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Anche l’etica necessita oggi di essere rifondata: basta una normale sensibilità verso ciò che da tempo si agita nel campo del pensiero, in occidente, per cogliere che una nuova domanda di etica attraversa la cultura contemporanea, benché non sempre e non in tutti gli ambiti con la stessa illuminata consapevolezza.
Ma a tale domanda – premette il sociologo prof. Giorgio Campanini alla riflessione che vi dedica in questo suo ultimo libro frutto di una ricerca decennale1 – non giovano risposte che pretendano rifondare l’etica soltanto dall’alto, quasi risuscitando la passata stagione dei “grandi sistemi” etici; occorre al contrario cogliere e interpretare la nuova domanda etica dal basso, avendo come essenziale punto di riferimento la persona concreta, ascoltata nel suo quotidiano di uomo o donna in relazione.
Su questa linea, che è quella “portata avanti dalle più lucide componenti del personalismo, filosofico e teologico”, il libro propone alcuni percorsi di una possibile “etica del quotidiano”: poiché è la stessa vita di ogni giorno a essere, in verità, il luogo originario di un’etica considerata non in astratto, come “ideale” contrapposto al “reale”, ma come costruita concretamente nel tempo attraverso la rete di rapporti che le persone intessono tra loro nel corso della storia. E pur tenendo presente che il discorso etico contiene una sua strutturale bipolarità, i percorsi indicati tendono a saldare – con argomentazione rigorosamente coerente ma non difficile da seguire, sulla linea dell’integrazione e del confronto – un’altra tendenziale contrapposizione: quella tra etica pubblica ed etica privata emergente nella fase odierna della cultura.
DOPO LA CRISI
DELLA MODERNITA’
“Non si può negare alla modernità una sua austera grandezza”, osserva l’autore, una grandezza che deriva anche dallo sforzo molteplice di sostituire ai valori tradizionali già legati alla sfera del religioso e poi rimossi, dei “nuovi valori” tra i quali quelli della ragione, della soggettività e della libertà. Ma, entrata in crisi la modernità con le sue “virtù civili”, i suoi valori e la loro irrisolta ambiguità, la cultura occidentale si è venuta a trovare in quella sorta di “terra di nessuno” che chiamiamo post-modernità, e il cui problema immane è quello di ricercare e mettere in movimento i propri possibili valori e “nuove virtù”.
Ma quali sono i valori che attendono di essere scoperti, dove nascono e come si formano?
La prima risposta a tali domande riguarda i luoghi di creazione di valori etici: essa proviene dal tentativo di individuarli operato dalle scienze sociali: sono i mondi vitali, come sono stati definiti. E un accordo abbastanza ampio, benché non pieno, circa l’individuazione dei mondi vitali si registra attorno a tre luoghi specifici: la famiglia, la religione e la cultura unita all’arte. Tre aree diverse tra loro ma aventi elementi comuni e risorse tali da poter interagire, senza lasciarsene catturare, con il rischio di venire strumentalizzati e troppo istituzionalizzati, specialmente dal mondo della politica e da quello dell’economia.
I valori etici che i tre mondi vitali identificati possono produrre, elaborare e far circolare sono la gratuità, la convivialità e la solidarietà: sia la famiglia, infatti, che il mondo del religioso e quello della creazione culturale-artistica si presentano all’analisi della loro realtà come luoghi dove la gratuità si fonda in prevalenza sulla logica del dono e non su quella dello scambio interessato; dove la convivialità ne percorre strutturalmente le dimensioni con il senso autentico della libertà, della gioia, dello scambio emozionale; e dove la solidarietà – presente anche nelle società moderne aventi il grande merito di aver creato “la più alta forma di solidarietà” che è lo stato sociale – sorge e si rafforza vitalmente nella famiglia, e nel mondo religioso come in quello culturale-artistico trova altre linfe di consolidamento e di estensione.
