DIALOGO CON I LETTORI

 

APPRENDERE_NUOVI LINGUAGGI

 

 

Caro direttore,            _una delle difficoltà in cui vive la VC è quella di non voler accettare che per il mondo, per l’umanità all’interno della quale viviamo, in particolare noi occidentali, noi parliamo una lingua per niente abituale. Il nostro modo di esprimerci e di comunicare i nostri contenuti, i nostri miti, sta sempre più diventando all’orecchio dei nostri contemporanei simile ad un antico dialetto parlato in qualche remoto angolo del mondo o in qualche sperduta vallata inaccessibile.

Penso, con un po’ di timore, che sia veramente giunto il tempo per la VC di “rinnegare se stessa” se vuole veramente riuscire a comunicare qualcosa all’uomo del nostro tempo. È giunto il tempo di abbandonare la tronfia idolatria che troppo spesso ci ha caratterizzato e di gettarci dietro le spalle le esplosioni narcisistiche che hanno segnato la nostra storia. Questo mi sembra essere il passo necessario per poter finalmente appartenere totalmente e unicamente al Signore e così quindi riuscire a dire qualcosa di comprensibile all’uomo nostro contemporaneo. Sì, perché credo che la parola detta nel Vangelo abbia ancora una sua ricchezza leggibile anche dalle attuali tribù che vagano per le strade delle nostre città e abitano i quadri luminosi dei nostri monitor. Dicevo di temere questo tempo che si prospetta per noi. Sarà un tempo in cui verranno meno tante certezze e tante sicurezze, un tempo di instabilità e di incerta identità. Arriva un tempo in cui non dovremo avere timore del vuoto dei nostri seminari, ma del vuoto delle nostre anime incapaci come saremo di percepire un approdo, in balia di flutti che ci lasceranno sbigottiti. Si avvicina forse un tempo in cui sarà necessario perdere la nostra vita per poterla ritrovare, e non certo in un senso spirituale o figurato. Si tratta di vincere la tentazione dell’esasperata ed esasperante conservazione di sé attraverso un’ossessiva chiusura in se stessi, ma di guadagnarla in un dono totale, a senso unico, senza aspettative né retribuzioni. Non credo ci potrà essere cambio senza questo spogliamento, preludio a quella scelta tra una vita piena e una vi­ta vuota che ci si sta sempre più evidenziando come scelta improrogabile. Ci attendono nuovi orizzonti, nuovi territori, inesplorate speranze. Ma renderci disponibili a tutto questo significa metter da parte i nostri vecchi dialetti e disporci con umiltà ad apprendere i nuo­vi linguaggi con cui il mondo continua a rivolgersi a noi.

 

fratel Carlo Toninello psdp

 

Visto che non siamo capaci di farlo da soli, ci sta pensando il Signore a spogliarci delle nostre vecchie sicurezze. Forse non l’abbiamo ancora capito e per questo ci stiamo affannando per “mettere a norma” una struttura che ormai esige ben altri interventi, assai più coraggiosi e radicali. Se è vero che la vita religiosa è il laboratorio dello Spirito Santo, allora il nostro compito sarà di capire che cosa egli vuole dirci e che cosa vuole dire alla Chiesa in questo nostro tempo. Solo nella disponibilità assoluta alla sua azione troveremo le risposte che cerchiamo. (A.D.)