PADRE PIERRE SCHOUVER AGLI SPIRITANI

AMARE NELLA VERITÀ

 

Al consacrato è richiesta una grande coerenza di vita e nella pratica dei voti. La castità, se si vuole essere coerenti con ciò che si proclama, deve essere vissuta nella gioia. Importanza della formazione, anche psicologica, per una crescita serena e armoniosa.

 

La ricchezza della nostra affettività e la nostra capacità di amare si esprimono in una quantità di relazioni, sia nella vita di comunità sia nei rapporti che si intrecciano con i propri impegni apostolici, in quanto testimoni del Vangelo. Ciò che conta per un apostolo di Cristo è amare nella verità, è l’autenticità delle relazioni umane.

Su questo tema riflette la lettera che p. Pierre Schouver, superiore generale della congregazione dello Spirito Santo (spiritani) ha scritto di recente, prendendo lo spunto dalla prima lettera di Giovanni 3,18, che dice: “Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità”.

Padre Schouver scrive tenendo presenti sullo sfondo gli scandali che hanno in questi ultimi tempi oscurato in tante occasioni la limpidezza della testimonianza evangelica della Chiesa a causa di comportamenti riprovevoli di alcuni suoi membri, sacerdoti e anche consacrati, benché gonfiati oltre misura dai giornali, e si propone di aiutare i membri della congregazione a compiere «uno sforzo di verità», ricordando loro che l’autenticità delle relazioni umane e saper amare nella verità è «la sfida di questo tempo».

 

CASTITÀ

E TESTIMONIANZA

 

Un aspetto fondamentale del nostro impegno religioso, osserva p. Schouver, è il suo carattere profetico per il mondo d’oggi. Siamo chiamati a testimoniare con le parole e la vita il primato dei valori evangelici e a mettere in questione ciò che è contrario alla visione che Dio ha del mondo, in cui i poveri hanno un posto speciale. Ma se si vuole che la nostra profezia sia credibile, bisogna che le nostre vite siano coerenti col messaggio che proclamiamo.

Questa coerenza riguarda tutti e tre i voti e in particolare la castità che, se vissuta gioiosamente, interpella e contesta tutto ciò che deprezza l’amore in rapporto al suo valore reale. Il mondo d’oggi esalta la bontà e la bellezza del creato e del corpo umano, il primato della persona nella sua individualità e il suo diritto a orientare liberamente la propria esistenza. Ciò ha dato luogo a una cultura invadente in cui la ricerca del piacere è percepito come un fine in se stesso. La sessualità è uscita dal suo contesto – la personalità umana nella sua integralità – ed è stata ridotta a un oggetto di soddisfazione personale; è stata dissociata dall’impegno e dalla responsabilità interpersonale, senza riferimento ad alcun criterio oggettivo, di ordine religioso o secolare. La sessualità è stata così esaltata in maniera smisurata diventando un mezzo di dominio, di sfruttamento e di spersonalizzazione dell’altro, anziché essere espressione di un dono reciproco in una comunione di amore.

Ora, la castità consacrata, vissuta gioiosamente, contesta in maniera radicale questa visione e attesta la possibilità, con la forza dell’amore di Dio, di condurre un’esistenza piena ed equilibrata nel celibato. E ciò, sottolinea p. Schouver, diventa ancor più convincente quando le nostre vite testimoniano con evidenza un amore disinteressato verso ogni persona, indipendentemente dalla sua origine sociale e culturale, la sua religione o il suo stato, e un impegno a promuovere la sua dignità umana.

È necessario pertanto che le nostre vite siano irreprensibili. Rapporti fuori luogo con donne, con altri uomini, o peggio ancora con dei minori, compromettono considerevolmente questo messaggio fondamentale di una vita che vuole essere conforme ai valori evangelici. Non solamente pregiudicano lo sviluppo personale, ma provocano anche un torto grave e permanente alle persone interessate. In effetti, gli scandali scoppiati in questi ultimi anni nella Chiesa, dovuti alla condotta immorale di certi chierici e religiosi, hanno notevolmente compromesso la nostra credibilità. E la situazione si è aggravata nel caso in cui essa è stata manifestamente mal gestita e quando certi responsabili hanno coperto i colpevoli.

