L’USMI E LA NUOVA EUROPA

APERTE AL CAMBIAMENTO

 

Impegno a proseguire la linea formativa, preparare la leadership per gestire il cambiamento, affrontare la sfida dell'interculturalità, del dialogo interreligioso, dei nuovi linguaggi nella situazione europea, con un'attenzione privilegiata per le nuove povertà.

 

La recente 50ª Assemblea nazionale dell’Usmi (Roma 23-26 aprile), oltre che occasione per riflettere sul cammino dell’organismo negli anni 1998-2003, è diventata – nella relazione della presidente uscente, madre Teresa Simionato – anche stimolo per “una lettura interpretativo-sapienziale di alcuni aspetti della vita religiosa nel nostro paese”.

Dopo un richiamo iniziale all’identità ecclesiale dell’Usmi (espressione dell’interesse e della necessità di stare in relazione tra circa 620 istituti), è stato richiamato l’orizzonte sul quale ci si è mossi nell’ultimo quinquennio: rifondare la VR di donne consacrate apostole su una solida spiritualità teologale e un’autentica missionarietà (centrale dunque la dimensione del discepolato). La formazione delle superiore maggiori si è quindi orientata ad alimentare la capacità di discernimento per mantenere un’attenzione vigile e cordiale di fronte al cambiamento. Un cambiamento che ha segnali precisi: a) una geografia di presenze sul territorio sempre più ridotta numericamente ma anche una trasmigrazione di servizi e presenze su altri fronti (meno opere più prossimità); b) un volto plurietnico e pluriculturale degli istituti, anche dei più piccoli; c) congregazioni che per numero ed età media non bastano più a loro stesse o non sono più in grado di rispondere al senso per cui sono sorte; d) gruppi di religiose che si distaccano dalle proprie congregazioni nel tentativo di riprendere vita, ma che spesso finiscono col restare chiusi in se stessi; e) difficoltà di offrire una formazione adeguata e inculturata alle giovani religiose provenienti dal sud del mondo e dall’est europeo; f) nascita di nuove forme di vita consacrata, a cui guardare con interesse. Una situazione complessa che, ha sottolineato madre Simionato, è possibile assumere e sostenere “se ci aiuteremo a coniugare interventi concreti di ristrutturazione con una lettura sapienziale degli eventi e l’impegno di un discernimento spirituale comunitario”.

 

CRESCERE COME

SOGGETTO DI COMUNIONE

 

Proprio questa situazione di cambiamento e una riflessione sulle richieste da parte delle delegazioni regionali e diocesane (sostegno alla formazione iniziale, aggiornamenti professionali, indicazioni per scelte operative e amministrative) fanno dire che è giunto il tempo di uscire da una visione di bacino di utenza e di “riconoscere all’Usmi anzitutto la propria identità ecclesiale e comunionale prima e al di là di ogni compito formativo e di coordinamento. Identità espressa in una qualificata rappresentatività delle congregazioni religiose, a livello ecclesiale e sociale; nella costante attenzione alle problematiche inerenti alla vita religiosa e ai suoi membri, per uno scambio e un orientamento su questioni di comune interesse; nella cooperazione e collaborazione con le Conferenze episcopali e con la chiesa locale; nella sua realtà di organismo di comunione dei diversi istituti, nella Chiesa… Il nostro operare insieme non è pertanto un optional, bensì un preciso invito della Chiesa a porre come segno in questa società ogni forma di collaborazione nella comunione, non solo per una solidarietà ad intra, ma per aiutarci a capire il disegno di Dio nell’attuale travaglio della storia e rispondervi con iniziative adeguate…”. Affrontando poi il tema del dialogo con i diversi organismi e in particolare della collaborazione tra Usmi e Cism, la presidente ha affermato di percepire che la vita religiosa femminile sia chiamata a “maturare un rapporto più adulto e paritario con il mondo religioso maschile, per attivare una collaborazione sempre più libera da una dipendenza o arrivismo immaturo”. Alla ricerca di squarci di futuro ha offerto spunti ulteriori: “Un millennio di fioriture di opere sembra chiudersi per far fiorire segni di umanizzazione e di prossimità senza strutture per affiancarci di più e più direttamente all’uomo d’oggi, in modi certamente diversi da quelli passati; cercando tra i volti di questa nostra umanità i tratti del volto di Colui che è venuto ad abitare in mezzo a noi. Molte religiose, oggi, sono chiamate a tessere relazioni umanizzanti all’interno di quelle opere che da tempo molte congregazioni hanno dovuto lasciare (ospedali, case per anziani, carceri), ma che ora cercano qualcuno che dia un’anima; ad accorgersi della solitudine e del non senso che opprime tante vite, di ogni età e condizione sociale; a gridare contro la violazione dei diritti della persona, le ingiustizie, le guerre. Ma spesso l’impegno nella gestione di tante nostre strutture complesse e inceppate nei problemi sembra non favorire questa testimonianza”. Su questo punto vale la pena di accennare al concetto centrale della relazione di don Giancarlo Rocca ssp: dal 1950 è cominciato a venire meno il legame tra celibato e opere apostoliche; questo significa la necessità di aprirsi a nuovi modelli di vita comunitaria e a nuove relazioni tra religiosi e laici.

