32a  SETTIMANA DEI RELIGIOSI/E DI SPAGNA

APPUNTI_SUL CELIBATO

 

Il celibato cristiano e religioso sta passando da una stato di infantilismo a uno stato adulto. Si può comprendere solo a partire da un amore appassionato a Gesù e ai più poveri, dalla passione missionaria, da una sana vita di comunione

con tutte le persone.

 

I religiosi e le religiose di Spagna hanno scelto come tema per la loro Settimana nazionale Celibato per il Regno: carisma e profezia. I lavori si sono svolti dal 23 al 26 aprile presso l’Istituto teologico di vita religiosa, a Madrid, con il contributo di numerosi validi. Al termine dei lavori, p. García Paredes, ha presentato una specie di sintesi nei seguenti punti.

 

Il celibato evangelico non è unicamente “continenza” sessuale, ma anche e soprattutto amore che si dona ed è capace di dare la vita per coloro che ama. È un amore che non forma una famiglia secondo la carne, ma che invece si impegna seriamente a costruire e a formare la famiglia del Regno e della nuova alleanza. È un amore che nasce da una seduzione: la seduzione della bellezza di Dio e del suo Regno, che il monachesimo antico chiamava “filocalia”.

Quando parliamo del celibato cristiano nel contesto della vita consacrata, ci riferiamo a persone che – nella loro maggioranza – lo stanno professando da diversi o numerosi anni. Il numero delle persone giovani che lo professano è molto minore, ma non cessa per questo di essere significativo. È un celibato in grande maggioranza femminile, nel senso che sono molto più le donne che lo professano che non i maschi.

Coloro che professano il celibato lo vivono – con le sue luci e le sue ombre – secondo le caratteristiche di ciascuna generazione: età adulta avanzata, o età adulta media oppure età adulta giovane. La generazione adulta media, tuttavia, ha attraversato una fase convulsa, e in effetti, molti abbandoni dalla vita consacrata trovano qui una forte ragione.

Bisogna anche dire che in questo tempo migliaia di persone consacrate hanno trovato una forma nuova di vivere il loro celibato: a partire dall’amore appassionato a Gesù e ai più poveri e svantaggiati, dalla passione missionaria, da una sana vita di comunione nella propria comunità e con tutte le persone, dalla valorizzazione e attenzione verso il proprio corpo.

La grande tentazione per ciò che riguarda il celibato non consiste nell’attrattiva verso una vita libertina, o una sessualità volgare e oscena, ma nel fascino che esercitano su di noi i valori scoperti: la valorizzazione del corpo, delle relazioni integrali e olistiche, la valorizzazione della sessualità, dell’affettività umana, la cura della salute, l’equilibrio psichico, l’uso adeguato dei piaceri e la filosofia del piacere. Nella nuova situazione in cui si trova la nostra umanità sono necessarie nuove chiavi per orientare il celibato religioso e cristiano.

Anche se sembra che la vita celibataria non sia compresa nella nostra società, è tuttavia certo che questa è molto tollerante verso la forma di vita che uno assume, sia questa matrimoniale o celibataria, sia di coppia ufficiale o di coppia di fatto. Dove la nostra società non si mostra tollerante è davanti all’ipocrisia, la doppiezza, la menzogna, e anche, l’intolleranza. In questo senso accusa le nostre incoerenze e i nostri sbagli circa il modo di vivere la sessualità.

 

NUOVO VOLTO

DEL CELIBATO

 

Il celibato cristiano e religioso sta cambiando volto. Sta passando da una stato di infantilismo a uno stato adulto. Ma non solamente esso. Il cambiamento è molto più ampio, più ecologico. Stanno maturando molto le relazioni umane. Anche il matrimonio sta cambiando volto.

Un celibato che fosse inteso a partire dalla considerazione dell’altro sesso come semplice pericolo, si tradurrebbe in definitiva in un rimprovero al creatore che ci ha creato corpi, uomo e donna. È quasi inedito un celibato che riconosca l’altro sesso come rivelazione della bontà, dell’amore, della sapienza, del divino.

Oggi ci rendiamo conto che il problema non sta nell’altro sesso, ma in ciascuno di noi, nella misura in cui non sappiamo dominare – sposati o celibi – il demonio della lussuria e dell’ambizione. Il problema non sta fuori, ma in noi stessi. Nella nostra condizione di peccatori noi non viviamo la sessualità in forma pacifica, ma compulsiva, tumultuosa, appassionata: siamo soliti attaccarci molto alle persone che ci attraggono sessualmente e con le quali abbiamo stabilito dei vincoli di amore e la paura di perderle ci angustia; l’eros – nella condizione peccatrice di bramosia – può diventare tirannico. Quando il linguaggio del sesso esclude altri linguaggi di relazione, di tenerezza, si crea uno stato di tirannia. Allora non risponde ai nostri desideri più profondi. Non siamo più i padroni della nostra sessualità, ma questa si impadronisce di noi e ci schiavizza.

