ESSERCI, LA’ DOVE DIO CHIAMA

 

Avere sulla propria vita uno sguardo di fede, saperla leggere alla luce dello Spirito Santo: allora tutto si illumina e prende senso, anche ciò che umanamente potrebbe apparire solo negativo o deludente.

 

Una fede adulta ha radicata in sé la ferma convinzione che Dio ha per ciascuno di noi progetti di pace e non di afflizione. Egli ci guida sui sentieri della vita, volgendo sempre tutto al bene, anche quando gli avvenimenti ci disorientano e apparentemente non riusciamo a dare un senso a ciò che ci capita.

Credere significa riconoscere che il Signore continua a seguirci con amore paterno, nonostante gli imprevisti, i momenti oscuri, le difficoltà interne ed esterne, che mettono a dura prova la nostra fiducia.

In un secondo momento, guardando indietro, potremo riconoscere che il nostro progetto di vita è evoluto in una continuità logica, in una progressività così composta, da dover risolutamente escludere che sia del tutto casuale, al di fuori di una volontà amante che lo ha determinato.

Ci convinciamo allora di essere inseriti, anzi radicati, dentro un disegno di amore che la volontà di Dio ci ha preparato, e che si sviluppa lentamente in noi e proprio attraverso di noi.

Comprendiamo che il luogo in cui la volontà di Dio ci ha posto, e non altrove, è l’occasione concreta della nostra santificazione, l’unico spazio santo in cui il Signore manifesta per noi tutto il suo amore e la sua fedeltà.

Riconosciamo che il nostro particolare servizio, e non un altro, è del tutto confacente a quel progetto specifico verso cui Dio ci sta fedelmente conducendo.

Dio conosce il nostro vero “nome”, ossia quello che siamo chiamati a essere, e ci porta a realizzare oggi ciò che di più autentico possiamo augurarci, nel gran disegno della creazione.

A noi spetta il compito di collaborare con risolutezza dentro questo progetto, sviluppando creativamente tutti quei doni che ci sono propri, non come chi è costretto

dalle circostanze ad aderirvi, ma come chi responsabilmente

vuole tendere a trasformare ogni situazione in un’occasione per liberamente giocarsi nel dono di sé, che è poi l’occasione concreta per amare e servire.

Il tempo ci è dato come occasione di salvezza.

Non sappiamo quale sia il nostro domani, quale futuro ancora ci attenda.

Tanti progetti a cui possiamo aspirare non dipendono esclusivamente da noi, né dall’impegno o dalla generosità personali. Nemmeno ci è dato sapere se avremo il tempo per continuare a compiere il bene che oggi stiamo costruendo, fino a quando potremo continuare a usufruire di tutte le occasioni di dono generoso che di fatto, oggi, sono a nostra disposizione. Allora, finché siamo in tempo, non lasciamo di tendere al bene che ci è possibile, perché è su questo che saremo giudicati.

A volte saremo tentati di credere che sarebbe più facile vivere da cristiani altrove, in altri ambienti, diversi da quelli odierni, con persone meglio disposte ad accettarci, più capaci di condivisione, più vicine alla nostra sensibilità.

Di fatto ci troviamo in un ambiente preciso, con persone che non abbiamo scelto, ma che ci sono state donate, svolgiamo un compito determinato: tutto questo fa parte della croce che ci è affidata, da portare con consapevolezza e amore, e costituisce quella responsabilità concreta che dipende solo da noi.

Oggi è il “tempo santo”, qui l’occasione privilegiata da accogliere come una grazia... Non dovremo rendere conto del tipo di impegno che abbiamo svolto, ma solamente della qualità del nostro dono, della misura del nostro coinvolgimento nell’opera che ci è affidata.

È sempre tempo per amare e per servire: non in un futuro che solo intravediamo, ma dentro le realtà povere e spesso deludenti che costituiscono il nostro spazio operativo odierno, il nostro ambiente vitale.

La nostra adesione alle sequela di Cristo è preparata da molto lontano, dentro avvenimenti che a prima vista sembrano casuali, tali da non farci nemmeno supporre che essi ci riguardano da vicino, mentre invece determinano non solo il presente, ma anche il nostro futuro.

Lo Spirito del Signore ci conduce anche quando non lo avvertiamo, dando senso a tutti i momenti, lieti e tristi, della nostra vita, per poi aprirci strade nuove, totalmente imprevedibili al semplice sguardo umano.

È essenziale riconoscere la propria storia come “storia di salvezza”, itinerario unico, attraverso cui il Signore Gesù fa evolvere la nostra umanità per renderla simile alla sua.

 

Oscar Cantoni _da Come luce d’aurora, San Paolo 2003.