Ben inteso, sottolinea p. Schouver, il fatto di essere impegnati in una vita di castità consacrata non sopprime le nostre tendenze umane naturali e il nostro bisogno di affetto, di sviluppo e di tenerezza. Inoltre, siamo fortemente influenzati – senza dubbio più di quanto vogliamo ammettere – dalle correnti di idee del nostro tempo. Restiamo degli esseri fragili che portano un tesoro in vasi di creta. Perciò non potremo giungere a una certa armonia e maturità personale senza prudenza, disciplina personale e rinuncia. Più ancora, in quanto professionisti che hanno un accesso privilegiato ad aspetti confidenziali della vita di altre persone, siamo tenuti a un grado molto alto di esigenza etica.

 

I MEZZI

DA ADOTTARE

 

Per custodire la castità è indispensabile adottare i mezzi che vengono offerti abbondantemente nella vita religiosa. Padre Schouver si incarica di richiamarli.

Anzitutto la comunione con Dio, che sta al cuore della vocazione, mediante l’ascolto della sua Parola, la meditazione quotidiana e la preghiera: questi mezzi sono un sostegno indispensabile nel nostro cammino; inoltre la celebrazione dell’Eucaristia e l’assiduità al sacramento della riconciliazione.

Altrettanto importante è l’aiuto di un direttore o accompagnatore spirituale o di un confidente per poter rivolgere uno sguardo oggettivo su noi stessi e valutare le nostre relazioni e le loro motivazioni reali.

Nel campo della vita emotiva e dei bisogni affettivi, prosegue il, padre, non si insisterà mai a sufficienza sull’importanza di una vera comunità in cui ciascun confratello si senta accettato, stimato e sostenuto.

Anche le vere amicizie, all’interno e all’esterno della congregazione, con i laici, uomini e donne, sono dei segni dell’amore e dell’affetto che Gesù stesso ha coltivato con i suoi discepoli più vicini. Queste contribuiscono al pieno sviluppo della nostra personalità e ci sostengono nella nostra vita e nel nostro ministero.

Ma se vogliamo che la nostra personalità sia equilibrata, è molto importante attribuire il giusto posto al lavoro, alla preghiera e alla distensione, che ci preoccupiamo della salute fisica, psicologica ed emotiva.

Coscienti inoltre del potere che esercitiamo, spesso inconsciamente attraverso la nostra attività pastorale, dobbiamo sempre stare attenti a rispettare certe frontiere nelle nostre relazioni. In particolare, dobbiamo evitare di abusare della dipendenza degli altri e della fiducia che ci accordano per soddisfare i nostri bisogni personali di riconoscimento, di affetto e di tenerezza.

Ora, queste frontiere si trasgrediscono, coscientemente o no, quando si passano i limiti affettivi, psichici o sessuali di un’altra persona. E siccome questi limiti variano da una cultura all’altra è imperativo per un missionario che vive in una situazione transculturale di familiarizzarsi con le norme di comportamento ammesse nel contesto culturale particolare dove egli si trova.

Tutto il discorso investe così il campo della formazione che per un istituto come quello degli spiritani, di carattere internazionale, comporta un’attenzione tutta speciale nel senso che i candidati provengono da aree culturali molto diverse e quindi anche con sensibilità diverse. Sono inoltre figli della loro epoca e portano con sé le fragilità dei giovani del loro tempo. Sono spesso segnati da una mentalità dominante molto permissiva in materia sessuale e da una concezione della libertà personale che tocca le fondamenta stesse della vita religiosa. Alcuni portano le cicatrici di rapporti familiari infranti e la ferita di un rifiuto, e persino di abusi subiti nell’ambito della famiglia.

