UN TRAPIANTO RIUSCITO

 

Madre Teresa, col suo sottile umorismo, diceva che la gente scriveva su di lei ed era informata sul suo conto più di quanto ne sapesse lei stessa! Siamo invitati ad avvicinarci dunque a questo nuovo libro,1 per scoprire se questa rilettura della sua vita contribuisca in qualche modo a penetrare nell’affascinante mistero di una donna che sembra catapultata nella modernità da un altro mondo, donna che nell’occidente vedeva soprattutto una tremenda povertà spirituale.

 

UNO SGUARDO ASSETATO

DI MORTE E DI VITA

 

Il testo della giornalista Di Lorenzo conferma innanzitutto la forza evangelizzante della fondatrice delle Missionarie della Carità, confermata dalla perseveranza con cui dal 1950, anno del riconoscimento diocesano della congregazione, ha fatto nascere e crescere sempre nuovi rami nell’albero dell’istituto (che oggi conta 5.000 membri in quasi 700 case, i “tabernacoli” disseminati in ben 130 nazioni del globo). Questa forza nasce dalla austera e forte educazione ricevuta dalla madre, Drane Bernai, e si compie in una ispirazione – collegata al grido di Gesù in croce, Ho sete (Gv 19,28) – venuta a darle occhi nuovi con i quali guardare l’umanità: deve dissetare i poveri per dissetare Gesù. Il 10 settembre 1946 su un treno fa l’esperienza della “chiamata nella chiamata” – abbracciare Gesù crocifisso nella carne dei più poveri dei poveri, soprattutto di coloro che vivono l’agonia finale –, l’evento che diventa scopo della sua comunità: spegnere l’infinita sete di Gesù sulla croce per amore e per le anime.

 

UN SORRISO

CHE COPRE SOFFERENZA

 

Il libro conferma, ed è il secondo tratto che emerge, come a tale chiamata sulla strada corrisponda una adeguata sofferenza: scrive nel 1958 Madre Teresa che il suo sorriso è«un grande mantello che copre una moltitudine di dolori» (p. 122). Si tratta del senso del vuoto, del sentimento dell’assenza di Dio, di un tunnel in cui non penetra luce. Come se ella dovesse sperimentare perfino la tetra solitudine interiore e psicologica dei poveri. Inizia anche ad accumulare incomprensioni: accusata di essere esibizionista in cerca di prestigio personale, di amministrare fiumi di denaro senza controllo, di essere troppo dura con le sue suore costringendole a una vita di privazioni, di limitarsi a soccorrere i poveri senza eliminare la causa della povertà, di accettare denaro da personaggi discutibili, di propugnare una dottrina cattolica retriva, dal sapore preconciliare, soprattutto in merito a temi come l’aborto e la contraccezione.

A queste critiche risponde mostrando semplicemente un segno: Cuore puro, Nirmal Hriday, la casa in Kalighat Road a Calcutta. L’intenzione è quella di accompagnare i moribondi a morire in pace con Dio. Da tale esperienza nasce l’incessante invito della Madre alle sue figlie a vivere come in un “tabernacolo”: «…siamo chiamate a vedere la presenza di Gesù soprattutto sotto la specie del pane, e a toccarlo nel corpo deformato dei poveri. … Per quanto sta a noi non dobbiamo mai separare l’eucaristia dai poveri e i poveri dall’eucaristia… Egli (Gesù) placa la mia fame di lui, e adesso io parto per placare la sua fame d’anime e d’amore… Contempla l’umiltà di Dio. Egli si è fatto l’affamato per placare la fame divina con il nostro amore e il nostro servizio».

 

UNA PREGHIERA FONTE

DI PARRESIA EVANGELICA

 

Nell’ultima lettera alle suore pennella la sua consegna con poche parole: «dire sì a Gesù e correre in fretta a servirlo nei più poveri dei poveri…Facciamo in modo che la nostra gratitudine sia il nostro fermo proposito di spegnere la sete di Gesù, con la nostra vita di vera carità». La povertà di san Francesco, lo spirito di preghiera di san Benedetto, l’obbedienza di sant’Ignazio (la radice gesuita di Madre Teresa e l’influenza di membri dell’ordine ignaziano sono ben evidenziati nel libro, pp. 49 e ss.), la devozione al Cuore Immacolato di Maria unita a quella della medaglia miracolosa di Caterina Labouré. Ecco una miscela esplosiva carismatico-devozionale che però non le impediva di dialogare, in compagnia ecumenica senza scopi proselitistici, con tutte le persone di buona volontà, vivendo in sobrietà ed essenzialità a favore di coloro che sono talmente deboli e fragili da non riuscire ad alzarsi in piedi e reggere una canna da pesca per procurarsi il cibo.

Il suo segreto – è l’ultimo tratto che enucleiamo dallo scritto – è stato non tanto la gestione della personale “notte oscura” quanto lo stile di preghiera, perché solo pregando permetteva a Dio di mettere il suo amore nel proprio cuore per poter amare i poveri realmente. La preghiera Memorare, attribuita a san Bernardo e recitata per nove volte di seguito dalla Madre in casi di particolare necessità, sembra essere al fondamento della guarigione di Monika Besra (giovane madre indiana affetta da un tumore uterino), il miracolo necessario per poter procedere alla beatificazione (pp. 116-119).

Questo spirito di orazione le ha dato il coraggio di difendere la sacralità della persona in maniera sbalorditiva, sia al momento di ricevere il premio Nobel per la pace (1979), sia aprendo le prime case per persone colpite da AIDS in occidente, sia nel tentativo abortito di entrare in Cina. La preghiera ci ha consegnato una personalità dotata di grande franchezza e, talvolta, di furba sfrontatezza: segno dell’apertura all’azione dello Spirito Santo che libera il cuore umano per inviarlo a liberare i fratelli più piccoli. Contemplativa in azione, annunciava quel Gesù che un giorno, in relazione a quanti hanno operato misericordia nei confronti dei più piccoli della storia (Mt 25,40), disse: L’avete fatto a me. In inglese suona così: You did it to me. La Madre lo ripeteva mostrando la mano così piena di rughe e così tenera coi poveri.

Ci sembra bello ricordarla con lo stupore che ha portato Pier Paolo Pasolini, scrittore laico e maledetto, a descriverla trasfigurandola così in un suo diario di viaggio (Odore dell’India, 1962): «Suor Teresa è una donna anziana, bruna di pelle, alta, asciutta, con due mascelle quasi virili e l’occhio dolce, che dove guarda vede e ha nei tratti impressa la bontà vera. Devo dire che mai lo spirito di Cristo mi è parso così vivido e dolce. Un trapianto splendidamente riuscito».

 

M.C

 

1 DI LORENZO M., Madre Teresa. Lo splendore della carità, Milano 2003, Paoline Editoriale Libri, collana “I Radar”, pp. 169, € 8,50.