UN ALTRO SUSSIDIO DI FORMAZIONE/OFM
LO SPIRITO
DI ORAZIONE
La formazione allo
spirito di orazione e di devozione è una priorità che deve impregnare tutto l’itinerario
formativo, dalle prime tappe fino a quella finale.
Ma ha bisogno di un
progetto ben articolato per essere efficace.
Lo “spirito di orazione e devozione” sta a fondamento di tutta l’esperienza della vita consacrata. Rappresenta perciò una dimensione che deve pervadere l’intera esistenza e tutte le tappe della formazione, da quella iniziale a quella permanente, fino al termine della vita. L’essenziale di questa formazione sta nell’incarnare oggi l’esperienza di Dio, ripartendo dall’esperienza delle origini, ma per tradurla nel nostro tempo e nella Chiesa. L’acquisizione di questo spirito di orazione non deve essere dato troppo facilmente per scontato, ma ha bisogno di un costante impegno che lo ravvivi e di un progetto entro cui collocarlo.
Ancora una volta sono i Minori francescani, attraverso la loro commissione internazionale, a richiamare l’attenzione su questo aspetto e ad offrire anche uno strumento, tipo sussidio, molto ben articolato, per un percorso formativo intenso, in cui si intrecciano armoniosamente insieme principi e suggerimenti, con particolare riferimento alla parola di Dio a cui continuamente attingere.
Il sussidio si pone in continuazione ideale con quello sulla formazione permanente Todos vosotros sois hermanos, di cui abbiamo parlato in sette puntate successive. Si apre affermando che lo “spirito di orazione e devozione” rappresenta una priorità, ma che bisogna prima intendersi sul termine contemplazione per evitare facili illusioni o fraintendimenti. In effetti, «prima di interrogarci sulla qualità della vita di preghiera, non dobbiamo interrogarci se non si tratti di una scarsa esperienza valida di fede e una mancata iniziazione e mistagogia di fede?». Pertanto, «urge un’attenta verifica sulla fede cristiana». Un altro aspetto da chiarire è che «la cura della contemplazione non si esaurisce garantendosi tempi personali… ; è l’equivoco di un certo intimismo religioso». Piuttosto è necessario integrare «le dimensioni personale, comunitaria e liturgica».
Ma se si vuole che l’esperienza di Dio non rimanga come abbandonata a se stessa o in balia di una libertà malintesa è importante riqualificare alcuni “luoghi” e “tempi” come gli esercizi spirituali, il ritiro mensile e le giornate di spiritualità, i tempi di eremo e quelli sabbatici, l’iniziazione alla preghiera, alla meditazione e alla lectio divina, la formazione all’uso del tempo e alla cura del silenzio e degli spazi fisici di preghiera: tutti elementi «da non dare per scontati», osserva il sussidio.
In tutto questo, è sottolineato, «appare importante approfondire e tenere conto del rapporto tra psicologia e vita di fede e di preghiera». Non si tratta comunque né di cercare formule magiche e nemmeno di tornare indietro nostalgicamente verso il passato.
ALL’INTERNO
DI UN PROGETTO
Ma occorre anche un preciso progetto «senza il quale qualsiasi lavoro è destinato all’insignificanza», anche per evitare la deriva dell’individualismo. Un progetto che tenga presente l’aspetto comunitario e quello personale: nel primo caso è bene insistere, suggerisce il sussidio, sugli elementi già presenti, come l’eucaristia, la preghiera comunitaria, ecc, mentre sul secondo occorre dare importanza alla dimensione profonda e personale della crescita nella fede.
Per elaborarlo, bisogna partire prima di tutto da un’analisi della situazione a vari livelli. Verificare anzitutto la preghiera comune, nei suoi momenti, orari, qualità, preparazione, incisività, se è condivisa con il popolo di Dio o rimane chiusa solo nella fraternità. In secondo luogo, verificare la preghiera personale: gli strumenti di cui si serve, la sua crescita, le fonti a cui attinge, se si ricorre ad altri movimenti o spiritualità: inoltre, il legame tra la ricchezza delle fonti francescane e quella propria; quale il ruolo e l’intensità dei momenti forti degli esercizi spirituali, dei ritiri, dei tempi sabbatici o di eremo…, la risposte alle iniziative della provincia o delle Conferenze, quale utilizzo del materiale inviato nel contesto della formazione permanente… i punti su cui investire, ecc.
