CAPITOLO GENERALE DEI CARMELITANI SCALZI

UN RITORNO ALL’ESSENZIALE

 

È stato un ritorno all’essenziale per cercare di rispondere con fedeltà dinamica alle sfide presenti nella realtà socio-culturale ed ecclesiale. Per la prima volta presenti anche fratelli non sacerdoti, presidenti di associazioni o federazioni dell’ordine _e membri del Carmelo secolare.

 

I carmelitani scalzi hanno celebrato il loro 89º capitolo generale ad Ávila (Spagna) dal 28 aprile al 18 maggio scorso. Tema del capitolo: In cammino con santa Teresa di Gesù e san Giovanni della croce. Tornare all’essenziale. Il luogo scelto per la celebrazione, la città di Ávila, è stato un segno evocatore delle radici storiche e carismatiche del Carmelo teresiano e del desiderio di tornare all’essenziale della loro vocazione e missione all’inizio del terzo millennio.

Caretteristiche di questo capitolo sono state tra le altre: una preparazione ampia e partecipata, una organizzazione che giunse ad abbracciare i principali aspetti della vita consacrata, la partecipazione di fratelli non sacerdoti, di alcune presidenti di associazioni o federazioni di carmelitane scalze e di membri del Carmelo secolare.

 

PREPARAZIONE

AMPIA E PARTECIPATA

 

Il capitolo iniziò la sua preparazione con quasi tre anni di anticipo. La fase preparatoria fu avviata con un documento di consultazione elaborato dal centro dell’ordine. Il documento fu inviato a tutti i conventi di frati, ai monasteri delle monache carmelitane che hanno vincoli giuridici con l’ordine e alle fraternità del Carmelo secolare. Il testo era accompagnato da alcune domande per aiutare la riflessione e per offrire la possibilità di critiche, suggerimenti e correzioni. Fu dato un anno di tempo per lo studio del testo. La partecipazione durante questa prima fase fu molto numerosa. Risposero più dell’80% delle province e circoscrizioni dell’ordine con la sintesi delle risposte delle comunità. Anche un numero elevato di monasteri rispose alle domande come pure molte fraternità del Carmelo secolare.

Successivamente una commissione, nominata dal consiglio generale, studiò i contributi giunti dalla base e preparò quello che fu chiamato il Documento di lavoro (Intrumentum laboris) che fu inviato a tutto l’ordine (frati, monaci, laici). Fu lasciato ancora una volta un anno per approfondire il nuovo tetso e offrire contributi per correggerlo e migliorarlo. I capitoli provinciali, celebrati un anno prima di quello generale, fecero oggetto della loro riflessione il suddetto Intrumentum laboris e le risposte comunitarie al questionario che lo accompagnavano. Nuovamente la commissione prese in considerazione le conclusioni capitolari e rielaborò il testo che fu sottoposto a un ultimo esame nella riunione di tutti i provinciali dell’ordine, che si tenne a Lipa, nelle Filippine, nel settembre 2002, ossia sette mesi prima del capitolo generale. In questo modo si consegnò al capitolo quello che sarebbe stato il Documento capitolare praticamente approvato, a eccezione delle conclusioni pratiche che sarebbero state esaminate, discusse e arricchite nel capitolo generale.

Tutto l’ordine prese così praticamente parte alla preparazione del capitolo generale e, in seguito, la rapidità dei mezzi di comunicazione moderni permise alla maggior parte dei conventi e dei monasteri di poter partecipare in tempo reale al suo svolgimento.

 

UN’ORGANIZZAZIONE

OLISTICA

 

Un’altra caratteristica di questo capitolo generale fu di tenere presenti i diversi aspetti della vita religiosa-carmelitana. La scelta di Ávila come sede del capitolo contribuì a offrire un ambiente di intensa spiritualità. Il contatto con i luoghi teresiani-sangiovannisti permise di tornare in maniera vitale alle origini per ricominciare con fedeltà creativa il cammino dell’impegno vocazionale e apostolico dell’ordine.

Il capitolo fu diviso in cinque tappe. La prima, di tre giorni, fu quella della preparazione spirituale. Cercò di tornare all’essenziale del carisma teresiano mediante alcune riflessioni su alcuni punti fondamentali della dottrina teresiana-sangiovanista, l’analisi storica delle rifondazione del Carmelo e la visita ai luoghi significativi della sua storia: Ávila (luogo natale di santa Teresa e degli inizi della sua opera), Alba de Tormes (luogo della sua sepoltura), Duruelo (luogo dell’inizio della rifondazione dei frati), Fontiveros (luogo natale di san Giovanni della Croce) e Segovia, dove si trova il suo sepolcro. Questa prima tappa capitolare cooperò a creare un clima di fraterna identità vocazionale.

