OFM E DIALOGO ECUMENICO E INTERRELIGIOSO
L’ordine dei frati minori è certamente uno dei più impegnati nel campo del dialogo ecumenico e interreligioso. Questo impegno è tradotto in un gran numero di iniziative, come scrive qui fra Giacomo Bini, ministro generale dell’ordine.
L’impegno dell’ordine dei frati minori per il dialogo ecumenico e interreligioso, in modo particolare con l’Islam, deriva da una lunga tradizione ed è codificato, oltre che nella Regola scritta da san Francesco, anche nelle nostre Costituzioni generali.
Lasciando la lunga e complessa storia per noi lontana, possiamo dire che negli ultimi decenni, certamente nello spirito del Vaticano II, questo impegno si è intensificato e ha assunto forme molto concrete e istituzionalizzate.
Seguendo l’impulso del concilio, l’ordine ha costituito una commissione per i rapporti con l’Islam; tale commissione si è mostrata subito molto attiva, organizzando incontri e convegni di studio e promovendo iniziative per la formazione dei frati.
Fra i paesi a maggioranza musulmana ci sono presenze francescane “storiche”, che risalgono a Francesco stesso, come il Marocco e la Terra Santa; relazioni amichevoli sono state poi avviate e consolidate anche in altri paesi dell’Africa e dell’Asia.
NELLO SPIRITO DI ASSISI
Dopo il 27 ottobre 1986, data del grande incontro interreligioso convocato da Giovanni Paolo II in Assisi, si è dimostrata con evidenza la necessità di far sorgere un nuovo spirito ecumenico e interreligioso. Molti frati, in diversi paesi del mondo, hanno seguito l’esempio del papa organizzando incontri annuali con i rappresentanti delle diverse confessioni cristiane e delle varie religioni: penso concretamente all’Egitto, all’Indonesia, alla Siria, al Canada e alla Svezia.
Iniziative di dialogo sono state realizzate anche in Europa; fra le più significative quella della provincia di Colonia, in Germania, che ha istituito una fraternità destinata esplicitamente all’accoglienza e al dialogo con i numerosissimi immigrati turchi, con il compito di promuove sia il dialogo con i turchi musulmani sia la riconciliazione fra turchi e curdi. Penso anche ai frati di Parigi che, come ogni anno, anche in occasione dell’ultimo 27 ottobre hanno organizzato una grande “celebrazione” interreligiosa, con la partecipazione dei responsabili della comunità ebraiche e musulmane in Francia, il tutto in comunione con laici e suore della famiglia francescana e con l’aiuto degli amici della Comunità di s. Egidio e dei focolarini.
A livello di curia generale abbiamo intensificato una relazione di collaborazione con la Comunità di s. Egidio, per rinnovare l’impegno dell’ordine nel procedere su concreti sentieri di dialogo.
Molte altre iniziative di dialogo interreligioso sono sorte e si sono consolidate secondo le possibilità offerte dalle situazioni locali: per esempio in India, a Bangalore, è stato avviato un fruttuoso scambio di esperienze spirituali con monaci induisti e alcuni frati hanno “inculturato” la loro presenza francescana vivendo in un ashràm, con uno stile di vita simile a quello dei religiosi locali.
Analoghi contatti sono stati presi con monaci buddisti: in Corea alcuni frati hanno trascorso periodi di alcuni mesi in monasteri buddisti per essere introdotti ai loro metodi di preghiera; anche attualmente alcuni giovani frati frequentano scuole di preghiera guidate da maestri buddisti. L’interesse all’esperienza spirituale buddista caratterizza anche la piccola presenza francescana in Tailandia, attraverso l’apertura di una casa di preghiera gestita dai frati.
DA MOSCA A ISTANBUL
BELGRADO E BUCAREST
L’anno 1989, con la caduta del muro di Berlino e l’apertura delle frontiere che separavano l’Europa occidentale da quella orientale, ha impresso una svolta decisiva all’impegno dell’ordine per il dialogo, coinvolgendo a più riprese e con interventi diretti il ministro e il definitorio generale. La situazione europea ci ha convinti a concentrare l’attenzione sul dialogo ecumenico, particolarmente con l’ortodossia; da qui è nato il “pellegrinaggio ecumenico” che tentiamo di proseguire, attraverso quella “spiritualità dell’incontro” che ci sembra caratteristica di Francesco, e uno stile di “presenza silenziosa”, di testimonianza con la vita, prima che con le parole.