A questa analisi deve accompagnarsi poi il discernimento, anch’esso a vari livelli, in particolare quello conoscitivo e comportamentale. Sul piano anzitutto conoscitivo sono almeno due gli obiettivi da proporsi. Il primo consiste nel superare poco alla volta la divisione e la contrapposizione tra contemplazione e vita pratica. Poiché la vita umana è unica e unitaria, ne deriva che lo spirito di orazione e di devozione deve giungere a compenetrare tutte le altre dimensioni. La formazione pertanto è qualcosa di trasversale a tutti gli aspetti della vita. Il sussidio precisa che sotto questo punto di vista, ossia per giungere a precisare il concetto più autentico di dimensione contemplativa c’è ancora molto da fare, per cui esso non deve essere dato per scontato, ma occorre approfondirlo e motivarlo sempre di nuovo, sulla linea di una spiritualità dell’incarnazione.
Il secondo obiettivo consiste nel raggiungere un sentire comune circa la missione a tutti i livelli della fraternità, universale, provinciale e locale e di ciascun frate. In effetti, «non si può dare educazione della dimensione contemplativa senza una missione che si apra a questa ampiezza, superando l’idea che la missione della fraternità sia l’insieme delle attività di ciascun frate… Contemplazione e vita fraterna sono inseparabili».
Dal piano conoscitivo a quello comportamentale. I suggerimenti al riguardo sono molto numerosi: aiutare a prendere le distanze da una vita piena di attività; aiutare a rientrare in se stessi, educando all’interiorità e alla relazione; aiutare a usare e a disporre del tempo gratuito (otium sanctum); aiutare a condividere la preghiera, lo scambio della Parola ascoltata per diventare insieme persone di fede; aiutare a servirsi con sobrietà e moderazione delle cose ed essere iniziati alla dimensione contemplativa; aiutare a leggere e ad accogliere i segni positivi delle altre tradizioni religiose; aiutare a integrare una spiritualità vissuta nel mondo, tra il popolo, come in mezzo a dei fratelli. «Tutto questo, commenta il sussidio, chiede che non ci siano tensioni “dentro” e “fuori”: la vita fraterna di preghiera, di formazione e di lavoro prepara, dispone all’evangelizzazione che è luogo di celebrazione e di missione di quanto si è “visto e udito”; quindi si torna in fraternità, in una circolarità viva».
NEL PERCORSO
FORMATIVO
Se si vuole che lo “spirito di orazione e di devozione” sia poco alla volta assimilato è necessario che esso diventi una dimensione che pervade tutto il percorso formativo. A cominciare dalla formazione dei superiori (guardiani, nel linguaggio francescano). Ma come? Anzitutto, servendosi dei luoghi formativi già esistenti e prestando maggiore e diretta attenzione alla dimensione contemplativa. «In questi incontri di varia natura sarà importante coniugare e integrare l’aspetto teorico e informativo con quello di iniziazione all’esperienza della vita nello Spirito di Cristo. Infatti il limite più vistoso di tanta nostra formazione sta nell’essere un’azione per lo più cartacea e che agisce sul piano razionale, piuttosto che su quello esperienziale e affettivo. Ora è anche su questo piano che si gioca l’esperienza dello Spirito».
Diversi sono i luoghi formativi a cui riferirsi. Anzitutto le assemblee e gli incontri dei guardiani. Il guardiano dovrebbe essere aiutato a diventare sempre più animatore di un processo di accompagnamento e di verifica spirituale attuato da tutta la fraternità. Il sussidio parla di un vera e propria “direzione spirituale” di taglio francescano.
Occorre inoltre formare “accompagnatori spirituali”, tenendo presente che «non si diventa accompagnatori per propria scelta, ma che si tratta di un ministero e di un carisma che va sottoposto a discernimento, che deve essere riconosciuto e affidato». Bisognerà prestare attenzione «a non cadere nello psicologismo e nello spiritualismo». In effetti, «la dimensione psicologica chiede equilibrio, mentre quella spirituale chiede di aprirsi a Dio: si presuppongono entrambe, ma restano diverse».
Un ulteriore luogo formativo è costituito dai percorsi di iniziazione alla preghiera, alla meditazione e alla lectio divina per diventare discepoli, ossia persone «sempre pronte a crescere e ad apprendere». Un principio da tenere presente è che l’esperienza della fede non va data per scontata né deve essere considerata raggiunta una volta per tutte, ma cresce con l’evoluzione globale della persona e non esclude eventuali difficoltà nella fede.
Il sussidio propone, infine, di procedere anche a una revisione degli esercizi spirituali e a un loro rilancio. Viene suggerito, per esempio, di proporre esercizi sul modello dell’eremo, per piccoli gruppi desiderosi di avere un tempo di ampio ascolto della Parola, di silenzio e revisione profonda di vita».
