BENESSERE COMUNITARIO E MULTIETNICITÀ

 

OCCORRONO
NUOVI EQUILIBRI

 

Inizialmente questo fenomeno era considerato con un misto di gioia e di stupore, con il passare del tempo e con il moltiplicarsi delle comunità multietniche sono emerse problematiche che occorre conoscere e affrontare.

 

La presenza interculturale nelle comunità religiose sta diventando sempre di più una realtà, non solo perché sono molti i religiosi e le religiose di nazionalità diverse che vivono insieme, ma anche perché la loro presenza sta diventando significativa all’interno dell’organizzazione strutturale delle comunità. Potremmo dire che la geografia stessa della vita consacrata si sta progressivamente spostando dal nord al sud del mondo.

Questo nuovo pluralismo geografico e culturale è stata una progressiva scoperta degli istituti e delle congregazioni che si sono aperte a una dimensione veramente universale dei loro specifici carismi. Inoltre, l’afflusso di tante vocazioni da continenti diversi (soprattutto dall’Africa, dall’America e dall’Asia), oltre che supplire alla costante diminuzione di vocazioni provenienti dai paesi del nord, ha arricchito di un nuovo spirito i gruppi comunitari, perché ha permesso di ampliare gli orizzonti dei rapporti interpersonali alle nuove frontiere del dialogo e della comunione tra persone di culture diverse.

Oggi però, se da una parte si avverte un bisogno sempre crescente di comprendere con maggiore chiarezza quali sono le implicazioni di questi nuovi scenari culturali a cui la vita consacrata sta andando incontro, dall’altra i cambiamenti che si vengono a determinare e le tensioni che a volte emergono per la presenza di culture diverse nelle stesse comunità risuonano come una sottile minaccia alle antiche sicurezze monoculturali che per tanto tempo hanno reso ovvie regole e statuti comunitari che garantivano il vissuto interpersonale della vita fraterna.

 

COMUNIONE

IN COMUNITÀ MULTIETNICHE

 

Oggi più che mai le comunità religiose sono confrontate dalla presenza di persone provenienti da culture diverse. Se inizialmente questo fenomeno era considerato con un misto di gioia e di stupore, con il passare del tempo e con il moltiplicarsi delle comunità multietniche sono emerse delle problematiche interpersonali specifiche che impegnano a un duplice livello: primo, si avverte la necessità di una maggiore consapevolezza della complessità della convivenza di persone provenienti da mondi culturali diversi e, secondo, si sente il bisogno di affrontare le difficoltà relazionali in modo funzionale al benessere comunitario, facendo emergere l’urgenza di una formazione continua che aiuti a saper accogliere e integrare la presenza di culture diverse nella stessa comunità.

Prima di prendere in considerazione tali problematiche, vogliamo precisare il significato di alcuni termini, comunemente adoperati, ma che nel contesto della psicologia delle relazioni interetniche hanno un significato specifico.

 

Tra inculturazione e acculturazione.“Inculturazione” e “acculturazione” sono due termini che indicano in maniera diversa i cambiamenti di adattamento culturale a cui le persone vanno incontro quando entrano in contatto con culture diverse.

Mentre l’inculturazione si riferisce alla trasmissione culturale con cui si tramandano le caratteristiche culturali di un gruppo alle generazioni successive tramite l’insegnamento e l’apprendimento, l’acculturazione si riferisce piuttosto al mutamento culturale e psicologico causato dal contatto con persone che appartengono a culture differenti e che hanno comportamenti differenti. Essa comporta un riapprendimento e una certa risocializzazione che permette all’individuo di creare nuove possibilità di adattamento propositivo all’interno del gruppo di riferimento.

In questo processo di incontro tra culture che si influenzano reciprocamente possiamo ulteriormente distinguere tra livelli di gruppo e livelli individuali di acculturazione.1 La ragione di tale distinzione è importante anche nel contesto delle comunità religiose per due ragioni: primo, perché sono fenomeni diversi a livelli diversi. Per esempio, mentre a livello di gruppo si possono verificare dei cambiamenti nella struttura organizzativa della comunità (orari, spazi, ruoli), a livello individuale i cambiamenti avvengono in fenomeni quali l’identità, i valori, gli atteggiamenti. Una seconda ragione per distinguere tra i due livelli è che non tutti gli individui in fase di acculturazione prendono parte nella stessa misura o nello stesso modo ai cambiamenti collettivi che si stanno verificando. Per cui, distinguere tra i cambiamenti che avvengono a livello di gruppo dai cambiamenti a livello individuale permette di cogliere le possibilità e i limiti del processo di acculturazione, poiché facilita la consapevolezza del livello di integrazione e aiuta anche a riscoprire ciò che resta ancora da fare per raggiungere una vera comunione.