Dopo un primo incontro del ministro generale fr. Hermann Schalück con il patriarca Alessio II a Mosca (11 gennaio 1993), chiedemmo di avviare rapporti di conoscenza e collaborazione con il monachesimo russo che stava rinascendo, spinti dal desiderio di imparare elementi di spiritualità, dati i molti punti di affinità fra la spiritualità ortodossa e quella francescana. A conclusione di un franco colloquio il patriarca concluse l’incontro con le parole: “Su questa base è possibile una collaborazione”. La visita del ministro generale è stata seguita da altri incontri negli anni successivi e da uno scambio di visite fra monaci e frati: una delegazione di frati e suore francescane ha visitato monasteri ortodossi in Russia e una delegazione ufficiale di monaci e monache ortodosse russe ha visitato i santuari francescani. È stato anche pubblicato un libro con biografie di santi francescani e santi ortodossi russi, in lingua italiana con traduzione russa a fronte, da far circolare in ambienti ortodossi e in ambienti francescani. Per il dialogo è molto importante la conoscenza reciproca attraverso le testimonianze di santità.
Il 15 ottobre del 1994 nasceva anche, su impulso del definitorio generale, il “progetto Russia-Kazakistan”, con lo scopo di coordinare e consolidare la presenza francescana in questi paesi; naturalmente l’attenzione al dialogo ecumenico era una delle priorità per questo tipo di presenza, in cui è essenziale una generosa disponibilità all’incontro e un convinto spirito di servizio. Oggi abbiamo tre fraternità in Russia e due in Kazakistan, composte in totale da una quindicina di frati provenienti da diverse nazioni.
Nei giorni 3-6 marzo 1995 il ministro generale incontrò a Istanbul il patriarca ecumenico Bartolomeo I, intendendo così estendere e consolidare un rapporto diretto con tutta l’ortodossia. Anche questo incontro ha avviato una serie di rapporti che continuano tuttora: un dialogo tra frati e monaci del patriarcato su Spiritualità e dialogo ecumenico è stato realizzato a Istanbul. Un seminario di studio sul tema: In dialogo rileggendo i Concili, è stato organizzato in Turchia in collaborazione con il patriarcato ecumenico. Da allora, ogni anno, in occasione della festa di s. Andrea, patrono del patriarcato, una delegazione dell’ordine si reca a Costantinopoli in visita amichevole e fraterna per porgere gli auguri al patriarca: con questo semplice gesto la fraternità si è molto consolidata.
C’è, infine, un’ultima iniziativa che sta per arrivare in porto: ad Istanbul l’ordine aveva una presenza ormai allo stremo, che non rispondeva più alla situazione e alle esigenze attuali del paese: è stata decisa la rifondazione e riqualificazione della presenza con la costituzione di una fraternità internazionale, caratterizzata dalla testimonianza e dal dialogo con la realtà islamica locale e con il mondo ortodosso che vede in Istanbul la presenza del patriarcato e di molte antiche chiese orientali.
Dal 21 al 23 marzo 1997 il ministro e il vicario generale dell’ordine si recarono a Belgrado per rendere visita e porgere un saluto di pace e bene al patriarca Pavel II, rappresentante di una chiesa considerata con diffidenza e con sospetto da gran parte del mondo, anche cristiano; una visita completamente gratuita, senza alcun interesse pastorale da tutelare, anche se esistono due nostre fraternità in Serbia. L’iniziativa ha profondamente toccato l’animo del patriarca e ha aperto le porte all’invio di una delegazione che ha incontrato il papa nella sua visita a Zagabria pochi giorni dopo: fino a quel momento si dava per certo che nessuna delegazione sarebbe stata inviata da parte della chiesa serba.
Il 30 giugno 1999 il sottoscritto fu invitato dalla chiesa locale per la famosa visita del papa a Bucarest; durante una seguente visita ai frati che operano in Romania, ho avuto la possibilità di un incontro personale con il patriarca Teoctist, e di visitare un monastero ortodosso a Bucarest. Nel corso dell’incontro con il patriarca si è auspicato che frati e monaci potessero cogliere l’esempio offerto dal santo Padre e dal Patriarca durante la visita, e potessero incontrarsi sistematicamente per conoscersi, amarsi e stimolarsi reciprocamente nella fedeltà alla loro vocazione, cosa che si sta realizzando.