 

AVER CURA

DELLA FORMAZIONE

 

Di fronte a una realtà del genere, i formatori e i direttori spirituali hanno la responsabilità di guidarli nel saper discernere l’invito che il Signore rivolge loro e a rispondervi liberamente. Dovranno aiutare quanti sono effettivamente chiamati a crescere poco alla volta nel dono totale di sé. Inoltre, non si sottolineerà mai abbastanza l’importanza di una formazione umana e spirituale appropriata per preparare a una vita di totale consacrazione a Dio, fatta liberamente e gioiosamente, a servizio dei poveri e degli abbandonati. Si tratta, sottolinea p. Schouver, di un compito oggi particolarmente esigente, anche se gratificante.

Ora se si vuole che il processo di formazione raggiunga il suo scopo, è indispensabile un atteggiamento di apertura, di fiducia e trasparenza da parte degli studenti verso i loro formatori e direttori spirituali. Inoltre, in un’epoca in cui l’esigenza di autenticità è uno dei segni dei tempi (Evangelii nuntiandi 76), di importanza fondamentale è la testimonianza personale e la qualità di vita del formatore stesso.

Il modo con cui i formatori vivono il loro impegno, nonostante i loro limiti, deve offrire la chiara testimonianza di una fedeltà gioiosa e aperta. Essi dovranno anche familiarizzarsi con i diversi aspetti e le varie tappe dello sviluppo della persona in particolare nel campo psicologico e affettivo L’esperienza mostra, sottolinea p. Schouver, che un esame psicologico condotto da una persona qualificata è uno strumento utile nel discernimento di una vocazione; bisogna perciò farvi ricorso dovunque c’è la possibilità.

Altri aspetti decisivi per la formazione sono la direzione spirituale regolare; il direttore spirituale ha un ruolo insostituibile per aiutare lo studente a rileggere la sua storia passata e presente, a integrarne le componenti, ad accogliere e a tenere presenti i propri inevitabili limiti, le ambiguità e gli insuccessi; così pure di grande importanza è sviluppare, nella preghiera, un rapporto personale con Dio che ci sostenga nel cammino a cui ci ha chiamati.

In secondo luogo, un sostegno prezioso nella vita e nel ministero sono anche le vere amicizie con uomini e donne; gli studenti devono essere incoraggiati a svilupparle, naturalmente sempre nel rispetto dei limiti e delle riserve implicite nel nostro impegno. Per questo è del tutto auspicabile che nella formazione e nel processo di discernimento siano inseriti anche laici, uomini e donne.

Bisogna inoltre assicurare che il programma globale di ciascuna circoscrizione comprenda anche un’istruzione sulla psicologia e lo sviluppo umano psico-affettivo e che gli studenti siano anche iniziati all’uso dei mezzi moderni di comunicazione, in particolare dell’internet.

La lettera del p. Schouver dedica poi spazio alla responsabilità dei superiori nel campo della formazione: questi devono incoraggiare e aiutare i confratelli a rispondere fedelmente alla loro vocazione e ad adottare un ritmo di vita equilibrato e regolare in cui trovino il loro giusto posto la preghiera, la riflessione e la distensione, a fianco del lavoro; creare un clima comunitario che favorisca la vita affettiva dei confratelli e renda possibile una condivisione aperta e fiduciosa sulla delicata questione delle relazioni, un clima che incoraggi un impegno positivo e gioioso nella castità.

Infine, propone delle linee di azione nei riguardi di quei religiosi che hanno preso le distanze dall’istituto e vivono ai margini e sottolinea che è necessario che queste situazioni irregolari non si prolunghino all’infinito e se tutti gli sforzi si rendono inutili, bisogna allora avviare la procedura del rinvio prevista dal diritto canonico (cc 696-697).

Più complessa è la situazione invece di coloro che hanno commesso abusi sessuali e sul modo di procedere nei loro riguardi. P. Schouver suggerisce delle linee di comportamento che sono in armonia con quelle date di recente anche dalla Chiesa. Amare nella verità, conclude la lettera, è una lotta che sta al cuore della nostra vita di battezzati e di religiosi, ma che si accompagna con una gioia profonda e durevole.