La seconda parte del capitolo fu dedicata alla informazione del superiore generale e dell’economo generale. Una novità fu anche, in questa circostanza, il fatto che tutti i conventi di frati e i monasteri delle moanche ricevettero con due mesi di anticipo l’informazione del superiore generale. In questo modo tutto l’ordine poté partecipare più da vicino al capitolo. Ambedue le informazioni furono discusse per gruppi geografici-linguistici e offrirono l’occasione per delle spiegazioni e dei chiarimenti.

La terza tappa fu quella dell’elezione del superiore generale e dei suoi otto consiglieri.

La fase successiva nella dinamica capitolare fu quella di una riflessione guidata da esperti per approfondire alcuni punti dell’Instrumentum laboris destinato a diventare Documento capitolare. In concreto furono approfonditi i seguenti punti: tornare all’essenziale del vangelo, tornare all’essenziale della vita consacrata e le principali sfide della Chiesa e del mondo d’oggi.

Quinta e ultima fase capitolare, fu l’esame dei diversi aspetti della vita religioso-carmelitana e apostolica per elaborare delle conclusioni operative, da sottoporre, dopo uno studio, all’approvazione del capitolo.

Nello stesso tempo fu preparato il messaggio capitolare a tutto l’ordine, approvato al termine del capitolo.

 

UNA PARTECIPAZIONE

INCONSUETA

 

Un’altra caratteristica di questo capitolo generale fu la partecipazione inconsueta dei fratelli non sacerdoti, delle presidenti delle associazioni o federazioni dell’ordine e dei membri del Carmelo secolare.

Niente impedisce, secondo le costituzioni dell’ordine, che fratelli non sacerdoti possano partecipare come delegati al capitolo generale con tutti i diritti e i doveri. In pratica, mai o quasi mai era stato eletto uno di loro come delegato. In questa occasione furono presenti, tutto il tempo, in tutto quattro fratelli non sacerdoti provenienti da zone geografico-linguistiche in cui si lavora per una nuova identità del fratello non sacerdote nell’ordine, in attesa dei risultati del lavoro della commissione post-sinodale a proposito della possibilità di accettare accanto all’esistenza di istituti clericali e non clericali, quella di istituti misti che permetta un’uguaglianza reale tra chierici e non chierici negli ordini o congregazioni religiose che lo desiderino.

Una novità ancora più grande fu la partecipazione di monache carmelitane scalze e di membri del Carmelo secolare durante una settimana del capitolo, precisamente quando si tenne la riflessione e furono trattati problemi relativi a essi.

L’invito del papa affinché la donna consacrata abbia una partecipazione attiva nei problemi che riguardano la sua vita: “È pertanto urgente compiere alcuni passi concreti, a partire dall’apertura alle donne di spazi di partecipazione in vari settori e a tutti i livelli, anche nei processi di elaborazione delle decisioni, soprattutto in ciò che le riguarda” (VC 58), ha indotto il consiglio generale a invitare dieci presidenti di associazioni e federazioni delle carmelitane scalze. Poiché nell’ordine esistono 49 associazioni o federazioni, ci si rivolse a quelle che rappresentavano un numero consistente di monasteri. Quando in un paese o regione c’erano più di una associazione o federazione furono le stesse presidenti a scegliere la loro rappresentante. Ci furono rappresentanti dagli Stati Uniti, Brasile, Spagna, Francia, Italia, Germania, Inghilterra, Africa, India e Australia. In totale rappresentavano direttamente un 65% dei monasteri. Ci fu un giorno dedicato esclusivamente alle monache carmelitane scalze. Una tavola rotonda fu dedicata ad ascoltare le informazioni che ciascuna di esse dava della situazione dei monasteri delle diverse aree geografiche rappresentate. Nello stesso tempo, esse presentarono al capitolo le loro inquietudini nel campo del discernimento vocazionale, della formazione iniziale e permanente, dell’accompagnamento spirituale, della comunione dei beni e della ricerca di forme di inculturazione del carisma. Il capitolo era consapevole di non poter prendere delle decisioni circa la vita delle monache i cui monasteri sono autonomi, ma lo poteva invece sulla vita dei frati e i loro rapporti con le monache. Per questo era importante ascoltarle per sapere cosa pensano e si aspettano dai loro fratelli.

