ESORTAZIONE APOSTOLICA “ECCLESIA IN EUROPA”

Il VANGELO DELLA SPERANZA

 

Di fronte allo smarrimento in cui si trova oggi l’Europa, il papa ripropone Cristo come fonte sicura di unica speranza. Il compito di annunciarlo è affidato a tutti i cristiani e in particolare ai consacrati. Il Vangelo della speranza e la nuova evangelizzazione.

 

In un momento in cui l’Europa appare sempre più in preda allo smarrimento, mentre anche molti cristiani sembrano essersi adagiati in una forma di piatta rassegnazione, è più che mai urgente aiutarla a ritrovare le ragioni della speranza, indicando ad essa, tentata com’è di andare a dissetarsi a cisterne screpolate, Cristo quale fonte sicura a cui attingere.

È il compito, o meglio la missione, che il papa affida oggi ai cristiani del continente con l’esortazione apostolica Ecclesia in Europa, emanata il 28 giugno scorso, vigilia della solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo. Di fronte alle attuali difficoltà e sfide, ad essi, all’inizio del terzo millennio, rivolge l’invito dell’apostolo Pietro ai cristiani che si trovavano nella persecuzione: «Non vi sgomentate, (…) né vi turbate, ma adorate il Signore Gesù presente nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1 Pt 3,15).

L’esortazione raccoglie il frutto e le conclusioni dell’assemblea sinodale, svoltasi dal 1 al 23 ottobre 1999, nell’imminenza dell’anno giubilare, sul tema Gesù Cristo vivente nella sua Chiesa, sorgente di speranza per l’Europa; un tema che si ricollegava con quello dell’assemblea precedente, sempre dedicata all’Europa, all’indomani della caduta del muro di Berlino, Per essere testimoni di Cristo che ci ha liberato, in cui era sottolineata l’urgenza e la necessità della “nuova evangelizzazione”, nella consapevolezza che «l’Europa non deve oggi semplicemente fare appello alla sua precedente eredità cristiana: occorre infatti che sia messa in grado di decidere nuovamente del suo futuro nell’incontro con la persona e il messaggio di Gesù Cristo».

È proprio attorno a questo incontro con Cristo che si sviluppa tutto il discorso dell’esortazione, che può essere considerata una vera e propria magna charta della nuova evangelizzazione nel continente. I titoli dei sei capitoli in cui è suddivisa esprimono un crescendo di impegno programmatico, che trova la sua espressione più impegnativa ed esigente nei tre verbi annunciare, celebrare, servire, a partire dal primo che costituisce come il contesto di tutti i seguenti: “Gesù Cristo nostra speranza” (I); seguono quindi: “Il Vangelo della speranza affidato alla Chiesa del nuovo millennio” (II), “Annunciare il Vangelo della Speranza” (III); “Celebrare il Vangelo della speranza” (IV); “Servire il Vangelo della Speranza” (V); “Il Vangelo della speranza per una nuova Europea” (VI). Il documento si conclude con l’affidamento a Maria.

Quanto sia importante annunciare il Vangelo della speranza lo manifestano le numerose sfide davanti alle quali si trova oggi il nostro continente. Anzitutto perché oggi si avverte, persino nelle Chiese, un offuscamento della speranza. La nostra, scrive il papa, «appare come una stagione di smarrimento» in cui «tanti uomini e donne sembrano disorientati, incerti senza speranza e non pochi cristiani condividono questi stati d’animo». A questo fenomeno si aggiunge «lo smarrimento della memoria e dell’eredità cristiane, accompagnato da una sorta di agnosticismo pratico e di indifferentismo religioso, per cui molti europei danno l’impressione di vivere senza retroterra spirituale e come degli eredi che hanno dilapidato il patrimonio loro consegnato dalla storia».

A questo smarrimento della memoria si accompagna «una sorta di paura nell’affrontare il futuro; l’immagine del domani appare spesso sbiadita e incerta». Inoltre si assiste «a una diffusa frammentazione dell’esistenza; prevale una sensazione di solitudine; si moltiplicano le divisioni e le contrapposizioni…».

