PERCHÉ E CHE COSA È IL FONDAMENTALISMO?

UN FENOMENO CHE MINACCIA TUTTI

 

Il fondamentalismo non è ristretto agli stati islamici o al mondo americano, ma è presente quasi ovunque nel mondo. Ci sono tuttavia forme diverse di fondamentalismo con tratti che le differenziano profondamente. Ma cos’è e da dove nasce il fondamentalismo?

 

Oggi si parla molto di fondamentalismo e non sempre si coglie il senso di questo termine. Sembra pertanto opportuno approfondirlo un po’.

Il fenomeno non è nuovo: una quindicina d’anni fa si parlava di integrismo in ambito cattolico e ci si riferiva a mons. Marcel Lefevre e al suo seminario d’Ecône, a quel movimento tradizionalista e anticonciliare che nel 1989 ha portato al più recente scisma della chiesa. Oggi si parla piuttosto di fondamentalismo. Questo è certamente dovuto ai fondamentalisti islamici che da una dozzina d’anni insanguinano l’Algeria e ai kamikaze che in una mattina di settembre di due anni fa hanno portato due aerei a cozzare contro le Torri del World Trade Center di Manhattan a New York.

 

MOLTE SPECIE

DI FONDAMENTALISMO

 

Sull’onda della reazione a quella incredibile catastrofe, abbiamo scoperto che non c’è solo il fondamentalismo islamico, ma che in modo quasi speculare, esiste un fondamentalismo protestante che ha una reale influenza nell’amministrazione Bush in USA, come già al tempo del presidente Ronald Reagan. Il fondamentalismo ha preso forza e ha cominciato ad esercitare un’influenza nel mondo della politica americana in concomitanza col fenomeno, inatteso, del “ritorno del sacro” nei primi anni 1980.

Gli specialisti del fenomeno religioso sanno che il fondamentalismo non è ristretto agli stati islamici o al mondo americano, ma è presente quasi ovunque nel mondo. Se ne parla molto anche se le sue motivazioni sono però ancora abbastanza sconosciute. Noi conosciamo quei “pazzi di Dio”, i kamikaze, che hanno sacralizzato il terrorismo e il martirio, e finiamo per dimenticare che esiste anche un fondamentalismo moderato, tanto sul piano religioso che politico, nel mondo cattolico come nel mondo protestante.

Come possiamo spiegare il fascino che queste forme, soprattutto quelle estreme, esercitano su tanta gente? Dobbiamo fare attenzione a non confondere i fondamentalisti violenti con quelli moderati che cercano ancora di ragionare e sostengono razionalmente le loro posizioni, né quelli di estrazione protestante con quelli cattolici e quelli islamici. Anche se appaiono insieme sulla scena del mondo, essi hanno tuttavia ragioni e motivazioni diverse. Le convergenze non mancano, ma ci sono tratti che li differenziano profondamente. In questa sede vogliamo toccare i fondamentalismi d’origine protestante e musulmana o islamica.

 

ANTI-INTELLETTUALISMO

E ANTI-MODERNITÀ

 

Ogni forma di fondamentalismo nasce e si esprime come la reazione di difesa del mondo religioso nei confronti del mondo moderno secolarizzato, nel quale Dio diventa sempre più assente. Il fondamentalismo si presenta alla fine del secolo XIX e inizio del sec. XX nel campo del rapporto delle sacre Scritture (anzitutto la Bibbia, ma anche il Corano) con le scienze, quali la storia, la critica letteraria, la fisica e l’astronomia ecc. Il fondamentalismo è una forma di difesa dei fondamenti della fede che devono essere rispettati, che non possono essere sottomessi alla critica della ragione. Esso vuole garantire la sicurezza dei riferimenti di fede, di cui l’uomo sente il bisogno, soprattutto nei tempi di transizione collettiva. È quindi anzitutto un atteggiamento di difesa. Bibbia e Corano per i fondamentalisti non possono essere considerati libri da sottoporre a discussione, ma da leggere integralmente e con grande rispetto, libri da accettare senza metterli in discussione.

Vediamo subito una grande differenza con i difensori della Tradizione che, pur conservatori, ammettono la possibilità di confrontare il dato rivelato con le scienze moderne anche se poi confutano ogni dato della scienza moderna e non se la sentono di accoglierlo. Si pensi a un Karl Barth nel campo protestante e al fissismo cattolico che discuteva ogni proposta evoluzionista concludendo sempre con la riaffermazione del dato biblico. Invece il fondamentalista rifiuta alla scienza ogni diritto di dire la sua e alza immediatamente delle barriere che impediscono ogni discussione e ogni dialogo e rifiutano la stessa possibilità del confronto.