Quattro membri del Carmelo secolare, due uomini e due donne, parteciparono come le monache alla seconda settimana del capitolo. Rappresentavano gli oltre 40.000 membri laici dell’ordine nel mondo. I rappresentanti del Messico, Italia, Spagna e Filippine raccontarono le loro esperienze personali e informarono sulla situazione delle fraternità non solo nei loro paesi di origine ma anche nelle regioni geografiche più ampie.

Il segretario generale del Carmelo secolare spiegò l’iter seguito per la redazione di una nuova legislazione per il Carmelo secolare, elaborata attivamente in collaborazione con gli stessi laici e recentemente approvata ad experimentum dal consiglio generale.

Nel lavoro per gruppi linguistici e nell’assemblea finale al termine del giorno si vide la necessità di appro­fondire una formazione solida, profonda e ben strutturata dei membri del Carmelo secolare. Occorre favorire il sorgere di leader che possano diventare formatori dei loro compagni e siano capaci di creare nuovi gruppi di preghiera e spazi di riflessione spirituale e di lettura degli scritti dei santi del Carmelo negli ambienti più vari.

 

DI FRONTE

ALLE NUOVE SFIDE

 

A partire da una prospettiva di fede, il capitolo è stato vissuto come un passaggio del Signore nella la storia dell’ordine per invitarlo alla conversione e a rinnovare l’esperienza della sua presenza e compagnia. Nello stesso tempo ha stimolato tutti i carmelitani e le carmelitane a far fronte alle sfide del mondo e della Chiesa di oggi in base alla propri identità.

Anzitutto si fece in molti modi l’esperienza di Dio Verità, nel dialogo sincero, fraterno e aperto nella ricerca delle sue vie nel momento presente; di Dio Luce, nel discernimento orante per prendere decisioni e per aprire nuovi orizzonti all’inizio del terzo millennio; di Dio Pace che rende possibile l’unità nella diversità e nell’arricchimento vicendevole; di Dio umano che ha voluto incarnarsi nella nostra natura per aiutarci a scoprire la sua presenza anche nelle mediazioni umane.

L’ordine ha approfittato del tempo della preparazione e della celebrazione del capitolo per cercare di rispondere con fedeltà dinamica alle sfide che si presentano oggi nella realtà socio-culturale ed ecclesiale che interpellano la vita consacrata. Di fronte ai fenomeni della secolarizzazione, della liberazione e della globalizzazione fu deciso di promuovere una conoscenza della sociologia per aiutare i religiosi a leggere queste realtà e a fare una riflessione teologica realista e incarnata. Fin dal tempo della formazione iniziale bisogna educare a “conoscere e comprendere il mondo in cui viviamo, nonché le sue attese, le sue aspirazioni e la sua indole spesso drammatiche” (Gs 4). Ciò porterà a sentirsi corresponsabili dei problemi sociali e a cercare soluzioni, benché piccole, ai problemi che ci circondano, come attuazione della coscienza profetica che deve caratterizzare i consacrati, lungi da ogni assenteismo e passività. Bisogna trasmettere la nostra spiritualità come cammino di autentica libertà e impegno per la giustizia e la pace.

Di fronte alla sete di spiritualità che si traduce spesso in spiritualismo, bisogna testimoniare e trasmettere un’autentica spiritualità che superi le esperienze superficiali del sacro. Per questo bisogna riscoprire l’importanza della lettura e della meditazione della parola di Dio collegata con la vita per educare il popolo di Dio alla lettura orante della Scrittura come punto di partenza dell’impegno di evangelizzazione.

Allo stesso modo le nostre comunità dovrebbero essere più aperte a condividere la vita, il carisma e la spiritualità con i laici. In questo campo sono necessarie esperienze nuove, accompagnate da valutazioni periodiche. Bisogna promuovere il dialogo e la riflessione assieme alle carmelitane scalze, ai membri del Carmelo secolare e agli istituti affiliati all’ordine.

Il messaggio capitolare ha come titolo Fermi nella speranza. Fra le altre cose invita a “rinnovare gioiosamente il desiderio di fedeltà al Signore vivendo con radicalità la nostra vocazione”; a porsi in cammino con Teresa di Gesù e Giovanni della Croce; a non accontentarsi con ciò che si è raggiunto; a credere che si possono raggiungere nuove mete e a non aver paura di ristrutturare le presenze e aprire nuovi cammini. In una parola, all’inizio del terzo millennio l’ordine deve camminare con rinnovata speranza e con fedeltà creativa e dinamica per rispondere al passaggio del Signore e del suo Spirito nel nostro tempo.

 

Fr. Camilo Maccise ocd