LA VIA DELLA SAPIENZA

 

«Ti farò saggio, ti indicherò la via da seguire»: si può dire che questa parola del Salmo 32 abbia guidato lungo la storia la proposta formativa alla vita religiosa in ambito francescano; la quale ha sempre attinto allo “spirito di sapienza” che circola nella sacra Scrittura e che anzitutto ha informato la vita di Francesco d’Assisi qualificando poi lo stile, teorico e pratico, del francescanesimo.

Ne dà ragione anche questo libro di Giuseppe De Carlo – frate minore cappuccino impegnato a Bologna nel settore della formazione e nell’insegnamento di esegesi dell’Antico Testamento – che nella ricerca della sapienza delinea un itinerario formativo di sicura efficacia pedagogica.1

L’itinerario è tracciato all’interno dei Sussidi per l’animazione della vita religiosa, in una collana curata dalla Conferenza italiana dei ministri provinciali cappuccini in funzione della spiritualità francescana; ma è una ricerca proponibile a tutti e specialmente ai giovani di qualsiasi orientamento vocazionale che vogliano impostare la propria vita in modo da costruirla evangelicamente come “casa sulla roccia”.

Ci troviamo di fronte, infatti, a pagine dense ma essenziali, nelle quali la chiarezza del filo che segue i testi con la nota competenza del biblista è potenziata dallo stile narrativo di gradevole impronta personale, mai appesantito da toni “dottorali”, finalizzato unicamente alla comprensione immediata dei contenuti.

 

I LIBRI BIBLICI

PIÙ “LAICI”

 

Sapersi creati per stare con Dio e camminare con lui nelle sue vie, allontanarsi da Dio camminando sulle vie dell’uomo, tornare a Dio per recuperare la condizione iniziale di suoi familiari: è la dinamica allontanamento-ritorno che segna «le grandi svolte storiche e spirituali narrate dalla Scrittura». La illustra nella prima parte del libro, dedicata alle “due vie”, il primo capitolo, dove il percorso culmina nel paradigma profetico costituito dall’oracolo di Is 55, nei cui appassionati richiami il Signore stesso invita ad abbandonare le strade buie e ingannevoli di una vita sbagliata e tornare sinceramente alla sua luminosa via.

Ma se nei testi profetici e nei racconti biblici l’interlocutore è il popolo quale partner dell’alleanza con Dio, nel gruppo dei libri biblici sapienziali il riferimento è principalmente ai singoli, provocati a lasciarsi persuadere dalla logica contenuta nella via della Sapienza come indicata in Proverbi, Sapienza e Siracide. I quali, inoltre – fa osservare l’autore – tra gli altri libri biblici si rivelano come «i più “laici”, i più “umanistici” e i più “individualistici”; non perché neghino Dio e la sua azione, ma perché derivano il loro insegnamento da ciò che l’uomo fa e scopre nella routine o nella battaglia quotidiana» della vita; così che in essi «non è tanto Dio che parla agli uomini o degli uomini, ma sono gli uomini che parlano di se stessi integrando la loro esistenza nel quadro della fede in Dio, ed è in questo senso che essi parlano anche di Dio»: il “materiale” da essi trattato è l’esperienza umana, e la sapienza di cui parlano è quella del singolo, la cui adesione determina la stessa fedeltà del popolo.

Ed è noto che questi libri personificando la Sapienza ne fanno «come un personaggio che parla e agisce, mettendola in genere nei panni di una donna nobile, ricca e generosa che offre i suoi tesori ai volenterosi e agli inesperti».

Due inviti contrastanti tra loro si sente rivolgere il giovane che vuol prepararsi alle responsabilità adulte della vita, proprio mentre avverte o dovrebbe avvertire la necessità di un orientamento sicuro in ordine alle scelte che gli si impongono doverose per il futuro.

 

DONNA SAPIENZA

E DONNA STOLTEZZA

 

La personificazione della Sapienza comporta così che essa si sdoppi in due figure femminili, le quali gli si presentano attraenti e con belle promesse, proponendogli ognuna di diventare compagna della sua vita: sono donna Sapienza e donna Stoltezza, e già questi nomi lasciano intuire quali siano le rispettive offerte.