All’inizio queste barriere si presentano come una linea di demarcazione all’interno del campo protestante o del campo musulmano, ma si trasformano in trincee di guerra aperta quando i fondamentalisti pretendono di imporre la loro visione a livello di società civile. Abbiamo così degli ostracismi intollerabili e soprattutto dei tentativi di imporre Dio a chi non lo vuol riconoscere.

 

LA DOMANDA

CRUCIALE

 

La domanda cruciale del fondamentalismo che è all’origine della sua reazione violenta è la seguente: Perché il mondo va male? E la risposta dei fondamentalisti è perché i diritti di Dio non sono più riconosciuti e rispettati dagli uomini d’oggi. Questa domanda potrebbe trovare tante altre risposte, pur parziali e limitate ma vere, di tipo economico, politico, sociale, senza andare subito a mettere di mezzo Dio. Ma i fondamentalisti non tengono in conto le mediazioni, e vanno dritti alla causa prima, ignorando le cause seconde. Per questo la contestazione fondamentalista ha sempre una connotazione escatologica e apocalittica: siamo allo scontro finale di Armaghedon (Ap 16,16), tra i buoni e i cattivi. E questo spiega la violenza a cui essi ricorrono: si tratta di accelerare la venuta del regno di Dio. Questo si vede chiaro nel mondo islamico, ma anche nel mondo protestante anglosassone e, in particolare, oggi se ne sente l’eco nell’entourage del presidente George W. Bush e nella facilità e convinzione con cui si afferma l’esistenza di un “asse del Male”, di un “impero del Male” che deve essere condannato a morte. Altrettanto fondamentalisti sono i predicatori protestanti e molte sette che nascono nel mondo protestante americano.

Fondamentalisti islamici e protestanti non devono essere trattati alla stessa stregua. Nella maggioranza dei paesi islamici non c’è separazione tra la sfera politica e quella religiosa, per cui i fondamentalisti vorrebbero vedere ovunque dei regimi teocratici dove Dio ritrovi tutti i suoi diritti, dove ci sia la legge islamica esattamente e puntualmente applicata. Vorrebbero inoltre islamizzare la modernità e non raramente questo mette i fondamentalisti in rotta di collisione con il clero islamico.

In regimi democratici di tipo occidentale, vedi USA e altri, i fondamentalisti si danno da fare per mettere in piedi dei governi eletti con il mandato di arginare il permissivismo morale e di sostenere con una legislazione favorevole la famiglia, la scuola, la società ecc. Gli stessi leader sono attesi praticare o, per dirla più chiaramente, ostentare un’inequivocabile religiosità. Tutti sanno o devono sapere che il presidente Bush e il suo entourage governativo pregano prima delle sedute di lavoro. Niente di male. Ma come mai ne vengono fuori delle guerre?

 

UNA LUCIDA

SCHIZOFRENIA

 

Non ci si lasci ingannare: il fondamentalismo non intende abbandonare le acquisizioni della società moderna per tornare all’età primitiva. Ben il contrario. Esso può convivere con la modernità economica, con la razionalità e tecnologica che gli servono per islamizzare o cristianizzare la modernità. Molti fondamentalisti islamici vengono dalla fascia intellettuale, sono ingegneri, medici, avvocati e professionisti. Un ultraliberalismo economico può perfettamente coesistere con un grande rigorismo in materia di morale, perché si conta sulle virtù individuali per far regnare la giustizia e la felicità. Ruolo dello stato non è quello di promuovere la crescita economica, ma quella dei valori morali.

Questo è facilmente verificabile nel mondo islamico, ma anche nel mondo anglosassone ci sono uomini d’affari sono delle persone praticanti, osservanti della legge fino a sembrare esagerati. Ma poi non si preoccuperanno di cambiare il sistema liberale o capitalista neppure davanti alle più evidenti ingiustizie inflitte ai poveri. Faranno delle grosse elemosine e beneficenze … ma non toccheranno la struttura, si potranno convertire al Vangelo senza mai essere sfiorati dal desiderio di toccare la struttura sociale. Tra gli islamici si parlerà di applicare i principi di un’economia islamica, ma questa sarà basata sulle virtù degli agenti economici. Le responsabilità saranno affidate a dirigenti devoti e pii, nella convinzione che, per questo, saranno infallibilmente candidati al successo. La convinzione è confermata dalla constatazione che tanti altri sistemi (di ispirazione marxista o pan-arabica) hanno fatto fallimento e che molte democrazie sono bacate.

