SIGNIFICATO DELLA VISIITA CANONICA

UN PASSAGGIO DI GRAZIA

 

In una lettera all’istituto, don Nino Minetti, superiore generale dei guanelliani, descrive lo scopo e il significato della visita canonica che si accinge a compiere. La definisce un formidabile strumento di rinnovamento e un forte incoraggiamento alla fedeltà.

 

A volte si ha l’impressione che la visita canonica compiuta dal superiore maggiore sia una pratica di routine che lascia il tempo che trova. Se fosse realmente così, sarebbe una perdita di tempo e di energie, sia per chi la compie sia per chi la riceve.

Così però non deve essere. Proprio per questo è opportuno dare uno sguardo più approfondito sul suo significato e riflettere sui motivi che la ispirano affinché si trasformi in un vero e proprio passaggio di grazia.

È questa l’intenzione che ha mosso don Nino Minetti, superiore generale dei guanelliani, a scrivere una lettera di indizione della visita che egli si accinge a compiere in questo prossimo triennio alle comunità, nella quale sottolinea come al di là degli elementi giuridici, «gli aspetti sostanziali di una visita passano attraverso il cuore e lo spirito di ciascuno».

Ovviamente per trovare la giustificazione della visita canonica non si può prescindere dalla normativa, così come è indicata anche dal Codice di diritto canonico nelle sue linee generali (can. 628,1 e 3), secondo cui, sottolinea don Nino, «l’importante è che la visita sia periodica, completa, abbia come oggetto tutto ciò che ha riferimento con l’impegno di vita e di missione dei religiosi e si svolga in un clima di vera, reciproca fiducia essendo per tutti un servizio di “verità nella carità”». Per quanto invece riguarda le modalità e i superiori che sono chiamati a compierla è lasciata alla libera iniziativa, che spesso è determinata dalle rispettive regole.

Ma, come scrive un insigne canonista, p. Andrès Domingo (citato nella lettera) c’è un aspetto che viene di frequente ignorato e riguarda gli effetti positivi della visita: «Nessuno ha mai discusso i frutti e l’efficacia della visita. Essa è un formidabile strumento di contatto con le persone, di revisione dei progetti comunitari, di esposizione delle necessità, di prevenzione, di correzione di abusi. È quindi da ritenere e da vivere come un’eccellente forma di rinnovamento e un forte incoraggiamento alla fedeltà».

Dietro o dentro la norma giuridica, pertanto, osserva don Nino, «vedo un particolare invito a considerare la visita come segno del passaggio e della prossimità del Signore nelle comunità dei suoi figli e nelle case che essi abitano e illuminano con la loro testimonianza». E sottolinea: «Insisto su questa visione: essa dà alla visita il valore e il contenuto più genuini e la annuncia come evento di grazia. Perché, in questa prospettiva, è Dio che ci visita, è lui che viene in mezzo a noi. E viene per continuare a educarci, come figli individualmente presi e quindi con le caratteristiche personali e originali di ciascuno, ma anche come comunità, il luogo più naturale dove si cresce e si matura. È probabile perciò che nella sua visita egli stimolerà il vostro superiore e voi a fare qualcosa di più di ciò che stiamo facendo. Forse ci farà toccare con mano la stagnazione o la ripetitività morale e spirituale in cui stiamo vivendo. Ma mai ci scoraggerà con richieste sproporzionate, pur non risparmiando quelle audaci».

Ampliando il discorso, il padre prosegue: «Non dimentichiamolo infatti; Dio viene sempre come Padre, nella pazienza e nella forza con cui incoraggia e guida. Come Padre, il cui “sogno educativo” su di noi continua a essere grandioso ed entusiasmante: vederci giungere a quella autenticità e pienezza che risplende nella vita e nella morte di Cristo, uomo perfetto: viene dunque per tenere e, se ce ne sarà bisogno, riportare in tensione il nostro progetto di vita e di missione, avvertendoci che, se non vogliamo che esso diventi piatto e banale, deve essere “tirato su”, provocato dal lievito della sua Parola. Si rischia di rimanere scipiti, sia pure con progetti tecnicamente ben fatti, se il sale della Parola creatrice e rivoluzionaria, anima dei nostri progetti, non li mette continuamente in questione. La sua forza è irresistibile, i fallimenti non possono vincerla. Essa ripete incessantemente la chiamata misericordiosa di Dio: “Non temere, piccolo gregge!… Vieni e seguimi!”».

Così intesa, la visita canonica non può essere improvvisata. È necessario, avverte don Nino, prepararsi «con calma e serietà». Per questa ragione, l’indizione è fatta con un buon margine di anticipo. Molto importante è anche il contesto entro cui deve essere collocata: sulla scia dei grandi eventi che la congregazione ha vissuto nel triennio appena trascorso, (capitolo generale, V consulta generale ed elaborazione del piano operativo generale). Perché questa scelta? Perché scrive don Nino, «è mio dovere primario coinvolgere tutti e singoli i confratelli nei contenuti, decisioni e messaggi, che da questi eventi promanano». E osserva: «Conosciamo la loro importanza: rappresentano il cammino che lo Spirito va indicando alla congregazione. Mi pare quindi un compito tanto più grave, quanto più alto è il rischio che tale cammino rimanga, per i motivi più vari, in parte o totalmente ignorato».