Consiglio evangelico o legge evangelica o voce dello Spirito nella coscienza è quel messaggio che ci dice: sii libero, sii autentico padrone della tua sessualità e della tua affettività e mettile al servizio della tua umanità. Impiegale per quello che desideri nel più profondo del tuo essere, per ciò che è la tua vocazione. Rendile strumenti di relazione, di amore. Il consiglio evangelico non chiede tanto continenza, quanto amore senza calcoli per le conseguenze, con tutto ciò che è la nostra realtà corporale e sessuale: questo noi chiamiamo “castità evangelica” e nel caso dei celibi “celibato evangelico”. Rendersi casti è cominciare ad accettare i propri limiti senza fuggire, senza lasciarsi prendere da meccanismi di camuffamento. Le relazioni umane ricche di linguaggio, verbale o non verbale, creano un autentico biotopo in cui il cuore e l’affettività si dispiegano con forza e sicurezza.

Il nostro celibato religioso cristiano ha una motivazione chiara: per il regno di Dio, il dono senza riserva – con tutto il cuore, con tutto il corpo – all’alleanza di Dio con noi. Così ha vissuto Gesù la sua breve vita umana e così ci sentiamo chiamati a vivere noi uomini e donne di tutte le epoche. Come Gesù ha trasformato il suo corpo in un corpo eucaristico, dato a tutti, così anche noi suoi seguaci nel suo celibato, vogliamo fare del nostro corpo un corpo di alleanza e della nostra vita “sangue dell’alleanza”.

Comprendiamo la nostra missione come un impegno serio per formare la famiglia del Regno, dalla quale nessuno è escluso, per costruire la comunità della nuova alleanza E per collaborare come mediatori nell’alleanza fra tutti i popoli e le razze.

Vogliamo vivere in modo speciale quella clausola dell’alleanza che ci chiede: Amerai Dio con tutto il cuore (Dt 6,5; 10,12; 11,13). Per noi con tutto il cuore significa anche con tutto il corpo, con tutta la nostra corporeità convertita in strumento eucaristico di amore. Il fascino dell’alleanza ci spinge a fare di tutto il nostro corpo un ambito di amore e di mediazione. Per questo, vogliamo anche formare comunità che siano un solo cuore (At 4,32), comunità che siano un solo corpo, il corpo di Cristo, comunità simbolo dell’alleanza.

Optiamo per il celibato cristiano, mossi dallo Spirito di Dio: ispirazione e movimento che molti non comprendono né ricevono. Nasce in noi come un movimento interiore del nostro cuore, della nostra affettività che contrasta altre forze istintive che sono in noi.

La tradizione monastica – ricordata di recente dall’esortazione apostolica Vita consecrata – parla della seduzione della bellezza di Dio o eros che ci lancia verso di essa, in grado di integrare e sublimare tutta l’energia sessuale e affettiva e di porla al servizio dell’amore, dell’alleanza con Dio, della missione. Il celibato o la verginità è un carisma per coloro che sentono in modo tale la chiamata e la seduzione della bellezza di Dio e del suo Regno che non provano interesse a vivere come coppia e formare una famiglia, e nello stesso tempo la sessualità non costituisce per essi una preoccupazione di primo piano.

Il celibato che Gesù propone ai suoi discepoli nel Vangelo – e che la vita religiosa assume come caratteristica propria – è un carisma concesso nei tempi del regno di Dio, che sono tempi di appassionata attesa e appassionata accoglienza di ogni anticipazione, tempi di appassionata speranza e di rivelazione apocalittica. Senza speranza nella risurrezione dei corpi, senza mondo futuro, senza regno di Dio, il celibato assumerebbe un volto ben diverso. Il celibato cristiano è certamente un dono per gli ultimi tempi. È un regalo che pone le persone che lo ricevono – e ne sono consapevoli – alla frontiera, al limite tra questa storia e il suo culmine utopistico.

L’arte dell’amore celibatario richiede oggi un’educazione intergenerazionale. Sono necessari incontri di “reciproca conoscenza e vicendevole aiuto”. In questo modo nessuna generazione si troverà perduta. Il celibato assume volto di “sapienza” negli anziani e nelle anziane nella vita consacrata. La cosiddetta paternità o maternità spirituale è il volto che assume il celibato. Bisogna dare ad essa l’incanto degli ultimi anni… prima che giunga la sofferenza, la malattia e la morte. Nelle generazioni adulte medie il celibato assume caratteristiche paterne e materne sponsali. Nelle generazioni giovani il celibato ha caratteristiche di amore appassionato.

Quando lo spirito è pieno o in cammino verso la pienezza, il corpo può rispondere o non rispondere del tutto. Il corpo ha bisogno di essere preparato alla vita celibataria, di essere abilitato per non vivere ciò che rappresenta un’energia come una tensione fonte di rotture e squilibri.

Bisogna sgravare le coscienze, aiutare a integrare, a capire, a non lasciarsi schiacciare dai temi sessuali. Bisogna offrire il sostegno necessario per risolvere con discrezione e segretezza le situazioni più complesse.

La bellezza del celibato si scopre quando una persona entra nella via mistica. A partire dalle quinte mansioni, per usare il linguaggio di Teresa d’Avila, una persona comincia a sentirsi accesa di amore, innamorata, trasformata, portata. Questo è il celibato che attrae, che seduce, che la gente invidia. Il vero amore mai chiude. Il vero amore è amore di alleanza. L’amore autentico è simbolo dell’amore infinito, Per questo apre all’amore globale, universale.

 

José Cristo Rey García Paredes cmf