Dunque una VR che, dovendo affrontare quella che sembra crisi di spiritualità e di significato più che di vocazione, ha bisogno di una Usmi che sia espressione di nuova solidarietà intercongregazionale e palestra di discernimento. Tra le consegne finali della presidente spiccano la formazione al discepolato, il cambiamento di cultura e di linguaggio, il vincere l’imbarazzo dell’evangelizzazione, la presa di coscienza del nuovo contesto europeo nel quale si è chiamati a ridestare un’anima cristiana.

 

NELL’ORIZZONTE

EUROPEO

 

Proprio l’Europa è stata al centro delle prospettive che il convegno ha tentato di aprire. Madre Simionato ha sottolineato con soddisfazione i processi di integrazione che configurano una Europa dei 25 stati, ma ha anche sottolineato l’impegno della vita religiosa di oggi a offrire il proprio contributo, quello di infondere nel continente i valori del Regno e di rispondere con profezia a sfide come manipolazione genetica, abuso delle risorse ambientali, nuove povertà, emarginazione, disoccupazione, immigrazione.

P. Innocenzo Gargano, camaldolese, ha confermato questa visione, affermando che la reimpostazione della VR all’interno della nuova Europa comporta un allargamento degli orizzonti. Per questo occorre tener viva la coscienza dello scenario post-moderno e le caratteristiche dell’odierno stile di vita: idolatria del denaro e del consumo, perdita dell’interiorità (conta apparire ed essere alla moda), riduzione della persona a numero da valutare in base all’efficienza, fuga nel soggettivismo ed esperienza dell’angoscia, rifugio nell’indifferenza e nella ricerca di continue novità. Fondamento di un possibile incontro fra questo contesto europeo post-moderno e la vita religiosa è il kerigma cristiano, la memoria della passione e risurrezione di Gesù Cristo. “Da qui una riappropriazione forte e determinante della nota eucaristica che deve caratterizzare la vita di ogni nostra comunità religiosa… (essa) permette di testimoniare efficacemente, di fronte alle negazioni della post-modernità, che è possibile vivere le diversità non come dirompenti e inconciliabili fra loro, ma come fattori della manifestazione multiforme dell’unità comunionale”. Il tesoro da custodire gelosamente, per essere immagine eucaristica, è l’ascolto quotidiano della parola di Dio che significa esposizione costante alla luce tagliente e al fuoco esigente della conversione continua, senza svendere la croce di Cristo. Le comunità religiose dovranno essere come “città posta sul monte” per dare orientamento sicuro a tanti contemporanei che vagano, senza voglia né meta, nella depressione delle nostre valli. Ripensarsi come religiosi nella nuova Europa implicherà così una contestazione visibile della idolatria del denaro, un recupero della stabilità per condividere la vita della gente (cf. i monaci trappisti di Tibhirine in Algeria), una rinuncia dell’efficienza a oltranza e una spoliazione di sé, un recupero del senso del bello in tutte le sue forme.

Per individuare, nella “terza fase” dell’Europa, la missione dei cristiani, p. Marko Rupnik sj (in sintonia con l’analisi di p. Gargano) ha definito il nostro continente come un “organismo di comunione e di diversità”. Aprendosi a esso la VR è chiamata a crescere nella spiritualità che porta a un riconoscimento radicale dell’altro. Di qui la necessità di ripensare alcuni atteggiamenti: passare dalla tolleranza all’accoglienza nell’amore, imparare dagli altri e con gli altri, ripensare la formazione in senso meno narcisistico, lasciarsi fecondare dalle altre tradizioni e confessioni religiose europee. La missione dei religiosi sarà allora non tanto di affermare la radice cristiana dell’Europa, ma piuttosto di testimoniarla offrendo un “principio religioso” e permeando ciò che si fa di una mentalità credente e insieme culturale.

 

L’insieme di queste suggestioni ha portato i gruppi di lavoro a interrrogarsi su quali sentieri incamminarsi come Usmi per assumere sempre più questo respiro comunionale ed europeo: le richieste principali emerse sono quelle di proseguire la linea formativa nella dimensione spirituale, di preparare la leadership per gestire il cambiamento, di essere un osservatorio che aiuti a conoscere il contesto socio-culturale religioso del mondo odierno, di affrontare la sfida dell’ interculturalità, del dialogo interreligioso, della giustizia/pace/salvaguardia del creato, dei nuovi linguaggi nella situazione europea, con un’attenzione privilegiata per le nuove povertà. La discussione ha anche preparato l’elezione della presidenza1 per il prossimo quinquennio, approfondendo le qualità richieste alle responsabili per poter rispondere alle sfide già delineate. Si richiedono: capacità di discernimento e di dialogo, saper valorizzare le risorse e i differenti carismi con predisposizione al lavoro di équipe anche a livello europeo, conoscenza delle fondamentali problematiche della VR e comprensione della realtà socio-culturale europea, capacità di creare comunione e di contribuire al cammino intercongregazionale.

 

M. Chiaro

 

 

 

1 Sono state rielette: come presidente, madre Simionato (istituto Maestre di s. Dorotea); come vice presidente, madre Giuseppina Alberghina delle suore di Gesù Buon Pastore (Pastorelle).