XV ASSEMBLEA CLAR

TRA MISTICA E PROFEZIA

 

Linee di azione della Clar in vista del prossimo triennio come sono descritte del messaggio finale. Eletta anche la nuova presidente.

 

Una vita religiosa mistica e profetica. Rinascere dallo Spirito. Su questo tema si è svolta la XV assemblea della CLAR che ha avuto luogo a città del Messico dal 24 giugno al 3 luglio scorso, con la partecipazione di 105 religiosi e religiose delle 22 conferenze nazionali dell’America Latina e dei Carabi. Nel corso dei lavori sono state rinnovate anche le cariche per il prossimo triennio: come nuova presidente è stata eletta sr. Vilma Esperanza Quintanilla Morán, finora presidente della Conferenza dei religiosi del Guatemala (CONFREGUA), appartenente alla congregazione delle francescane di Sant’Antonio. Succede a sr. Carmen Margarita Fagot.

Al termine dell’assemblea è stato pubblicato un messaggio in cui sono definite le linee su cui la CLAR intende muoversi nei prossimi tre anni, a partire dalla realtà in cui si trova a vivere oggi la vita religiosa in America Latina e nei Carabi, ben descritta nelle relazioni presentate dai rappresentanti delle varie conferenze presenti nel continente: «realtà ambigua – è detto nel messaggio – fatta di sangue, sofferenza e morte» ma anche «fecondata da molti semi di vita; una realtà costruita per progetti di morte: neoliberalismo esacerbato, povertà crescente, disuguaglianza, violenza, e anche per progetti di vita: crescono le voci che chiedono un riscatto urgente; solidarietà e presenze che optano per la vita».

Ma, prosegue il messaggio, «all’interno di questa realtà, se guardiamo a noi stessi, scorgiamo anche ambiguità nella Chiesa e nella vita religiosa. Facciamo parte di una storia in cui “due amori o due dei hanno costruito due modi di vivere nel mondo: l’amore a se stessi fino a giustificare il dominio sugli altri e l’amore agli altri fino al dono di sé» (cf. sant’Agostino, La città di Dio).

Il messaggio continua: «Prendendo rinnovata coscienza della disumanizzazione presente nostri popoli, sentiamo il bisogno di accompagnare il significato di questa realtà oggi. Siamo consapevoli che questo è un momento critico e complesso che richiede discernimento e sapienza, come nei tempi dell’esilio di Babilonia. Vogliamo essere fedeli allo Spirito affermando, rinnovando e ristudiando le nostre presenze e i nostri stili di vita. Fedeli a questo Spirito che ha suscitato le cinque linee ispiratrici del cammino di Emmausi, abbiamo la certezza che qualcosa di nuovo sta nascendo e si sta ricreando il nostro essere discepoli/e di Gesù.

Consapevoli che ogni esperienza di discepolato implica in maniera costante la dialettica tra esperienza mistica e profetica vorremmo ravvivare questa dialettica in ciascuno e ciascuna di noi, poiché, da una parte, è la fonte di ogni rinascita della vita religiosa latino-americana e caraibica e, dall’altra, l’incontro interpersonale con Cristo e la configurazione con il suo modo di vivere sintetizzano e armonizzano la nostra identità di consacrate e consacrati.

In questo stesso spirito oggi, egli ci stimola a continuare ad andare avanti, a riconciliare in noi la mistica e la profezia, nella certezza che solo così potremo significare qualcosa per questo tempo e non diluirci nell’insignificanza storica.

Infatti il tema della nostra XV assemblea è stato: Una vita religiosa mistica e profetica. Rinascere dallo Spirito.

Per attuare questa riconciliazione tra mistica e profetismo, vediamo che è necessario abitare la nostra casa e metterci in cammino per le strade. Abitare la nostra casa rimanendo profondamente e a lungo ai piedi del nostro Maestro e così, resi fecondi da lui, uscire per le strade ricollocandoci, con una parola nuova, serena e forte, scaturita dalle profondità della nostra esperienza. Assumiamo questa sfida nella convinzione che non esiste esperienza mistica senza la sua espressione profetica, né profetismo senza il suo fondamento mistico, e che il profetismo deve essere esperienza mistica e la mistica plasma i profeti.

