A tutte le persone di buona volontà negli Stati Uniti
Noi leader religiosi siamo riuniti con i nostri fratelli e le nostre sorelle dell’Iraq per pregare per la comune pace che tutti noi desideriamo. Come donne e uomini di fede abbiamo trascorso dieci giorni in Iraq in questo tempo di preparazione al Natale. Abbiamo incontrato persone come noi, gente che desidera ardentemente la pace. La gente dell’Iraq ci ha accolti a braccia aperte e ci ha chiesto di rendervi partecipi della realtà della loro lotta.
Vi supplichiamo, come vostri concittadini degli Stati Uniti, di guardare negli occhi della gente dell’Iraq. Guardate il medico gesuita che riesce a contenere a mala pena la sua disperazione e la madre musulmana che teme per la sicurezza della sua famiglia, la suora cattolica che si prende cura delle pregnanti, e dei bambini orfani che dormono sonni agitati aspettando il rumore delle bombe.
Questa è la gente dell’Iraq, gente che condivide le nostre speranze e i nostri sogni per un mondo di pace. Ciò che essa desidera è di vivere con dignità in questa antica terra di arida bellezza.
Il popolo iracheno ha sofferto negli ultimi dodici anni sotto il giogo delle più dure sanzioni della storia contemporanea. L’acqua e il sistema di fognature non funzionano a causa della mancanza di pezzi di ricambio e i bambini muoiono per l’inquinamento delle acque. Gli ospedali sono paralizzati a causa di impianti obsoleti e fuori uso. L’uranio impoverito delle munizioni americane ha accresciuto fino al 400% il tasso dei tumori nel sud dell’Iraq e ciò in un momento in cui le sanzioni negano alla gente le medicine essenziali necessarie per curare i tumori e altre malattie. Il popolo iracheno vive una vita di eroica sopportazione, ma molti hanno manifestato la loro ansia e disperazione. Essi ci chiedono: “perché avviene tutto questo? Avranno fine le sanzioni? Perché non possiamo avere la pace?”
Queste sono le persone che il nostro governo si prepara a sacrificare come “effetto collaterale” di una guerra irragionevole. Mentre parliamo, il popolo iracheno vive nella paura di un attacco che potrebbe avvenire ogni giorno.
Gente di buona volontà, noi che viviamo negli Stati Uniti conosciamo bene cosa vuol dire vivere nella paura. Temiamo per il futuro delle nostre famiglie e dei nostri figli. Temiamo l’imprevedibile violenza del terrorismo. Temiamo le armi di distruzione di massa che esistono in molte nazioni, incluso il nostro e che minaccia il futuro del nostro pianeta.
Il nostro governo afferma che la guerra è la risposta alle nostre paure. Ma la guerra non ci proteggerà – essa metterà in pericolo l’intera famiglia umana. Una guerra contro il popolo dell’Iraq massacrerà migliaia di innocenti, uomini, donne e bambini in un paese già devastato dalle sanzioni. Una guerra potrebbe anche uccidere e ferire una quantità innumerevole di giovani americani. E una guerra scatenerà delle ripercussioni violente e atti terroristici che possono distruggere il nostro mondo.
La guerra non è la risposta. Dobbiamo cercare una via di pace.
Perciò, gente di buona volontà, unitevi a noi nell’insistere affinché il nostro governo fermi questa pazzia e si impegni sulla via di una soluzione non violenta. Noi come persone ordinarie possiamo unirci ai nostri fratelli e le nostre sorelle iracheni che sono persone come noi. Insieme possiamo sostenere l’opera delle Nazioni Unite e altri sforzi internazionali per costruire la pace. Insieme possiamo lavorare per creare un mondo libero da armi di distruzione di massa, un mondo libero da sanzioni, violenza e guerra. Insieme possiamo costruire un mondo in cui le nostre voci parlino di pace, di pace per tutti.
Allora testimonieremo le parole del salmista: “Misericordia e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno… Davanti a lui camminerà la giustizia e sulla via dei suoi passi la salvezza” (Sal 85).
Unitevi a noi in preghiera e nell’azione con tutti gli uomini di buona volontà che desiderano ardentemente che questa promessa fiorisca nel nostro tempo.