UNA PATRONA PER GLI INFERMIERI

 

Gli infermieri italiani hanno ora una loro patrona: è sr. Agostina Pietrantoni (1864-1894). La

proclamazione è avvenuta con un decreto della Congregazione per il culto divino e i sacramenti con cui è stata riconosciuta “Santa Patrona degli infermieri d’Italia”. A darne l’annuncio alla superiora provinciale delle Suore della Carità di Sant’Antida, istituto a cui la santa apparteneva, è stato il cardinale vicario Camillo Ruini, in data 20 maggio 2003. «Auspico – ha scritto il cardinale – che tutti gli operatori del mondo sanitario riconoscano in santa Agostina una figura ispiratrice e una testimone esemplare per la loro professione. Ricorrendo alla sua intercessione, potranno trovare sostegno e aiuto nel loro impegno al servizio degli ammalati».

Sr. Agostina era entrata nella congregazione delle suore della Carità di Sant’Antida il 23 marzo 1886. Inviata come infermiera nell’ospedale “Santo Spirito” di Roma, si occupò dei bambini malati e abbandonati; successivamente le fu affidato il reparto dei tubercolotici. I tempi erano difficili. Nella società serpeggiava un clima sempre più pesante nei confronti della Chiesa e l’anticlericalismo assumeva spesso forme di aperta ostilità che, nell’ospedale Santo Spirito sfociarono nell’espulsione dei sacerdoti Concezionisti, dopo 322 anni di ininterrotto servizio. Anche sr. Agostina divenne bersaglio di frequenti attacchi e di aperte minacce. Le suore non furono allontanate, a condizione però che non parlassero di Dio ai malati e tanto meno che li facessero pregare.

Occupandosi dei malati di tubercolosi, finì anche lei col contrarre la malattia, ma si rifiutò di cambiare servizio preferendo continuare a prodigarsi là dove il Signore l’aveva posta.

Nel reparto c’era un malato, certo Romanelli, che, forse anch’egli avvelenato dal clima di anticlericalismo diffuso ormai ovunque, non cessava di gettare sulla suore sospetti, accompagnati da minacce, provocazioni e offese di ogni genere. Qualcuno aveva messo in guardia sr. Agostina da quel tipo che lei tuttavia continuava a servire con ammirevole carità. La tragedia si compì il 13 novembre 1894. Mentre esercitava come al solito il suo servizio, lungo una corsia fu affrontata dal Romanelli che le si scagliò contro colpendola più volte. Sr. Agostina cadde a terra in un mare di sangue; morì chiedendo perdono per il suo assassino.

In un baleno la notizia fece il giro dell’ospedale e della città di Roma. La gente non ebbe esitazione a definirla subito “martire della carità”. Paolo VI la proclamò “beata” il 12 novembre 1972 e Giovanni Paolo II la elevò alla gloria degli altari il 18 aprile 1999. Al titolo di “martire della carità” ora la Chiesa ha voluto aggiungere quest’altro: “Patrona degli infermieri italiani”.