RICCHEZZE DELLA LECTIO DIVINA

RESPIRO DELL’ANIMA

 

I quattro movimenti che caratterizzano la lectio divina e le disposizioni per praticarla. Essa ha bisogno soprattutto dell’humus dell’umiltà se si vuole che la Parola produca frutti abbondanti. Solo la persona raccolta riceve e solo nel silenzio si ascolta il battito del cuore di Dio.

 

Il tempo liturgico di Avvento, ormai vicino, ci invita a vivere più intensamente la preghiera contemplativa, sull’esempio di Maria, in attesa della venuta di Gesù nel Natale. Uno strumento privilegiato per dare profondità a questa esigenza è senza dubbio la lectio divina. Come intenderla, come praticarla? A questo scopo ci sembrano quanto mai utili le considerazioni che l’abate generale dei cistercensi, dom Bernardo Olivera propose alcuni anni fa in una delle lettere di inizio anno, scritta con uno stile originale che ricorda quello degli antichi padri del deserto. Pur essendo trascorso vario tempo da allora, le riflessioni che egli propone conservano intatta la loro attualità e freschezza e pensiamo siano di aiuto anche ai nostri lettori.

 

Preludio

 

Lo Spirito ha ispirato le Scritture, perciò: è presente e parla attraverso di esse. Se le inspira, egli anche le espira. Le Scritture ispirano vita mediante l’ispirazione dello Spirito, per questo sono il respiro del monaco cristiano. Tutto ciò che è contenuto in questo libro vivente converge verso Cristo. Le divine Scritture sono un unico libro: Cristo. Egli è Parola essenziale, viva ed efficace. Tutte le Scritture indicano il mistero: di Cristo prefigurato nell’Antico Testamento e presente nel Nuovo, interiorizzato da ogni cristiano e consumato nella gloria.

Siccome Dio è infinito, anche la sua Parola è infinita: la Scrittura racchiude infiniti misteri, il suo significato è insondabile. Il significato letterale del testo è sempre il punto di partenza: la lettera rivela i fatti e presenta le persone, la storia ne è il fondamento. Lo Spirito ci conduce al di là della lettera, la nostra vita teologale ci apre le porte del significato: allegorico, costruendo la fede mediante la scoperta di Cristo e della sua Chiesa; topologico, insegnandoci ad agire nella verità dell’amore; analogico, mostrandoci e portandoci verso ciò che ardentemente desideriamo.

Il Vangelo è la bocca di Cristo, sempre pronta ad offrirci il bacio dell’eternità. Il Vangelo è il corpo e il sangue di Cristo: pregarlo e viverlo vuol dire mangiare e berlo. Il Vangelo è la potenza di Dio poiché ci mostra la via e ci dà la forza di seguirla. Qui si trova la vera vita e il mio spirito non ha né desidera altro che una lettura orante di questi misteri.

La Chiesa è l’unica cassa di risonanza della parola di Dio. Poiché è il corpo di Cristo, essa è anche la Parola. La Scrittura ci dona la vita nello Spirito, quando è ricevuta nel contesto della tradizione e del magistero.

La nostra lectio divina deve prolungare la Parola oltre la liturgia per prepararci a una più fruttuosa celebrazione dei misteri. Il cenobita comprende il profondo significato della Parola solo se è in viva comunione di cuore con i suoi fratelli. La conversatio monastica crea un clima biblico che permette a ciascuno e a tutti di essere protagonisti nel dialogo di salvezza.

L’humus dell’umiltà costituisce il buon terreno in cui la Parola produce frutti abbondanti. Solo la persona raccolta riceve; solo nel silenzio si ascolta il battito del cuore di Dio.

Noi parliamo a Dio quando preghiamo con amore, noi ascoltiamo Dio quando leggiamo la sua Parola con fede. Se rimarremo “inchiodati” al Libro con perseveranza e assiduità nella lectio, allora comprenderemo la follia del buon Dio. Per conoscere Cristo crocifisso dobbiamo essere crocifissi al mondo. “Ecco, possa Dio scrivere in me ciò che egli vuole” ha detto Maria. Se il cuore è una lettera scritta da Dio, tutte le lettere di Dio risuonano nel cuore. Colui che vive la Buona Novella offre al mondo delle ragioni per vivere e morire.