Alla radice dello smarrimento, osserva il papa, «sta il tentativo di far prevalere un’antropologia senza Dio e senza Cristo… In tale orizzonte, prendono corpo i tentativi, anche ulteriormente ricorrenti, di presentare la cultura europea a prescindere dall’apporto del cristianesimo che ha segnato lo sviluppo storico e la sua diffusione universale. Siamo di fronte all’emergere di una nuova cultura, in larga parte influenzata dai mass media, dalle caratteristiche e dai contenuti spesso in contrasto con il Vangelo e con la dignità della persona umana. Di tale cultura fa parte anche un sempre più diffuso agnosticismo, connesso con un più profondo relativismo morale e giuridico che affonda le sue radici nello smarrimento della verità dell’uomo come fondamento dei diritti inalienabili di ciascuno. Il segno del venir meno della speranza si manifestano attraverso forme preoccupanti di ciò che si può chiamare una “cultura di morte”…»

L’esortazione tuttavia non sottolinea solo gli aspetti problematici e negativi. Indica anche i numerosi segni di speranza che sono presenti nella vita delle società; per esempio la crescente apertura dei popoli gli uni verso gli altri, la riconciliazione tra le nazioni per lungo tempo ostili e nemiche, l’allargamento progressivo del processo unitario dei paesi del est europeo, lo sviluppo di collaborazioni e scambi, il crescere di una nuova coscienza europea, il sentimento della fraternità e della condivisione ecc.

Nell’ambito più specificamente ecclesiale, segni di speranza sono per il papa i tanti testimoni della fede cristiana vissuta fino al martirio, la santità di molti, i frutti della vita cristiana nelle parrocchie e nei movimenti ecclesiali, il cammino ecumenico…

L’intera Chiesa in Europa, scrive il papa, deve sentire rivolto a sé il comando e l’invito del Signore: «Ravvediti, convertiti, “svegliati e rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire”» (Ap 3,2). È un invito che nasce anche dalla considerazione del tempo attuale: «La grave situazione di indifferenza religiosa di tanti europei, la presenza di molti che anche nel nostro continente non conoscono ancora Gesù Cristo e la sua Chiesa e che ancora non sono battezzati, il secolarismo che contagia una larga fascia di cristiani che abitualmente pensano, decidono e vivono “come se Cristo non esistesse” lungi dallo spegnere la nostra speranza, la rendono più umile e più capace di affidarsi a Dio solo. Dalla sua misericordia riceviamo la grazia e l’impegno della conversione» (sinodo dei vescovi: messaggio finale).

In vista della nuova evangelizzazio­ne, il papa esorta a valorizzare tutta la varietà dei carismi e delle vocazioni e ricorda: «In quest’ottica è anche necessario, da una parte, che i nuovi movimenti e le nuove comunità ecclesiali, “abbandonando ogni tentazione di rivendicare diritti di primogenitura e ogni incomprensione vicendevole”, progrediscano nel cammino di una più autentica comunione tra di loro e con tutte le altre realtà ecclesiali».

 

APPORTO

DEI CONSACRATI

 

Il papa si rivolge quindi a tutte le forze vive della Chiesa: ai ministri ordinati, ai laici, alle donne, ma si attende una testimonianza particolarmente efficace dai consacrati in cui nell’esortazione sono dedicati due numeri interi, il 37 e il 38. Leggiamo: «Particolarmente eloquente è la testimonianza delle persone consacrate. A tale proposito, va anzitutto riconosciuto il ruolo fondamentale avuto dal monachesimo e dalla vita consacrata nell’evangelizzazione dell’Europa e nella costruzione della sua identità cristiana. Tale ruolo oggi non deve venir meno, in un momento nel quale è urgente una nuova evangelizzazione del continente e nel quale l’edificazione di strutture e legami più complessi lo pongono di fronte a una svolta delicata. L’Europa ha sempre bisogno della santità, della profezia, dell’attività di evangelizzazione e di servizio delle persone consacrate. Va messo pure in risalto il contributo specifico che gli istituti secolari e le società di vita apostolica possono offrire mediante la loro aspirazione a trasformare il mondo dall’interno attraverso la potenza delle beatitudini.

L’apporto specifico che le persone consacrate possono offrire al Vangelo della speranza parte da alcuni aspetti che caratterizzano l’attuale volto culturale e sociale dell’Europa. Così, la domanda di nuove forme di spiritualità, che oggi emerge dalla società, deve trovare una risposta nel riconoscimento del primato assoluto di Dio vissuto dai consacrati attraverso la totale donazione di sé, la conversione permanente di un’esistenza offerta come vero culto spirituale. In un contesto contaminato dal secolarismo e assoggettato al consumismo, la vita consacrata, dono dello Spirito alla Chiesa e per la Chiesa, diventa sempre più segno di speranza nella misura in cui testimonia la dimensione trascendente dell’esistenza. Nell’odierna situazione multiculturale e multireligiosa, d’altra parte, viene sollecitata la testimonianza della fraternità evangelica che caratterizza la vita consacrata, rendendola stimolo alla purificazione e all’integrazione di valori diversi, mediante il superamento delle contrapposizioni. La presenza di nuove forme di povertà e di emarginazione deve suscitare la creatività nel prendersi cura dei più bisognosi, che ha caratterizzato tanti fondatori di istituti religiosi. La tendenza, infine, a un certo ripiegamento su di sé chiede di trovare un antidoto nella disponibilità delle persone consacrate a continuare l’opera di evangelizzazione in altri continenti, nonostante la diminuzione numerica che si verifica in diversi istituti».

