UNA LAMPADA AI NOSTRI PASSI

 

Se il cammino ha bisogno di una lampada che lo rischiari_significa che si svolge nell’oscurità. La Parola, lampada per i passi del credente,_rivela che la vita è mistero.

 

La preghiera è l’esperienza della familiarità di una presenza; è un legame, che a volte si esplicita nell’a tu per tu, nell’ascolto, nella parola; altre volte è semplicemente appartenenza a un Altro, è consapevolezza del legame d’amore che lo Spirito tesse continuamente dentro di noi.

E accanto alla preghiera, la Parola.

Nel Salmo 118 si trova l’espressione “lampada ai miei passi è la tua parola...”; è un’immagine ricca di suggestione: fa pensare alla vita come un cammino, ora vario e vivace, ora monotono e grigio, ora incerto e affaticato, ora sciolto e tranquillo...

Se il cammino ha bisogno di una lampada che lo rischiari, significa che si svolge nell’oscurità. Un cammino che si accontenta di una lampada che offre una luce fioca e discreta, non certo luminosa e decisa come quella del sole che riempie l’orizzonte.

La lampada rischiara solo per qualche passo, il resto rimane nell’oscurità: resta nell’oscurità anche la meta alla quale si tende, e verso la quale ci si continua a dirigere per fiducia. Ma l’intero percorso resta avvolto dal buio.

E tuttavia la lampada ha una funzione provvidenziale: consente di individuare i contorni delle cose, forse di non inciampare in esse; di intuire la bellezza di ciò che ci circonda, la grandezza nascosta.

La Parola, lampada per i passi del credente, svela così che la vita è mistero: la sua realtà e il suo spessore restano avvolti nell’ombra e tuttavia non totalmente sconosciuti; essa si rivela infinitamente più ricca di quanto gli occhi dell’uomo non riescano a vedere e la sua bellezza misteriosa e affascinante continua ad attrarre il cuore umano e a orientare la ricerca.

Alla luce della lampada si possono chiedere cose diverse: ci si può accontentare che essa illumini la strada per impedirci di inciampare; oppure le si può chiedere di lasciarci intuire il paesaggio sul cui sfondo ci muoviamo, di consentirci di capire dove siamo e dove stiamo andando.

Si può vivere la luce della lampada nel rammarico che essa non sia sfavillante, oppure essere grati per ciò che ci consente di vedere; si può alimentare la luce perché continui a illuminare, oppure la si può trattare con trascuratezza...

Atteggiamenti diversi, che dicono il rapporto di ogni uomo con la ricerca della sua vita, perché ognuno, più o meno consapevolmente, è in ricerca.

Anche davanti alla Parola ciascuno di noi si pone con l’atteggiamento in cui si pone davanti alla propria vita e davanti al mistero del Signore.

Se ognuno di noi riflette sulla propria esistenza e sulla vita in generale, si accorge che essa è percorsa da una forza misteriosa, che nelle mille forme che assume può essere invito e rinvio a un di più di cui non si può prevedere lo sviluppo.

Vivere in modo attento: significa disporsi a ricevere la rivelazione della Parola nelle mille forme che essa assume accanto e dentro di noi: nella natura, nello scorrere degli avvenimenti, nel dialogo fraterno.

Soprattutto per chi ha fatto la scelta della vita laicale, interrogare la vita è un modo privilegiato per incontrare la Parola che viene incontro: non solo nei fatti straordinari, ma in quelli umili, ordinari, semplici dell’esistenza quotidiana, quella che più di altre rischia di apparirci muta.

Luca dice che Maria “conservava nel cuore tutte queste cose” (Lc 2,51); ciò che ella conserva nel proprio cuore è un fatto, qualcosa che è accaduto a lei e alla sua famiglia. Di questo avvenimento non capisce il senso: potrebbe considerarlo un episodio banale, oppure porsi di fronte ad esso con la pensosità di chi ritiene che nulla accade per caso e dunque nulla è senza significato.

Il senso dei fatti quasi mai si rivela immediatamente.

Essi esplicitano il loro significato se sappiamo conservarli nel cuore, se sappiamo continuare a interrogarli; se sappiamo attendere che essi rivelino a poco a poco il loro messaggio più vero.

E possiamo interrogarli interrogando la Parola.

Così, quanto accade nella vita può essere illuminato dalla Parola; quanto è scritto nella Bibbia può venire illuminato – ricreato, rivissuto, reso contemporaneo – dai fatti.

 

Paola Bignardi

da La santità dei laici, in AA.vv, Una spiritualità_per il tempo presente, EDB 2003