Rimane comunque fondamentale, sottolinea il sussidio, il lavoro di accompagnamento e di continuità tra formazione iniziale e formazione permanente, aiutando i giovani a non disperdere l’esperienza di fede e di preghiera maturata nel corso delle tappe della formazione e a evitare ogni forma di frammentazione e di dissociazione tra la fede e la vita, poiché in questo caso sarebbe davvero arduo armonizzare la vita attorno a un centro vitale e propulsore.
NELLA FORMAZIONE
INIZIALE E PERMANENTE
Chi abbraccia la vita consacrata dovrebbe avere un’esperienza originaria dello Spirito come un seme chiamato a crescere. «Se manca questa esperienza viva e fondante, il percorso diventa difficile». È questo un fattore molto importante che interpella il discernimento vocazionale. Ecco allora gli interrogativi da porsi: come sostenere e accompagnare i fratelli nel riconoscere, custodire e sviluppare queste seme? Come aiutarli a passare dall’adesione intellettuale a quella del cuore e di tutta la vita? La risposta a queste domande è uno dei compiti essenziali della formazione iniziale.
Punto di partenza è l’iniziazione al silenzio e la formazione all’interiorità e alla relazione.
Educare al silenzio quale condizione per giungere alla pienezza e all’integrità, ad essere pienamente se stessi. Questa educazione può avvenire in vari modi: mediante l’ascolto e la lettura prolungata e meditata della Parola, il saper prendersi del tempo gratuito, prevedere nel corso della giornata tempi precisi dedicati al silenzio, la valorizzazione della liturgia… formandosi ad ascoltare la sensibilità moderna, che cerca Dio presente nella vita e in tutte le cose e non fuori di esse, in una trascendenza astratta…
Educazione inoltre all’uso dei tempi e degli spazi: educazione della e alla corporeità, attenzione ai linguaggi liturgici e al loro simbolismo (canto, musica, danza…) apprendere l’arte di determinati tempi di studio, di preghiera, di tempo libero; non puntare solo ai ritmi giornalieri, ma ad appuntamenti settimanali più prolungati che educhino gradualmente a darsi del tempo “gratuito” per sé e per Dio. L’iniziazione alla preghiera comunque rimane un criterio importante di discernimento vocazionale nelle prime tappe, poiché «senza una vita di preghiera vera e curata non potrà svilupparsi il dono vocazionale».
Il sussidio mette in guardia dalle «conversioni troppo veloci…». Occorre piuttosto un’opera formativa molto assidua e prolungata. Quest’opera deve prolungarsi nella formazione permanente, al cui centro deve essere posta la domanda: «Come ravvivare il dono di Dio che è in me?». «Questa domanda – sottolinea il sussidio – è favorita e accompagnata dal contatto vitale con la parola di Dio, approfondita quale luogo essenziale di crescita e di maturazione umana, cristiana e vocazionale francescana». Anche a questo riguardo vengono proposti dei mezzi, tenendo presente però che «il mezzo fondamentale e ordinario resta la vita della fraternità locale, maggiormente centrata sull’ascolto e la risposta personale e comunitaria alla parola di Dio». Sono quindi suggeriti tempi e luoghi, adattati alle varie età della vita, con alcune utili indicazioni:
– età giovanile: dimensione esistenziale-spirituale; dimensione intellettuale; dimensione della preghiera liturgica e personale; verifica del tempo dato alla meditazione silenziosa e aggancio tra ascolto personale e servizio della Parola; verifica dei tempi e luoghi tramite l’accompagnamento personale;
– età matura: verifica del proprio vissuto di preghiera con e attraverso la parola di Dio; aggiornamento bilico da riprendere; impegno a vincere la routine; il posto della parola di Dio nei momenti di crisi e di passaggio…;
– età adulta: aggiornamento biblico più profondo; verifica della fedeltà al contatto personale con la parola di Dio e della crescita nella “sapienza del cuore”;
– età anziana: tempo privilegiato dell’ascolto; formazione specifica per gli anziani, mediante proposte semplici e comprensibili di lettura orante della parola di Dio.
Il sussidio propone anche un particolare itinerario francescano per la lettura orante della parola di Dio nella varie fasi della formazione, con delle esemplificazioni appropriate soprattutto per la formazione iniziale: il postulato, noviziato e le professione temporanea.
Come il sussidio Todos vosotros sois hermanos, anche questo strumento elaborato dalla commissione internazionale, benché riguardante un particolare aspetto, è pieno di indicazioni e suggerimenti per chiunque abbia a cuore il problema della formazione in particolare allo “spirito di orazione e di devozione».
A.D.