ESSERE FRATELLI

DIVENTARE MAESTRI

 

Non occorre appartenere a un ordine francescano per farsi ricercatori nel campo del pensiero e della prassi ispirati al carisma del più celebre tra i santi assisiati, la cui traccia nella spiritualità cristiana appare non soltanto incancellabile ma anzi tuttora suscettibile di nuovi studi e approfondimenti.

Così Felice Accrocca, che non è frate francescano ma sacerdote diocesano e parroco nella città di Latina dove pure insegna nel locale Istituto di scienze religiose, collabora da tempo con le maggiori riviste scientifiche di studi francescani.

Tra i numerosi volumi da lui pubblicati, l’ultimo è questo Francesco fratello e maestro,1 che fa parte della collana “Orientamenti formativi francescani” delle EMP e si avvale, come del resto le altre sue opere, della competenza di specialista in storia medioevale acquisita presso l’Università “La Sapienza” di Roma.

Lo studio che forma il libro armonizzando una serie di saggi è strutturato secondo precise linee di ricerca dentro la personalità di Francesco, esplorata col tocco rispettoso del teologo animato dalla fede e con l’atteggiamento critico dello storico che, appunto per quel senso di rispetto ma anche per trarne il frutto più nutriente, cerca di leggerla con la più fine pazienza nei soli luoghi appropriati, ossia nelle fonti che ne contengono la genuina espressione.

Pertanto, in una premessa al primo capitolo, i possibili lettori e lettrici sono invitati a entrare nell’officina dello storico, lasciandosi aiutare a leggere le fonti nelle quali è custodita per sempre l’esperienza viva di Francesco: perché è vero che quanto più un’esperienza del passato è lontana nel tempo tanto più è necessario liberarla dalle incrostazioni che vi si sono accumulate contribuendo non di rado ad alterarne i tratti reali.

Ed ecco le linee della ricerca proposta nel libro, linee della vita di Francesco nelle sue componenti di attesa, spiritualità, fraternità, sofferenza, esigenza, silenzio.

Sulla prima, La vita attesa, si profila il percorso destinato a portarci dal Natale di Gesù al nostro Natale, percorso di una storia dove non mancano equivoci e che dà una prima conferma del fatto che «in buona percentuale la fama di Francesco è legata a fatti e testi che non hanno consistenza storica». E l’autore spiega tale affermazione: «Se si chiede a un pubblico di non specialisti quale sia lo scritto più bello e significativo di Francesco, la gran parte di essi risponderà che è la cosiddetta Preghiera semplice, uno scritto che con il vero Francesco non ha nulla a che fare, e che è venuto alla luce solo nel 1912, in un contesto per nulla francescano».

Ma in questa sezione dedicata al significato dell’attesa rimane di centrale importanza – per la conoscenza di Francesco che riflette sul mistero dell’Incarnazione, di cui fece il nucleo vitale di tutta la propria esperienza – lo studio delle fonti che riguardano il Natale di Greccio. Molte persone, soprattutto se legate al mondo francescano o facenti parte di esso, sanno ormai che, secondo il racconto di Tommaso da Celano, «in alcun modo Francesco aveva pensato di mettere in scena un presepe come oggi noi lo intendiamo, pura rappresentazione di un fatto; piuttosto, aveva voluto ricreare le condizioni per un incontro reale con il mistero dell’incarnazione del Signore», mistero che con quello dell’eucaristia, celebrata sulla mangiatoia da lui fatta appositamente preparare, attestava «l’irrevocabile scelta di campo di un Dio che, ricco sopra ogni cosa volle scegliere in questo mondo la povertà».

Rievocato con tale metodo, il mistero dell’Incarnazione torna nel capitolo intitolato La vita spirituale, presentato, qual è, come bussola infallibile scelta dal Francesco orante e resa visibile anche nei suoi riflessi sulla vita di preghiera vissuta da Chiara.   