 

Cambiamenti nel processo di acculturazione comunitaria. L’acculturazione individuale così come quella di gruppo non è un fenomeno compatto. Non solo gruppi e individui va­riano nella loro partecipazione e nella loro risposta alle influenze acculturative, ma alcuni ambiti di cultura e di comportamento possono alterarsi senza cambiamenti comparabili in altri ambiti. Ad esempio, gli atteggiamenti verso il valore dell’«accoglienza tradizionale» (intesa in modo così diverso, per esempio, tra la cultura occidentale e quella africana) possono cambiare senza un cambiamento parallelo nelle credenze e nei comportamenti associati ad essa. Ossia, il processo di acculturazione è disuguale e non influenza in modo uniforme tutti i fenomeni di adattamento culturale e psicologico.

Quindi si tratta di cambiamenti che dipendono dalle caratteristiche dei gruppi e delle persone che vivono insieme. Nei gruppi, per esempio, influiscono il fine della convivenza, la lunghezza, l’esposizione e la permanenza del contatto interpersonale, le strategie di adattamento seguite. Per cui il coinvolgimento sarà diverso a seconda che si tratti di persone che si trovano momentaneamente in una comunità, per esempio per ragioni di studio o di malattia, oppure che rimangono a lavorare stabilmente in un paese diverso dal proprio.

Inoltre, anche le caratte­ristiche culturali e psicologiche degli individui possono influire sull’esito dei processo di acculturazione. Per esempio, una persona che è vissuta in un villaggio sperduto nella foresta avrà necessariamente caratteristiche psicologiche diverse da chi è vissuto in città, per cui saranno diverse anche le sue modalità di adattamento e di acculturazione nella comunità.

 

CARATTERISTICHE

DEI RAPPORTI INTERETNICI

 

Una comunità multiculturale indica un contesto interpersonale all’interno del quale gli individui possono sviluppare identità sane e atteggiamenti di intergruppo vicendevolmente positivi.

Quando però le differenze interpersonali non sono riconosciute e apprezzate all’interno del gruppo, quando cioè la diversità non è riconosciuta come valore e come ricchezza, i rapporti interpersonali possono essere distorti al punto da creare un clima di incomprensione che corrode il vivere comune.2

Ciò accade soprattutto attraverso alcune modalità di interpretazione delle diversità culturali dell’altro che, se vissute in modo dominante e valutativo, possono ulteriormente incrementare tali difficoltà.

 

Stereotipi culturali. Se li consideriamo semplicemente come categorie cognitive necessarie a portare ordine nella diversità allora gli stereotipi possono essere strumenti psicologici utili per codificare i comportamenti interpersonali in categorie che facilitano la comprensione delle differenze interetniche in vista di un migliore adattamento all’interno del gruppo. Per cui ci sono alcuni aspetti «socialmente desiderabili» degli stereotipi che riflettono una mutua attrazione, anche quando i membri di ciascun gruppo mantengono le proprie caratteristiche etniche.

La difficoltà sta nell’eccessiva generalizzazione e spesso nelle valutazioni imprecise e negative (atteggiamenti e pregiudizi) dirette nei confronti dei membri della comunità, che distorcono le differenze reali e intralciano l’integrazione attraverso barriere pregiudiziali contrapposte.3

 

Atteggiamenti e pregiudizi razziali. Una caratteristica fondamentale dei gruppi in cui vivono assieme persone di culture diverse è che gli atteggiamenti etnici esistono probabilmente tra membri all’interno del gruppo e all’esterno del gruppo. Tali at­teggiamenti possono essere relativamente indipendenti dagli stereotipi etnici, e se sono legati ad atteggiamenti rigidi di discriminazione o di esclusione degli altri, possono essere disgreganti all’interno della comunità.