PAROLE UMANE
PER RIDARE VITA
Se ci siamo soffermati finora soltanto sulle prime 22 pagine del libro è perché esse sono fondamentali per poter entrare meglio nel senso profondo che parole del tutto umane rivelano sorgendo dai mondi vitali a indicare i valori adeguati a un’etica rifondata.
La parola amore è quella che vediamo venirci incontro per prima dalle pagine successive. Parola che richiama essenzialmente il divino, tuttavia è presa, qui, a indicare precisamente l’amore coniugale, che nella prospettiva delineata “diventa il luogo tipicamente etico dell’amore, quello in cui la relazione con l’altro assume la sua maggiore forza e densità”. Nonostante la distinzione pur giusta in base all’osservazione di molta realtà circostante, tra “matrimonio felice” e “matrimonio infelice”, “il matrimonio appare uno dei luoghi fondanti dell’etica quotidiana”, che parte dal vissuto e lo accompagna nella vita delle persone cercando di dare sui loro volti “visibilità a ciò che troppo spesso rimane allo stato di latenza” talora dentro la stessa famiglia.
Pagine dense propongono nel libro una visione dell’amore coniugale articolata a dimostrare la conciliabilità di esso con l’istituzione: dal primo rivelarsi e riconoscersi reciprocamente dei volti nella fase dell’innamoramento “il rapporto di coppia compie un vero e proprio salto di qualità e facendosi coniugale si apre all’incontro con gli altri per il tramite del diritto” solo apparentemente astratto. Pertanto, “in questo decisivo passaggio l’istituzione – il matrimonio – svolge la sua silenziosa missione di ospitare dimensione spirituale e carnale, reciprocità e riconoscimento, fedeltà e durata, ragione e sentimento”.
Non meno profonda è in questa ricerca – ricca di puntuali riferimenti bibliografici e corredata di una scelta bibliografia e di un indice dei nomi – l’analisi delle altre grandi parole “di un’etica che non può non essere insieme laica e religiosa”, parole pienamente umane il cui senso animato dallo spirito del dono si rivela colmo di impensata bellezza.
La parola altruismo indicante una virtù destinata a potenziare non poche reti di relazione, mediante la scelta di vivere per gli altri e non solo per se stessi come vorrebbero le spinte egoistiche registrabili in tutti i campi del sociale. La parola ascolto, presupposto al dire parole autentiche fin da quel preciso mondo vitale che è la famiglia: la quale “nata dall’ascolto – nella duplice dimensione dell’amore fra uomo e donna e della generatività – vive e si sviluppa nell’ascolto” di parole e di silenzi, dell’espresso e dell’inespresso che, a condizione di un reale e gratuito interesse per l’altro, creano le premesse per il dialogo nella coppia, tra genitori e fgli, dei figli tra di loro e tra generazioni. Premesse che favoriscono la convivialità nei suoi luoghi e momenti sia di gioiosa intimità familiare che di apertura relazionale e comunicativa all’esterno: tanto più costruttiva quanto più segnata dal senso di un’altra parola propria dell’area religiosa e della famiglia ma non estranea nemmeno a quella culturale: la gratuità, imparentata con la parola “grazia”.
Fedeltà: ecco un’altra parola che vuole entrare in un discorso etico nuovo; parola laico-religiosa anche questa, letta col suo contrapposto infedeltà il cui senso oggi tanto banalizzato esige rispetto verso reali cause che mettono in crisi la fedeltà coniugale ma pure un ritorno a quella serietà del “patto” cui tante coppie serenamente fedeli anche oggi danno ragione.
Infine, tutte le parole che popolano i percorsi proposti per una possibile etica del quotidiano – vi sono pure legalità, solidarietà, uguaglianza, sentimenti – meritano attento studio, riflessione per il proprio spirito e, perché no?, presa in carico della loro potenzialità diffusiva di contenuti etici rinnovati.
Z.P.
1 CAMPANINI G., Le parole dell’etica, EDB, Bologna 2002, pp.171, € 13,00.