 

Primo movimento

 

La lectio divina è: una lettura meditata, soprattutto della Bibbia, prolungata nella preghiera contemplativa; una lettura che riguarda Dio fatta con gli occhi di una sposa e con il cuore della Chiesa; una lettura fatta gratuitamente per ricevere gratuitamente l’autore della grazia; una lettura trasformante che ci evangelizza, rendendoci evangelizzatori; una relazione interpersonale nella fede e nell’amore con Cristo che ci parla nello Spirito che ci insegna e sotto lo sguardo del Padre che ci guarda; un pellegrinaggio di parole verso il mistero della Parola; una lenta assimilazione della Verità che salva stando in dialogo col Salvatore; una fede innamorata che cerca il volto di Dio per anticipare ciò che è ardentemente desiderato; un’immersione, compenetrazione, divinizzazione, un’emersione.

La lectio è divina: perché Dio è letto nella sua Parola e con il suo Spirito; perché siamo portati davanti al mistero ed esso è reso presente al cuore; perché si ascolta Dio che parla e si gode della sua presenza.

Siccome la lectio divina è dialogo, essa è perciò ricezione, dono di sé e comunione. Ricezione mediante l’attenzione e la riflessione, dono di sé attraverso la nostra risposta, comunione mediante l’incontro.

Maria di Nazaret, nel dialogo con Gabriele, ci offre un affascinante esempio di una lectio veramente divina.

Poiché la lectio divina è vita, essa è anche movimento. Movimento che si può discernere in quei diversi momenti: lettura, meditazione, preghiera, contemplazione… è ciò che normalmente avviene quando diamo tempo affinché avvenga.

La gratuità della lectio divina è diversa dall’utilità dello studio. Lo studio abilita a padroneggiare la parola, la lectio divina si arrende e si abbandona ad essa. La lectio divina differisce anche dalla lettura spirituale. Questa può avere come scopo l’acquisizione di conoscenze, la formulazione di convinzioni o lo stimolo per un generoso dono di sé. Lo scopo della lectio è invece l’unione con Dio nella fede e nell’amore.

 

Secondo movimento

 

La lectio divina di solito non è subito gratificante. È un processo attivo e passivo di lunga durata. Non si matura il giorno dopo la semina. Il baco non si trasforma immediatamente in una farfalla. Non c’è nulla di così purificante come sopportare il silenzio della Parola. Ma chi sa come aspettare ha la ricompensa. Se ci si lascia possedere dalla Parola, si ascolterà anche il suo silenzio.

Nella lectio divina c’è spazio anche per i Padri della Chiesa e di Citeaux; i loro scritti confermano e amplificano il messaggio biblico; per il loro spirito cristiano, essi sono sicure guide di una corretta interpretazione; e con la loro santità di vita, essi ci insegnano a vivere e ci aiutano a fare comunione con lo Spirito Santo.

Altri libri sono utili nella misura in cui ci permettono di assimilare il mistero ed essere trasformati in esso. Se un principiante dice: per me ogni cosa è lectio divina, vuol dire che per lui essa è insignificante.

 

Terzo movimento

 

Fate attenzione: è Dio che desidera parlarvi e attende la vostra risposta. Le varie esperienze o momenti della lectio divina si uniscono in un solo movimento dello spirito. Essi possono coesistere e sovrapporsi reciprocamente, possono anche alternarsi in modo sempre cangiante. Il pedone fa molti movimenti ma tutti convergono verso la stessa azione: camminare. La pratica assidua allenta la rigidità. Colui che si esercita poco aumenta la rigidità e compie pochi progressi. Chi non si esercita non avanza.

La lectio divina è per il monaco e la monaca una pratica quotidiana a un’ora privilegiata, ogni volta che è necessario intrecciare un dialogo con il più fedele degli amici.

 

Lettura

 

La lettura è una forma di ascolto che permette di poter sempre tornare a ciò che si è ascoltato. E ascoltare è essere e lasciar essere. Senza l’ascolto non esiste relazione interpersonale.

Se leggete per leggere e non tanto per aver letto, allora la lectio è serena, riposante e disinteressata. Non perdete tempo nel cercare un testo che vi piace, scegliete il testo in anticipo, forse quello delle letture liturgiche del giorno, oppure seguite qualche tema, o una lettura continua della Bibbia. Lo stolto cade nella tentazione di dire: io conosco già questo testo. Il saggio sa che conoscere la formula chimica dell’acqua è una cosa, e un’altra è gustare l’acqua in un giorno d’estate. Se non capite ciò che leggete, chiedete al Signore di aiutarvi a comprenderlo. E voi potete aiutare il Signore: leggendo il testo nel suo contesto, confrontandolo con i testi paralleli, trovando le parole chiave, individuando il messaggio centrale. Se avete letto bene, allora sarete in grado di dire ciò che il testo significa.

