CONCLUSIONIDELL’ASSEMBLEA USG

 

Noi, superiori generali, membri dell’Unione superiori generali ci siamo incontrati nei giorni 28-30 maggio 2003 per approfondire il tema: Il Religioso, uomo di dialogo. Dialogo nella Chiesa e con la Chiesa.

 

L’intento fondamentale dell’assemblea è stato la promozione del dialogo tra gli Istituti religiosi e all’interno della Chiesa, come pure con la società e la cultura attuale. Per questo abbiamo dedicato tempo alla riflessione, e abbiamo scambiato ed elaborato proposte capaci di orientare la vita consacrata in questo campo.

 

1. Come responsabili di congregazioni religiose, noi, superiori generali, siamo impegnati a promuovere e sviluppare le condizioni per il dialogo ai vari livelli e a superare gli ostacoli che lo impediscono. Siamo convinti che il dialogo è una condizione indispensabile per rivitalizzare la vita religiosa oggi. Viviamo in un’epoca di cambi epocali e in un ambiente multi-culturale e multi-religioso. Spesso dobbiamo affrontare paure, polarizzazioni e necessità di riconciliazione. Poiché abbiamo una “esperienza privilegiata di dialogo attraverso la vita fraterna” (VC 74), siamo invitati ad aprirci al dialogo con gli altri e siamo chiamati a essere gli artefici della comunione e della collaborazione all’interno della Chiesa. Per essere fedeli alla nostra missione, al Vangelo e alla nostra vocazione ecclesiale, dobbiamo essere attenti ai segni dei tempi, ai bisogni del nostro mondo, e alle aspirazioni degli uomini e delle donne di oggi.

 

2. Per poter contribuire alla ricerca della verità, della giustizia e della pace, il dialogo deve adempiere a certe condizioni. Riteniamo di dover richiamare l’attenzione particolarmente su queste:

– apertura, disponibilità al cambiamento

– ‑rispetto per l’altro/l’altra, presumendo la sua buona volontà

– necessità di sviluppare metodi di ascolto attento

– ‑uguaglianza fondamentale in quanto esseri umani creati da Dio a sua immagine e in quanto battezzati, seguaci di Cristo

– ‑silenzio e discernimento attraverso la preghiera come precondizioni per il dialogo

– pazienza e perseveranza

– onestà e coscienza di sé, umiltà e mitezza

– dire la verità nell’amore

– incontro immediato faccia a faccia

– sforzo per superare gli stereotipi e i pregiudizi.

 

3. Il dialogo è faticoso e costoso; richiede preparazione e formazione. Il dialogo si impara; e come religiosi dobbiamo imparare a superare le difficoltà che sono evidenti nel nostro tempo all’interno della vita consacrata e all’interno della Chiesa. Tra questi difficoltà ci sono:

 

Per quanto riguarda il dialogo all’interno della vita consacrata:

 

– differenze di lingua, cultura e origine etnica

– tendenza a evitare le questioni dibattute

– competitività

– risentimento per torti ricevuti in passato, per pregiudizi

– fratture generazionali

– ‑talvolta, scarsa animazione per il dialogo all’interno delle comunità

– clericalismo

– ‑attivismo, che non lascia un tempo e uno spazio sufficienti per la vita comune

– ‑troppe questioni “non negoziabili” (“fondamentalismi” all’interno delle comunità), le difficoltà per vivere la comunione nella diversità

– ‑tendenza della cultura occidentale a ridurre la verità a formulazioni verbali

– pessimismo e cinismo

– fatica e impazienza.

Per quanto riguarda il dialogo all’interno della Chiesa:

 

– ‑molti elementi ricordati qui sopra si riferiscono anche a questo settore

– mancanza di sussidiarietà

– mancanza di corresponsabilità

– sottolineatura esagerata degli aspetti gerarchici

– ‑debolezza degli organismi di consultazione e di partecipazione

– ‑prospettive diverse in teologia, e specialmente nell’ecclesiologia.

 

4. Questa assemblea è stata un’occasione per rinnovare la nostra volontà di dialogo in questo momento particolare della storia della vita religiosa e della Chiesa. A questo scopo noi offriamo i suggerimenti seguenti:

 

Per quanto riguarda il dialogo all’interno della vita consacrata:

 

– ‑rinnovare lo spirito del Vaticano II (e se è necessario ritornare a esso)

– promuovere la formazione iniziale e permanente al dialogo

– ‑rinforzare le comunità così che esse possano essere centri di dialogo

– ‑radunare più regolarmente le comunità e fare in modo che siano assemblee di dialogo

– riflettere insieme sulle questioni difficili

– ‑formare superiori locali che siano in grado di promuovere un vero dialogo

– ‑sviluppare strutture di governo che privilegino la partecipazione, per es. strutture a livello zonale o continentale; interscambio di esperienze positive di dialogo.

 

Per quanto riguarda il dialogo all’interno della Chiesa:

 

– ‑incontrare regolarmente i membri della gerarchia per uno scambio di informazioni e di iniziative

– ‑impegnarsi perché i membri della Chiesa conoscano meglio la vita consacrata oggi

– ‑sviluppare ulteriormente le linee di pensiero che sono state proposte da Ecclesiam suam, Mutuae relationes, Vita consecrata, Ripartire da Cristo.

 

5. Sappiamo che al nostro livello internazionale abbiamo bisogno di essere impegnati in modo particolare nel dialogo con la Curia romana. Per questo suggeriamo che in questo momento noi dobbiamo:

 

– ‑essere generosi nel mettere a disposizione persone dotate per le necessità della Curia

– ‑rafforzare l’USG come ponte per il dialogo tra i religiosi e il Vaticano

– ‑sviluppare e stringere legami personali di adesione e di sostegno

– ‑rispettare il fatto che tanto gli officiali della Curia come i religiosi non sono tutti uguali e che ci sono correnti e stili diversi

– ‑continuare gli sforzi per contatti occasionali diretti tra i responsabili dell’USG e il Santo Padre.

 

6. Abbiamo riflettuto pure sul dialogo tra uomini e donne nella Chiesa. Abbiamo registrato molti progressi nelle buone relazioni e nella comprensione reciproca. Questo argomento viene condizionato profondamente dalle differenze culturali dei vari paesi. Riconosciamo che tendenze latenti alla dominazione maschilista ci sono ancora quasi dappertutto. Siamo convinti che una perseverante formazione continua in questo campo sia importante, sia per gli uomini che per le donne. Ci dispiace che i religiosi talvolta trascurano di prendere parte attiva alle attività e alle organizzazioni che riguardano tutti i religiosi. Esprimiamo la volontà di continuare ad avanzare in questa area cruciale del dialogo.

 

Il dialogo è un dono e un lavoro. È il risultato di un impegno e di uno sforzo. È pure frutto della grazia e di atteggiamento aperto, accogliente, generoso. Con un tale dialogo vuole impegnarsi la vita consacrata.