Vogliamo vivere a partire dal Dio della vita, che è il Dio della circolarità il quale chiede che niente sia al di sotto di noi e nemmeno al di sopra. Il Dio che sogna e che ci dà la certezza che un altro mondo è possibile vivere a partire dal Dio della vita che si sdegna davanti alla sofferenza dei poveri e suscita nei suoi seguaci questa stessa indignazione etica davanti alla sofferenza e non accetta che si veda come naturale o insignificante la sofferenza di coloro che sono in basso.

Vogliamo seguire il Dio che rifiuta ogni sacrificio umano in funzione del benessere e dello sviluppo di alcuni. Niente deve essere sacrificato per il bene degli altri. Non si possono sacrificare vittime umane né allo sviluppo né alla crescita economica. Vogliamo essere segni del Dio della vita, che non è un Dio di alcuna razza, popolo, nazione e religione…, segni di tutti alla stessa maniera, di fraternità universale, senza privilegi né esclusioni.

Optiamo per il Dio della vita che vuole la riconciliazione dei generi, il recupero della femminilità del maschio e della maschilità della donna, come passo imprescindibile per un’umanità senza rottura, più riconciliata con se stessa.

Optiamo per il Dio della vita che è il Dio della convivenza e della comunione, il Dio trinitario: un Dio sconosciuto nella sua totalità alla formulazione umana e in costante rielaborazione e dialogo umano delle differenze. È un Dio della sinfonia universale delle diverse culture nel dialogo plurale e reciprocamente ricreatore di visioni e di discorsi. Il Dio del debole che non fa affidamento sulla complicità del potente impulso dell’egoismo umano, ma su quella dell’abnegazione sacrificata dell’amore – la croce cristiana – e in questo gioco è perdente nella maggioranza dei casi.

Vogliamo, in quanto vita religiosa dell’America Latina e dei Carabi prendere sul serio l’essere umano per prendere sul serio Dio, poiché in forza del mistero dell’incarnazione, il divino non si contrappone all’umano, bensì al disumano.

Per riuscire a realizzare questo sogno, in continuità con le cinque linee ispiratrici e con il cammino di Emmaus, abbiamo deciso di dare priorità a due necessità da approfondire nel triennio 2003-2006:

– far fronte alla globalizzazione neoliberale in base a una maggiore umanizzazione e uno spirito solidale;

_ reagire alla crisi di identità della vita religiosa dell’America Latina e dei Carabi nella sua realtà multiforme e pluriculturale.

Per dare una risposta a queste necessità ci proponiamo il seguente obiettivo generale: “continuare ad accompagnare il processo di rinascita della vita religiosa nell’America Latina e nei Carabi, rispondendo in un’altra maniera al bisogno di umanizzazione che ha il mondo globalizzato di oggi a partire dalla nostra vocazione-missione-mistica-profetica”.

Questo obiettivo sarà concretizzato attraverso tre linee prioritarie di azione:

_ una formazione che risponda alla realtà, a tutti i livelli;

_ l’approfondimento dell’identità della vita religiosa;

_ l’articolazione con le diverse istanze ecclesiali e civili...

Fin dall’inizio, nella basilica di Guadalupe, ai piedi della Vergine ci siamo posti sotto la sua protezione e ora raccomandiamo a lei la felice realizzazione del nostro progetto, fiduciosi che lei ci accompagnerà affinché siamo fedeli alla sequela del suo Figlio Gesù».

 

1 Rinnovata opzione preferenziale per i poveri; mondo giovanile; la donna e la dimensione femminile; spiritualità incarnata, liberatrice e inculturata; nuova ecclesialità.