La Vigna di Naboth
A cura di Maria Grazia Mara
Pubblicazione:
22 giugno 2015
Edizione:
1
Pagine:
136
Peso:
172 (gr)
Collana:
B12 Biblioteca patristica
Formato: 130x190x8 (mm)
Confezione: Brossura
EAN: 9788810210116
9788810210116
Ultima ristampa:
14 marzo 2016
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Descrizione
L’antica storia biblica di Naboth, l’uomo accusato ingiustamente e lapidato per essersi rifiutato di vendere la propria vigna ad Acab, re di Samaria, viene commentata in questo intenso testo di Ambrogio, composto nell’ultimo ventennio del IV secolo. La vicenda narrata nel primo libro dei Re, «antica per età» ma quotidiana nel costume, rappresenta l’avidità della ricchezza e la sorte che spetta ai poveri; essa è inoltre paradigmatica delle dinamiche della sopraffazione che il vescovo di Milano vedeva moltiplicarsi nella città del suo tempo, segnata dall’impoverimento generale e dalla prepotenza dei pochi proprietari di latifondi. La difficoltà di dare alla storia di Naboth una precisa data di nascita, di riconoscerne il genere letterario (omelia o trattato?) e forse lo stesso contenuto dell’opera possono aver influito sulla scelta di una soluzione semplicistica, che ha riduttivamente catalogato questo testo tra le operette moraleggianti che prendono di mira le ricchezze ed esortano a una più equa distribuzione dei beni. In realtà si tratta di un testo forte e di straordinaria attualità nella Chiesa di Papa Francesco.
Sommario
Ambrogio di Milano. Il pensiero teologico di Ambrogio. Introduzione e commento al De Nabuthae. La datazione del De Nabuthae. Situazione storica. Contenuto del De Nabuthae. Riferimenti alla storia di Naboth nell’opera di Ambrogio. Dipendenza da Basilio e originalità di Ambrogio. Alcuni problemi particolari. Nota all’edizione critica. Nota alla traduzione. Conspectus Codicum et Editionum. La storia di Naboth. Nota bibliografica. Indice dei passi della Sacra Scrittura. Indice generale.
Note sull'autore
Ambrogio, santo e dottore della Chiesa, vescovo e patrono di Milano, è tra le grandi figure del IV secolo. Autore di opere esegetiche, dogmatiche e teologiche, fu avversario di eretici ed entrò più volte in contrasto con il potere dell’imperatore. Nell’iconografia viene raffigurato con il libro, l’alveare – simbolo dell’eloquenza – e il flagello, che allude alla penitenza imposta a Teodosio dopo la strage di Tessalonica, ordinata nel 390 come rappresaglia per l’assassinio di un ufficiale imperiale.