Più discriminante nei rapporti interetnici è il pregiudizio. Esso è un atteggiamento di antipatia basata su generalizzazioni inflessibili che si rivolge verso un gruppo nel suo insieme o verso un individuo che appartiene a tale gruppo. Rappresenta una percezione e una condotta ostile nei confronti degli altri, soprattutto quando vengono accettate come vere molte disinformazioni sugli altri.4

Quando i rapporti interpersonali nelle comunità multietniche sono improntati su pregiudizi di valore che si traducono poi in atteggiamenti di svalutazione degli altri, sarà difficile accogliere le differenze interculturali come qualcosa di importante per la crescita comune. Diversamente, quando identifichiamo in modo positivo le diverse categorie culturali dei confratelli che provengono da nazionalità diverse, apriamo la strada ad un reciproco riconoscimento delle differenze senza distorcerle in base ai propri pregiudizi razziali.

 

UNA FORMAZIONE

MULTICULTURALE

 

La convivenza tra persone provenienti da culture diverse non è certamente semplice. «Come mettere d’accordo una parigina che dice tutto quello che pensa con una ragazza dell’Africa centrale, ereditiera di una vecchia civiltà raffinata, dove si apprende sin da piccoli a conservare dentro di sé ciò che si pensa?».5 Non esistono formule magiche per questo, ma è possibile accrescere la consapevolezza della propria identità culturale, per avviare un processo di valorizzazione dell’altro culturalmente diverso che permetta ad ognuno di accogliere l’alterità come significativa per l’arricchimento della vita fraterna.

 

Identità etnica. Un aspetto importante dell’appartenenza a un gruppo etnoculturale è il sen­so di attaccamento o di identificazione con il gruppo da parte dei singoli membri. Avere il senso della propria identità etnica serve a qualificarsi e a sapere che si è definiti da attributi utilizzati per definire l’etnicità del proprio gruppo.

Per estensione, l’identità etnica di un individuo deriva dalla conoscenza dell’appartenenza a un gruppo sociale, unitamente al valore e al significato emozionale le­gato a tale appartenenza. La chiarezza e la valutazione positiva della propria identità etnica facilita un confronto non difensivo con i membri di altri gruppi etnici, e permette ad ogni individuo di differenziarsi dagli altri in modo propositivo. L’impatto interculturale che ne deriva, piuttosto che essere disgregante e distruttivo per il gruppo multietnico, stimola le persone ad aumentare il livello di consapevolezza della propria ed altrui identità culturale, fino ad apprezzare e valorizzare le differenze dell’altro nella sua realtà concreta e culturalmente specifica.

 

Formazione interculturale. Alla consapevolezza del reciproco arricchimento non ci si forma in un giorno solo ma attraverso un lavoro di formazione continua, a partire dai vissuti interpersonali concreti e a volte frustranti che caratterizzano le comunità multietniche. Ecco perché l’educazione multiculturale risponde ad un bisogno profondo delle vita comune.

Abbiamo sottolineato come l’interazione, la comprensione e la valorizzazione delle diverse culture presenti nelle comunità religiose deve avvenire senza che la persona perda la coscienza della propria cultura. Da ciò deriva un ulteriore processo di scelta consapevole che investe ognuno all’interno della comunità.

L’internazionalità infatti non può più essere un fatto accidentale, come può essere stato nel passato, ma occorre che sia una decisione voluta e condivisa a cui ci si educa giorno per giorno. Quando si è consapevoli di scegliere la condivisione multietnica, ci si coinvolge nelle conseguenze che essa apporta, affinando la propria sensibilità ad apprezzare la sinfonia di culture diverse presenti in comunità.

Ciò impegnerà sempre più a vivere una sana interdipendenza (senza escludere dei momenti di autonomia in cui i diversi gruppi etnici possano affermare e condividere alcune caratteristiche della propria identità culturale), e faciliterà la reciproca conoscenza delle diversità culturali, permettendo ad ognuno di accogliere l’altro nella sua specificità, per costruire insieme una comunione che non sia avulsa dalla realtà ma che, a partire dalle tante diversità interpersonali, porti la comunità a riscoprire la gioia della vita comune fondata in Gesù Cristo.

 

Giuseppe Crea, mmcj

 

1 BERRY J. W. et alii (1994), Psicologia Transculturale, Milano, Guerini Studio.

2 CREA G. (2001), I conflitti interpersonali nelle comunità e nei gruppi, Bologna, Edizioni Dehoniane.

3 FORGAS J. P. (1989), Comportamento interpersonale, Roma, Armando Editore.

4 HARMER C. M. (1993), Multiculturalism in religious life today, in «Review for Religious», 52(5), 764-772.

5 MOTTE A. (1972), Un coeur et une ame en Dieu. La communauté religieuse, Paris-Fribourg, Éditions Saint Paul, 104.