Una delle caratteristiche del fondamentalismo è la convinzione che Dio deve benedire chi osserva la sua legge. Patrick Claffey la chiama “la teologia della prosperità o l’evangelo della fede” (Spiritus, 171, p. 194). La troviamo diffusa in Africa nelle sette provenienti dal protestantesimo, oltre che nella società islamica. Essa si sta rapidamente diffondendo proprio in questo tempo in cui, paradossalmente, l’Africa sta sprofondando nel sottosviluppo. Per questo c’è da temere che il fondamentalismo islamico trovi ascolto e penetri nelle masse dei diseredati e possa diventare una nuova frontiera del terrorismo internazionale. Non per nulla il presidente Bush ne ha fatto un punto centrale della sua recente visita in Africa.

 

ALLE RADICI

DEL FONDAMENTALISMO

 

Non c’è dubbio che il fondamentalismo trova la ragione del suo successo negli insuccessi della modernità. Dove regimi di genere marxista o democratico o pan-arabico non sono riusciti a gestire con successo la transizione alla modernità o la coesistenza con essa e, in particolare, dove non sono stati capaci di mettere sotto controllo i fenomeni dell’urbanesimo e del proletariato urbano, il fondamentalismo ha avuto facile gioco promettendo conforto e sicurezza in cambio di una indiscutibile fedeltà ad Allah e all’islam. Anche in USA, dopo il disastro delle Torri di Manhattan si è sentito frequentemente questo tipo di discorso: tutto questo è accaduto perché siamo stati infedeli a Dio, come del resto si può leggere (evidentemente in una lettura fondamentalista) anche nella Bibbia: Dio benedice i giusti e castiga i colpevoli che non vivono nella giustizia, ma nel peccato.

In questi casi il fondamentalismo offre certezze e assicurazioni a un mondo che non ne ha più alcuna da offrire. E non hanno vergogna di cadere in palesi contraddizioni, così come non si lasciano complessare dalla scienza. Non è mancato chi ha affermato che la NASA, l’ente spaziale americano, ha le prove della verità dell’islam! Di questo passo, secondo noi, si rischia il ridicolo, ma finalmente non ci si fa più caso! Consola il fatto che anche la scienza a volte si è inventata delle risposte che non hanno che la finalità di dare un senso (comunque sia) alla gente del mondo moderno.

Ci sono vari tipi di modernità: c’è quella politica, quella scientifica, tecnologica, intellettuale, culturale, etica, che vengono assimilati a velocità variabili secondo le persone. Ci sono certi che sono entrati nella modernità per quello che concerne il mondo delle scienze esatte, ma non altrettanto in quello della religione nel quale sono ancora legati a delle credenze degne di un bambino.

Così certi fondamentalisti possono essere moderni, modernissimi, in economia e in gestione aziendale, ma altrettanto in ritardo nello sviluppo della ragione critica, nella valutazione delle affermazioni della religione, della Tradizione e della Scrittura. In generale i professionisti fondamentalisti preferiscono evitare questo passaggio alla fase critica in materia religiosa e lo giustificano con un argomento che a noi pare incredibile, ma che ai loro occhi diventa addirittura espressione di pietà: non sarebbe forse un orgoglio dissennato voler misurare col metro della ragione umana la rivelazione che viene da Dio?

In ultima istanza il problema dei fondamentalisti è il seguente: Chi può piacere a Dio? L’individuo che piega il capo nell’obbedienza assoluta e fa tacere la ragione davanti alla fede, oppure colui che cerca di comprendere con il dono della ragione ? Chi dà più gloria a Dio: l’uomo che si piega davanti a Dio o l’uomo vivente che ha il piacere di usare la sua ragione magari anche contro Dio?

Certamente i fondamentalisti non esitano un istante a escludere da sé, dagli altri e dalla società, anzi dal mondo intero qualsiasi affermazione che vada contro Dio. Oltre all’ignoranza del principio di ragione critica, i fondamentalisti ignorano in modo pacchiano la parabola della zizzania e del grano, destinati a coesistere fino all’ultimo giorno, non per l’infelicità dell’uomo, ma per il bene della condizione umana.

 

Gabriele Ferrari s.x.

 

1 Le seguenti note si ispirano a quanto ha scritto Jean-Louis Schlegel, insegnante di sociologia delle religioni, su la rivista francese Esprit n. 171, giugno 2003.