Nell’estate scorsa ci sono state due fatti significativi: un’esperienza di evangelizzazione itinerante da parte di un gruppo di giovani frati che hanno condiviso per qualche mese la vita dei “bambini di strada” a Bucarest, sostando per la preghiera prolungata nelle chiese che li ospitavano. Un secondo gruppo di frati e altri francescani italiani hanno visitato alcuni monasteri ortodossi e il prossimo gennaio una delegazione di monache e monaci ortodossi romeni faranno visita ai nostri conventi, iniziando da Bari, sostando a Roma e ad Assisi, fino a Venezia e Padova. Naturalmente non si tratta di visite turistiche, ma di occasioni per scambiarsi esperienze, riflessioni e pregare insieme.
Vorrei ricordare un’ultima iniziativa a proposito di dialogo ecumenico: esistono in diverse parti del mondo congregazioni francescane stabili, maschili o femminili, riconosciute dalle rispettive chiese, di diverse confessioni cristiane: anglicani, luterani, ecc… Abbiamo pensato di organizzare un primo incontro della famiglia francescana cattolica con quella non cattolica: lo terremo qui a Roma, ma anche con giornate ad Assisi e in altri luoghi significativi per il francescanesimo. È un primo tentativo di dare forma stabile alle relazioni che già esistono con questi fratelli e sorelle di altre confessioni cristiane, nelle diverse nazioni, che cercano di seguire la forma vitae evangelica di Francesco d’Assisi.
ISTITUTO S. BERNARDINO
L’istituto è nato a partire dall’esperienza di diversi corsi sull’ecumenismo, iniziati nello Studio teologico di Verona negli anni 1970. Nel 1981, su richiesta della conferenza episcopale italiana e in accordo con il Pontificio ateneo Antonianum, questi corsi sono stati strutturati in un biennio autonomo, rispondente alle esigenze accademiche necessarie per ottenere la licenza in teologia; allo stesso tempo veniva avviata la pratica presso la Congregazione per l’educazione cattolica per il suo riconoscimento. Mentre l’istituto di studi ecumenici trasferiva le sue attività nella nuova sede di Venezia, la Congregazione ha dato la sua approvazione al biennio (1 marzo 1990), che ora consente di ottenere la licenza in teologia con specializzazione in studi ecumenici da parte della facoltà di teologia del Pontificio ateneo Antonianum. Oltre all’insegnamento, garantito da docenti delle diverse confessioni cristiane, l’istituto organizza convegni e seminari collaborando con altre istituzioni operanti in questo campo. Sempre presso l’istituto è attiva la cattedra di teologia e spiritualità ecumenica Uno è il Signore, che promuove attività culturali non strettamente accademiche.
Infine, siamo convinti che la qualità del dialogo non dipende dalla quantità o vastità di iniziative: la prima preoccupazione è quella di formare i frati al dialogo e all’incontro con tutti. E perché le iniziative del ministro e del definitorio generale non rimanessero episodi isolati e senza conseguenze per il resto dell’ordine, abbiamo istituito (13 maggio 1996) un “servizio per il dialogo”, composto da tre commissioni che si interessano, rispettivamente, di dialogo ecumenico, interreligioso e con le culture, coordinate dal vicario generale dell’ordine secondo le apposite Linee direttive emanate dal definitorio generale. L’esperienza di questi anni ha insegnato che queste commissioni, più che operare come organismi centrali che forniscono informazioni e direttive alle entità locali, sono utili se si adoperano per l’animazione locale, in collaborazione diretta con i frati delle varie regioni. In questa direzione hanno ottenuto buoni risultati due convegni internazionali: uno a Cali, in Colombia, nell’estate del 2000, che ha visto coinvolte le commissioni per il dialogo con le religioni e con le culture, l’altro a Damasco, nell’autunno del medesimo anno, organizzato dalla commissione per il dialogo ecumenico.
Attualmente, puntando sempre sulla formazione, siamo impegnati ad offrire a tutti i frati sussidi di formazione, destinati allo studio dei singoli e alla formazione permanente nei capitoli locali. Si è cercato di renderli agili e di facile lettura, con un linguaggio accessibile alle persone più semplici. Il primo volumetto, intitolato: La vocazione ecumenica del francescano, è uscito nel 2001; il secondo è già in tipografia e tratta del dialogo in se stesso; il terzo dovrebbe apparire entro la Pasqua del 2003 e tratterà del dialogo interreligioso.
Per concludere, credo si possa dire che riscoprendo il dialogo, l’ordine ha in qualche modo riscoperto uno dei tratti più caratteristici e costanti della sua storia.
Fra Giacomo Bini ofm
ministro generale