 

Meditazione

 

Meditare è masticare e ruminare. A questo scopo occorre: ripetere, riflettere, ricordare, interpretare, penetrare. Uno che medita così la parola di Dio viene trasformato secondo la Parola e diventa un mediatore della Parola.

Se il testo letto non vi dice niente, amate la Parola al di là delle parole e non esitate a consegnarvi ad essa senza riserve. E se il testo dice delle cose ardue e le riferite al vostro prossimo, cercate di rileggerle in prima persona.

Non esiste meditazione senza distrazione. Ritornate allora alla lettura. Concentratevi sulle parole chiave. Se il testo parla al vostro cuore, allora avete raggiunto e ricevuto un prezioso frutto di meditazione.

 

Preghiera

 

La preghiera durante la lectio divina può assumere varie forme: lode, domanda, ringraziamento, compunzione… Dopo aver ascoltato leggendo e meditando, ora potete parlare nella preghiera. Se conoscete ciò che il testo dice e ciò che dice a voi: che cose dite a lui?

Il silenzio può anch’esso essere una risposta, sia per chi prega, portato fuori di sé, sia per lui che conosce tutto.

 

Contemplazione

 

Contemplare vuol dire trovare delizia nel tempio che è il Cristo risorto. Contemplare è incontrare la Parola, al di là delle parole. È vivere nel Risorto, radicati nella realtà presente di questa terra, ma raggiungendo l’al di là dei cieli.

La contemplazione è visione. Il contemplativo vede la risurrezione nella croce, la vita nella morte, il Risorto nel Crocifisso. La contemplazione è la sete dovuta all’apparente assenza o la sazietà della mutua presenza. Il contemplativo non trova parole, semplicemente perché egli sa.

 

Quarto movimento

 

Collatio: è contributo o provvista, confronto o dialogo. Consiste nel provvedere combustibile per la meditazione, fuoco per la preghiera, luce per la contemplazione, motivazione per l’agire…

Azione: si riferisce prima di tutto alla conversione del proprio cuore, comportandosi come discepoli e sotto la disciplina della verità rivelata per la nostra salvezza.

Collaborazione: ogni buona opera è in collaborazione con l’Uno che compie tutte le cose bene. Colui che collabora con lui lavora e prega con tutti.

 

Postludio

 

La Bibbia non ha solo lo scopo di parlarci di Dio ma di trasformarci a immagine di Cristo. La Scrittura è la parola che informa, dandoci la forma di cristiani. La concezione verginale della Vergine Madre è un mistero di redenzione e anche un modello da imitare: concependo la Parola nel suo cuore, abbracciando la volontà del Padre, ci rende fratelli, sorelle e madri.

La Parola e le parole sono per l’uomo e non l’uomo per le parole, perché l’uomo è per la Parola. Colui che ha progredito nella lectio divina sente minor bisogno di parole e maggiormente della Parola. Chi è stato trasformato dalla Parola è capace di leggerla negli avvenimenti di ogni giorno e in quei segni dei tempi che sono voci di Dio manifestati attraverso le più profonde aspirazioni umane.

Colui che ha colto la verità scolpita nel più profondo del proprio cuore non dipende dal sacro testo e diventa per gli altri una Bibbia vivente. Se volete conoscere e raggiungere Cristo vi arriverete molto più presto seguendo lui che non leggendo cose su di lui.

Voi sapete che uno dei nostri “vizi” capitali è l’attivismo. Abbiamo a che fare con un vizio pernicioso, poiché sconvolge l’ozio monastico, distrugge il desiderio della vita eterna, interferisce nella continua ricerca del volto di Dio e in definitiva altera la natura stessa della vita contemplativa.

Conosco un’arma potente con cui combattere e vincere questo attivismo quanto mai innaturale: l’alternarsi equilibrato tra lectio divina, liturgia e lavoro. E il modo migliore per salvaguardare questo equilibrio è dare alla lectio divina un posto di priorità. Credete agli esperti.