Donna Sapienza si presenta sicura e autorevole, esponendo alla luce del sole i doni che promette, muovendosi per le vie della città e nei luoghi più frequentati senza timore di essere smentita; e dunque senza attendere di essere cercata va di persona in cerca di ascoltatori intelligenti benché inesperti e persino stolti nel modo di intendere la vita. Le sue mani sono colme di perle la cui autenticità è ben visibile: cose chiare e sentenze rette, verità contro empietà, giustizia contro fallacia, parole leali e parole rette; un cammino sulla via della giustizia e per i sentieri del diritto. “Presso di me sono ricchezza e onore,/ sicuro benessere ed equità./ Il mio frutto vale più dell’oro, dell’oro fino,/ il mio provento più dell’argento scelto” (Pr 8,18-19).

In virtù di questi beni preziosi, donna Sapienza può instaurare relazioni prestigiose: dichiarandosi “generata da Dio” può rapportarsi agli umani deliziandosi tra di essi e procurando loro dolcezza; e può rapportarsi, addirittura giocandovi come lieta fanciulla, all’intero cosmo quale primogenita fra le opere del Creatore e al Creatore stesso; le sue ricchezze infine le permettono di imbandire nella propria casa dalle sette colonne banchetti sontuosi, possibili soltanto sulla via della Vita mentre ne sono esclusi – ammonisce il pedagogo sempre presente tra le righe dei libri sapienziali – coloro che non ascoltano il suo invito.

È opposto, infatti, l’invito di donna Stoltezza, che il saggio, nel libro dei Proverbi, presenta come “procace e insolente” (7,11a), una donna che “non sa tenere i piedi in casa sua” (7,11b), sfaccendata e pigra. «Avrebbe molte cose da sbrigare, da preparare e riordinare nelle sue stanze, ma preferisce l’ozio, il pettegolezzo o l’imprudente ficcanasare negli affari di quelli che passano davanti a casa sua», come quel giovane inesperto e facile a richiami allettanti che si ferma incuriosito ad ascoltarla. Il suo invito pretende farlo innamorare, ma il saggio maestro lo mette in guardia dal darle retta: “Ora, figlio mio, ascoltami,/ fa’ attenzione alle parole della mia bocca./ Il tuo cuore non si volga verso le sue vie,/ non aggirarti per i suoi sentieri./... La sua casa è la strada per gli inferi,/ che scende nelle camere della morte” (Pr 7,24-27).

A questo punto il sapiente introduce, con il noto elogio della donna ideale raramente trovabile con la sua perfezione, una “terza donna”, che tuttavia coincide con donna Sapienza alla quale egli cerca di indirizzare la simpatia del giovane che cerca seriamente la propria strada.

 

LA RICERCA

CONTINUA

 

Ma posto che il giovane si sia deciso per l’invito di donna Sapienza, adesso – riprende De Carlo nel secondo capitolo della seconda parte del libro – egli deve prepararsi a percorrerla con onore, quella via, usando i mezzi che ella gli mette a disposizione, con una ricerca che lo porterà a successive scelte: fermarsi ai risultati che consegue quale homo faber, o impegnarsi per i profitti economici conseguibili quale homo mercator? Oppure integrare i doni offerti da donna Sapienza puntando a lei stessa quale homo religiosus e addirittura sposarla, dopo averla incontrata nei luoghi giusti? E quali sono questi luoghi?

Ecco: «Si incontra la Sapienza nella creazione e nella Torah scritta. Segni della Sapienza sono poi nell’interiorità di ciascun uomo, perché a ciascuno Dio ha fatto dono dello spirito della Sapienza. Ma l’incontro decisivo avviene nella relazione d’amore, quando davvero la si riconosce come la realtà più preziosa per cui vale la pena di lasciar perdere tutto per possederla stabilmente».

La lezione per tutti alla quale il finale giunge è suggestiva. «L’homo religiosus o il giovane che si lascia ispirare dalla Sapienza biblica può contare su una marcia in più. Ha uno sguardo più acuto e penetrante di quello del fabbro e del mercante di ogni tempo. La sua icona può essere quella del “discepolo amato” al lago, quando apparve il Risorto a sette discepoli»... ed egli lo riconobbe: “È il Signore!”.

«La Sapienza che invitava al banchetto nella sua casa dalle sette colonne dunque è Gesù che comincia a costruire la sua Chiesa a partire dalle sette colonne che erano quei sette discepoli del banchetto di pesce arrostito sulla riva del lago».

 

Z.P.

 

1 De Carlo G., Ti indico la via, EDB, Bologna 2003, pp. 166, e 10,50.