 

ANNUNCIARE,

CELEBRARE, VIVERE

 

Tre sono le grandi linee che devono animare l’azione pastorale della Chiesa nei riguardi dell’Europa: annunciare, celebrare e servire il Vangelo della speranza.

Il punto di partenza è l’annuncio. «Chiesa in Europa, scrive il papa, la nuova evangelizzazione è il compito che ti attende! Sappi ritrovare l’entusiasmo dell’annuncio». In alcune parti c’è bisogno del primo annuncio del Vangelo, nel senso che «cresce il numero delle persone non battezzate… Anche nel vecchio continente vi sono estese aree sociali e culturali in cui si rende necessaria una vera e propria missio ad gentes. Ovunque, poi, c’è bisogno di un rinnovato annuncio anche per chi è già battezzato, poiché tanti europei contemporanei pensano di sapere che cos’è il cristianesimo, ma non lo conoscono realmente. Spesso addirittura gli elementi e le stesse nozioni fondamentali della fede non sono più noti…».

Occorre formare una fede adulta, sottolinea il papa, in modo che i cristiani siano in grado di confrontarsi criticamente con l’attuale cultura, resistendo alle sue seduzioni e di incidere efficacemente sugli ambiti culturali, economici, sociali e politici.

Il papa insiste molto anche sulla necessità di evangelizzare la cultura, sull’educazione dei giovani alla fede e sull’attenzione ai mass media. Attira inoltre l’attenzione sull’importanza di avere degli «evangelizzatori credibili nella cui vita in comunione con la croce e la risurrezione di Cristo risplenda la bellezza del Vangelo».

Grande importanza è attribuita inoltre all’unità tra le chiese particolari, alla collaborazione fra tutti i cristiani e al dialogo con le altre religioni.

 

“DECIDIAMOCI

ALLA CARITÀ!”

 

Accanto all’annuncio, la celebrazione della speranza: celebrazione che nasce da una comunità orante: «A te, Chiesa di Dio che vivi in Europa, è chiesto di essere una comunità che prega, celebrando il tuo Signore con i sacramenti, la liturgia e l’intera esistenza». Una Chiesa che celebra i sacramenti, in particolare l’Eucaristia, la riconciliazione, che pone al centro del suo vivere il giorno del Signore; una Chiesa che promuove altre forme di preghiera comunitaria «aiutando a riscoprire il legame che intercorre tra queste e l’orazione liturgica, in particolare mantenendo viva la tradizione della Chiesa latina del culto eucaristico fuori della messa. Ma «una speciale attenzione va riservata anche alla pietà popolare, vegliando tuttavia su aspetti di ambiguità che possono essere presenti in certe manifestazioni… «Non va dimenticato, sottolinea il papa che il culto spirituale gradito a Dio (cf. Rm 12,1) si realizza innanzitutto nell’esistenza quotidiana, vissuto nella carità attraverso il dono di sé libero e generoso, anche in momenti di apparente impotenza».

Infine, servire il Vangelo della speranza, attraverso la via dell’amore. L’accento qui è posto sul servizio della carità, compiuto in comunione e solidarietà per ridare speranza ai poveri; occorre inoltre riproporre con fedeltà la verità del matrimonio e della famiglia, servire il Vangelo della vita, costruire una città degna dell’uomo e favorire una cultura dell’accoglienza. Il papa esorta: «Decidiamoci alla carità!».

L’ultimo capitolo dell’esortazione è dedicato al Vangelo della speranza per un’Europa nuova. Il papa scrive, riferendosi agli attuali sviluppi in atto «l’Europa è chiamata a ritrovare la sua vera identità» e che «per dare nuovo slancio alla propria storia, essa deve riconoscere e ricuperare con fedeltà creativa quei valori fondamentali, alla cui acquisizione il cristianesimo ha dato un contributo determinante, riassumibili nell’affermazione della digni­tà trascendente della persona umana, del valore della ragione, della libertà, della democrazia, dello stato di diritto e della distinzione tra politica e religione».

Dal Vangelo, conclude il papa, deriva un nuovo slancio per l’Europa. Per questo, scrive: «Europa, che sei all’inizio del terzo millennio, ritorna te stessa. Sii te stessa. Riscopri le tue origini. Ravviva le tue radici… Non temere! Il Vangelo non è contro di te, ma è a tuo favore… Abbi fiducia! Nel Vangelo, che è Gesù, troverai la speranza solida e duratura a cui aspiri… Sii certa. Il Vangelo della speranza non delude!».

 

A.D.