Lo studio della personalità di Francesco nella Vita fraterna occupa nel libro due capitoli, nei quali il pensiero dell’Assisiate in ordine alla fraternità viene analizzato in base alle fonti su una linea che va dalla Trinità nel cui mistero si radica la sua cristologia, alla carità quale tratto qualificante la sequela Christi di colui che si “gloriava” di aver ricevuto fratelli dal Signore.

 

VITA SOFFERTA

ESIGENTE E SILENTE

 

L’esperienza del dolore nella vita di Francesco è molto nota, ma presenta aspetti sui quali poco si è soliti riflettere, così come poche opportunità si hanno di conoscere caratteristiche del suo stile di maestro, quale naturalmente era diventato, nei confronti dei fratelli che pure aveva occasione e dovere di correggere: per cui l’autore racconta anche le durezze di fratello Francesco, il suo modo di esigere fedeltà specialmente dai più responsabili; durezze riscontrabili persino nel Testamento riguardo a scelte da lui non condivise.

La sua vita sofferta non contiene soltanto il vissuto di malattia su se stesso o l’ardente spinta caritativa verso la sofferenza fisica e morale dei poveri nei quali spontaneamente riconosceva, amava, soccorreva il Signore stesso; ma comprende pure – ed è ancora lo studio accurato delle fonti che ne provocano una quasi spietata sorpresa – la pena squisita del silenzio non solo adorante, quello più amato, ma anche affettivo e della solitudine. Sono fasi dolorose da lui vissute prima di giungere al Testamento. «Assisteva all’ingrandirsi della famiglia, al suo stabilizzarsi e consolidarsi: era ormai divenuta un Ordine numeroso e potente (che dal 1223 aveva una Regola propria) e vi accorrevano giovani da ogni parte d’Europa, che in molti casi non conoscevano Francesco, ma ne avevano soltanto sentito parlare; a volte alcuni, giovani o meno giovani non sappiamo, si permettevano di rivolgersi a lui con insolenza e aria di sufficienza, come a dire che essi, ormai, non avevano più bisogno della sua presenza. Ed egli, in tutta umiltà, sempre affermava di volersi adattare a tutti, come fosse il più piccolo, perché proprio quella era la grazia a lui fatta dal Signore». “Abbiamo visto con i nostri occhi ripetute volte – così una delle testimonianze che l’autore riprende dalle fonti –  noi che fummo con lui, la verità di questa sua affermazione. Molte volte, quando taluni fratelli non lo sovvenivano nelle sue necessità, o gli rivolgevano qualche parola per cui un uomo suole rimanere scandalizzato, subito si ritirava in preghiera”.

 

PER UNA VITA

CHE CRESCE

 

Ci sembra superfluo dire che il libro del quale ci stiamo occupando è molto più ricco e soprattutto più sostenuto nella forma di come qui descritto, ma non esitiamo a dire che si tratta di una lettura pienamente godibile – oltre che istruttiva nel contenuto, nella precisione del linguaggio e nello stile personale – a vantaggio non soltanto di fruitori del mondo francescano.

La sua funzione dichiarata – anche se in origine i saggi del volume non avevano un intento formativo in senso stretto – è quella di accompagnare i processi di formazione interni alla vera e propria esperienza dei chiamati alla sequela di Cristo in compagnia di Francesco, suoi fratelli e potenziali maestri di altri fratelli; e ciò mediante orientamenti sicuri, fondati non su biografie talora persino romanzate o rifacimenti sempre più lontani dalle fonti ma su uno studio, di queste, tale che favorisca il continuo crescere di una vita, che è dono prezioso per tutta la Chiesa. E se per tale studio, come è ovvio, non potrà bastare la lettura del libro qui proposto, non sbaglierà chi farà tesoro anzitutto del suo più volte ribadito e condivisibile suggerimento metodologico di fondo.   

 

Z.P.

1 ACCROCCA F., Francesco fratello e maestro, Edizioni Messaggero Padova, Padova 2002, pp. 191, Euro 10,50.