Tra i vari argomenti emersi in questi eventi, uno è stato richiamato con frequenza tanto da essere ritenuto centrale nel cammino di rinnovamento. È quello della comunità nella sua dimensione di fraternità, di comunione e apostolica, indicato come «una vera e propria sfida di futuro»:

La visita canonica avrà quindi come tema centrale proprio questo, in continuità con il documento finale del 17o capitolo generale  che ha come titolo significativo Insieme per una testimonianza profetica di carità. Comunità in cammino nella Chiesa e nel mondo del terzo millennio, ma anche con quanto è affermato nell’incipit del capitolo delle costituzioni sulla comunità: «Per noi servi della carità la comunione fraterna costituisce uno dei valori più preziosi della nostra vocazione». Don Nino commenta: «In concreto prenderemo in considerazione e con il massimo grado di realismo gli aspetti necessari e validi per verificare e rilanciare la vita delle nostre comunità, a partire dalla considerazione che essa non può essere vista o messa in rapporto solo con le attività». Ciò è in pieno accordo con le costituzioni, dove è detto: «La comunità locale, cellula vitale dell’istituto, rende presente e operante in un dato luogo la vita e la missione della congregazione». È in essa quindi, prosegue il padre, che «vanno vissute, incarnate, rese visibili, tutte le componenti del carisma; ad essa vanno estesi i valori della fraternità, della consacrazione e della missione. Insomma bisogna partire dalla convinzione che non siamo insieme come operai o impiegati cui è dato il compito da svolgere un determinato lavoro. Siamo comunità apostoliche, la cui finalità e ricchezza sono misurate dalla testimonianza evangelica che esse offrono e dalla profondità della fede, dalla intensità della speranza e dall’ampiezza della carità che riescono a esprimere». Nel corso della visita, sottolinea il, padre, «procederemo nella individuazione o nella verifica di questi aspetti così irrinunciabili alla nostra vita comunitaria».

 

VARIAZIONI

SUL TEMA

 

La visita canonica sarà preparata dall’invio di una serie di schede quali strumenti di guida e di orientamento. Il tema della comunità è proposto in maniera molto articolata, per consentire una riflessione attenta e un’analisi approfondita sui vari aspetti che la caratterizzano. È lo stesso don Nino a presentarne in anteprima una sintesi:

– analisi della comunità: a partire dall’esperienza e dalle costituzioni, a tutti è rivolto un invito a fare un confronto tra ciò che si vive e ciò che si dovrebbe vivere, nelle sue luci e nelle sue ombre;

– descrivere la natura e la funzione che la comunità religiosa è chiamata a manifestare e a realizzare in quella casa e in quel territorio;

– indicare gli obiettivi che la comunità si è impegnata a raggiungere nell’anno sociale in corso;

– vita di preghiera: ritmi giornalieri, settimanale, e annuale e le sue varie espressioni: eucaristia, lectio divina, liturgia delle ore, meditazione, adorazione, riconciliazione sacramentale, ritiro, esercizi spirituali…;

– vita comunitaria: livello di fraternità, di rapporti interpersonali, ruoli e relative responsabilità, orario, periodicità degli incontri comunitari, date significative che la comunità celebra in maniera particolare, dei singoli confratelli (ricorrenze, compleanni, onomastici), della provincia e della congregazione e anche della propria nazione… giorni di riposo, vacanze;

– vita apostolica: quale la missione della comunità religiosa nella casa, con quali attività viene svolta, quando e dove; con quale modello: di animazione, di continua presenza, nella diaconia dell’evangelizzazione e promozione umana…;

– pastorale vocazionale: è sentita come missione della comunità religiosa, oltre la testimonianza e la preghiera? Attività concrete: c’è qualche risultato? Collaborazione con l’équipe o il promotore vocazionale;

– formazione permanente: come affermano le costituzioni, le comunità locali devono farsi soggetto attivo di formazione continua… educatrici dei loro membri. Ci sono in comunità sostegni validi e opportune occasioni di sviluppo personale e comunitario: ambiente di vera fraternità e di testimonianza evangelica, tempi di rinnovamento, corsi di aggiornamento, biblioteca, riviste, giornali?…;

– religiosi e laici: occorre esaminare il livello di rapporti che esiste tra la comunità religiosa e i laici che lavorano in casa, le responsabilità loro affidate, il rapporto con i cooperatori, gli ex allievi, gli operatori, i volontari…benefattori;

– relazioni varie della comunità con la parrocchia, la diocesi, il territorio e con altri organismi…;

– amministrazione: bilanci preventivi e consuntivi prescritti, contributi, comunione dei beni o cassa comune, responsabilità verso i poveri del luogo, al cui livello deve collocarsi quello della comunità religiosa;

– tempi di revisione periodica, ritenuti necessari per una comunità che tende sempre di più alla comunione e a una maggiore efficacia nell’azione. Si accetta il loro valore ascetico e periodico? Si celebrano a partire dall’esperienza vissuta e confrontata con le effettive realizzazioni?

 

Dopo aver accennato alla preparazione remota e prossima alla visita, don Nino conclude descrivendo lo spirito con cui si accinge ad adempiere a questo importante servizio. Scrive: «Vi confesso che mi sta molto a cuore lo stato di fede e di comunione delle nostre comunità. Questo mio incontro con le realtà locali può essere un’occasione preziosa per fare insieme questa verifica, senza atteggiamenti di giudizio, ma con l’unica intenzione di farle crescere verso un’unica speranza ed un unico progetto di vita e di evangelizzazione. Visiterò, imitando il fervore e l’umiltà del fondatore, le nostre comunità, chiedendo fin d’ora al Signore di donarmi un raggio della sua luce infinita di amore e di pace, perché possa trasmetterlo a voi, aiutato dall’intercessione di Maria che, con entusiasmo e carità visita la sua cugina Elisabetta».

 

A.D.