DIO NON PUÒ CHE AMARE

 

Fra le giovani generazioni in tutto il mondo, numerosi sono coloro che s’interrogano e si domandano: esiste una speranza per il nostro futuro? Come passare dalle inquietudini alla fiducia?

Le nostre società sono talvolta così scosse. Con la povertà in continua crescita, l’avvenire dell’umanità è incerto. C’è la sofferenza di molti bambini, ci sono tante rotture che feriscono i cuori.

Tuttavia, non vediamo sorgere, perfino nelle situazioni fra le più inquiete del mondo, dei segni di un’innegabile speranza?

Per andare avanti, è bene saperlo: il Vangelo porta in sé una speranza così bella che lì possiamo trovare una gioia dell’anima.

Questa speranza è come un varco di luce che si apre nelle nostre profondità. Senza di essa, il gusto di vivere potrebbe spegnersi.

Dov’ è la sorgente di questa speranza? È in Dio, che non può che amare e che instancabilmente ci cerca.

La speranza si rinnova quando, in tutta umiltà, noi ci affidiamo a Dio.

Vi è una forza interiore che abita in noi ed è la stessa per ciascuno. Questa forza si chiama Spirito Santo. Egli mormora nei nostri cuori: “Abbandonati a Dio con grande semplicità, la tua poca fede basta”.

Chi è dunque lo Spirito Santo? È colui del quale Gesù Cristo ha promesso nel suo Vangelo: “Non vi lascerò mai soli, attraverso lo Spirito Santo io sarò sempre con voi, egli sarà per voi un sostegno e un consolatore”.

Anche quando pensiamo di essere soli, lo Spirito Santo è con noi. La sua presenza è invisibile, tuttavia non ci lascia mai.

E, a poco a poco, comprendiamo che la cosa più essenziale, nella vita umana, è amare nella fiducia.

La fiducia è una delle realtà più umili e più semplici che esistano; al tempo stesso è una delle più fondamentali.

Amando nella fiducia, riusciamo a rendere felice il nostro

prossimo, e restiamo in comunione con coloro che ci hanno preceduti e che ci aspettano nell’eternità di Dio.

Quando, per alcuni, sopraggiungono periodi di dubbio, ricordiamoci che i dubbi e la fiducia, come le ombre e la luce, possono coesistere nella nostra vita.

Vorremmo soprattutto conservare le parole rasserenanti di Cristo: “Non abbiate paura, non sia turbato il vostro cuore”! Allora appare chiaro che la fede non è il risultato di uno sforzo, essa è un dono di Dio: è Dio che ci dona, giorno dopo giorno, di procedere dalle nostre esitazioni verso la fiducia in lui.

Dio non può che amare e la sua compassione è una sorgente. Verrà il giorno in cui potremo dire: “Dio di misericordia, anche se avessimo la fede per trasportare le montagne, senza il tuo amore, che cosa saremmo? Sì, il tuo amore per ciascuno resta per sempre”.

Uno dei volti più chiari dell’amore di Dio è il perdono. Quando anche noi perdoniamo, a poco a poco la nostra vita cambia.

Trovando nel perdono un soffio di gioia, vediamo dissiparsi le rigidità verso gli altri: è essenziale che queste lascino il posto a un’infinita bontà.

Già prima di Cristo, un credente rivolgeva questo invito: “Abbandona la tua tristezza, lascia che Dio ti conduca verso la gioia”. Questa gioia guarisce la segreta ferita dell’anima. È nella trasparenza di un amore sereno. Non le basta tutto il nostro essere per esplodere.

Sono molti, al giorno d’oggi, coloro che desiderano vivere un tempo di fiducia e di speranza.

Nell’essere umano possono sussistere degli istinti di violenza. Affinché sulla terra nasca la fiducia, bisogna cominciare da noi stessi: camminare con un cuore riconciliato, vivere in pace con coloro che sono intorno a noi.

La pace sulla terra si prepara nella misura in cui ciascuno di noi osa interrogarsi: sono disposto a cercare una pace interiore, sono pronto ad avanzare in modo disinteressato? Anche con le mie carenze, posso essere un fermento di fiducia là dove vivo, realizzando una comprensione verso gli altri che si allargherà sempre di più?...

Uno dei desideri profondi della nostra anima non è forse quello di realizzare una comunione con Dio?

Tre secoli dopo Cristo, un credente africano di nome Agostino scriveva: “Un desiderio che invoca Dio è già una preghiera. Se vuoi pregare incessantemente, non smettere mai di desiderare...”.

Una grande semplicità di cuore sostiene una preghiera contemplativa. La semplicità è fonte di una gioia. Essa ci permette di abbandonarci a Dio, di lasciarci trasportare verso di lui.

In una tale vita di comunione, Dio, che resta invisibile, non utilizza necessariamente un linguaggio fatto di parole umane. Egli ci parla soprattutto attraverso intuizioni silenziose.

Il silenzio, nella preghiera, sembra cosa da poco. Tuttavia, in questo silenzio, lo Spirito Santo può farci il dono di accogliere la gioia di Dio, essa riesce a toccare il profondo dell’anima.

In una semplice preghiera, molti comprendono, un giorno, che Dio invia loro una chiamata. Quale chiamata?

Dio aspetta che ci prepariamo a diventare portatori di gioia e pace. Lo ascolteremo quando in noi risuonano le sue parole: “Non ti fermare, vai avanti, che la tua anima viva!”

Roger Schutz

Lettera da Taizé 2003