PENSIERI DA “UN PAESE LONTANO”

 

Sono amato a tal punto che mi si lascia libero di andarmene da casa. Sono il figlio prodigo ogni volta che cerco l’amore incondizionato dove non può essere trovato.

 

Più e più volte me ne sono andato da casa.Mi sono sottratto alle mani della benedizione e sono fuggito verso paesi lontani in cerca di amore!

Questa è la grande tragedia della mia vita e della vita di tantissime persone che incontro nel mio viaggio.

In qualche modo sono diventato sordo alla voce che mi chiama figlio prediletto, ho lasciato l’unico posto dove posso udire quella voce e me ne sono andato sperando disperatamente di trovare da qualche parte ciò che non potevo più trovare a casa.

Qui la domanda in questione è la seguente: a chi appartengo? A Dio o al mondo? Molte delle mie preoccupazioni quotidiane fanno pensare che appartengo più al mondo che a Dio.

La più piccola critica mi innervosisce e un rifiuto, anche se piccolo, mi abbatte. Un piccolo elogio mi rincuora e un piccolo successo mi eccita.

Ci vuole molto poco per tirarmi su o per deprimermi. Spesso sono come una piccola barca in mezzo all’oceano, completamemte alla mercé delle onde. Tutto il tempo e l’energia che impiego per mantenere un certo equilibrio e impedire di capovolgermi e annegare mostrano che la mia vita è quasi sempre una lotta per la sopravvivenza: non una lotta santa, ma una lotta ansiosa che deriva dall’idea sbagliata che è il mondo a determinarmi.

Finché continuo a girarmi intorno chiedendo: «Mi ami? Veramente mi ami?» rafforzo le voci del mondo e ne divento schiavo perché il mondo è pieno di “se”. Il mondo dice: «Sì, ti amo se sei bello, intelligente e ricco. Ti amo se sei istruito, hai un buon lavoro e le giuste conoscenze. Ti amo se produci molto, vendi molto e compri molto».

Ci sono infiniti “se” nascosti nell’amore del mondo. Questi “se” mi rendono schiavo, poiché è impossibile rispondere adeguatamente a ognuno di essi. L’amore del mondo è e sarà sempre soggetto a condizioni.

Finché continuerò a cercare il mio vero Io nel mondo dell’amore condizionato, rimarrò irretito dal mondo, provando, fallendo e provando di nuovo. è un mondo che favorisce la dipendenza perché ciò che offre non può soddisfare il desiderio più profondo del mio cuore.

Sono il figlio prodigo ogni volta che cerco l’amore incondizionato dove non può essere trovato.

Perché continuo a ignorare il luogo del vero amore e persisto nel cercarlo altrove?

Perché continuo ad andarmene da casa dove sono chiamato figlio di Dio, il prediletto di mio Padre?

Rimango sempre stupito di come continuo a prendere i doni che Dio mi dà – la salute, l’intelletto e le emozioni – usandoli per far colpo sulla gente, ricevere approvazioni ed elogi e competere per dei premi, invece di svilupparli per la gloria di Dio.

Sì, spesso li porto via in “un paese lontano” e li metto a servizio di un mondo privo di scrupoli che non conosce il loro vero valore.

È quasi come se volessi dimostrare a me stesso e al mio mondo che non ho bisogno dell’amore di Dio, che posso costruirmi una vita tutta mia, che voglio essere del tutto indipendente.

Sotto tutto questo c’è la grande ribellione, il “no” radicale all’amore del Padre, la maledizione non detta: «Ti vorrei morto».

Il “no” del figlio prodigo riflette la ribellione originaria di Adamo: il suo rifiuto del Dio nel cui amore siamo stati creati e dal cui amore siamo sostentati. La ribellione che mi pone fuori dal giardino, fuori della portata dell’albero della vita. La ribellione che mi fa condurre una vita sregolata in un “paese lontano”.

Ma il Padre non poteva costringere il figlio a rimanere a casa. Non poteva imporre con la forza il suo amore al prediletto.

Doveva lasciarlo andare in libertà, anche se sapeva il dolore che ciò avrebbe causato sia al figlio che a se stesso. è stato l’amore a impedirgli di trattenere il figlio a casa a tutti i costi. è stato l’amore a consentirgli di lasciare che il figlio vivesse la sua vita, anche a rischio di perderlo.

Qui si svela il mistero della mia esistenza.

Sono amato a tal punto che mi si lascia libero di andarmene da casa.

La benedizione c’è fin dall’inizio.

L’ho lasciata e persisto a lasciarla.

Ma il Padre continua a cercarmi sempre con le braccia tese per accogliermi di nuovo.

 

Henri J.M. Nouwen

da L’abbraccio benedicente, Queriniana 1999