascia nessuno, non si dimentica di nessuno perché l’amore che sgorga da un cuore libero e aperto non può dimenticare le necessità dei fratelli e delle sorelle con cui si condivide la vita.

Quando un ufficiale chiede a suor Rosalia «chi è lei, sorella?», quando con tanta tenacia riesce a salvare un uomo da  una sparatoria, lei con molta tranquillità risponde: «Niente, signore, soltanto una semplice Figlia della carità». Sì, una semplice Figlia della carità che ha saputo vivere fino in fondo la spiritualità dei suoi fondatori, che ha saputo incarnare il dono totale di sé  a costo della vita; una Figlia della carità che ha lottato, sofferto, pregato, lavorato in tutti gli ambiti perché la miseria fosse arginata e ogni uomo ritrovasse la sua dignità di figlio di Dio. Dunque un altro grande esempio di vita è stato elevato agli altari per dire a tutta la chiesa l’unicità del messaggio di Cristo: amare con cuore indiviso per servire Dio e i fratelli.

 

Orielda Tomasi